Xi Jinping non rinuncia all'Iniziativa Belt and Road, un vettore della geopolitica cinese da lui voluto con la prospettiva di riaprire le antiche "vie della seta" e restaurare l'antica centralità cinese nell'Eurasia. Ma le idee grandiose d'un tempo oggi appaiono ridimensionate, come meno brillante e rapida è la crescita dell'economia di Pechino. E così, il presidente cinese oggi ha chiarito che i futuri progetti della Belt and Road saranno "piccoli ma intelligenti" e orientati al mercato.
Xi ha parlato in un discorso ai leader e agli uomini d'affari stranieri riuniti a Pechino, proponendo di migliorare la connettività attraverso l'integrazione di porti e rotte marittime e terrestri tra Asia ed Europa. "La cooperazione Belt and Road è passata a un'altra fase: dal disegnare i contorni abbiamo progredito al riempire i dettagli", ha detto Xi ai delegati nella Grande Sala del Popolo, celebrando i 10 anni del programma. "Siamo ora impegnati nel lancio - ha detto il leader cinese - di un gran numero di progetti esclusivi e programmi 'piccoli ma intelligenti' incentrati sulle persone."
Ad ascoltarlo erano presenti un migliaio di personalità, tra le quali una ventina di capi di stato e di governo. Ma quello che certamente ha spiccato di più è stato Vladimir Putin, il leader russo che ormai esce poco dal territorio della Federazione dopo l'inizio del conflitto ucraino e il mandato di arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale. Con lui Xi ha avuto a margine un bilaterale.
Il terzo summit Belt and Road viene in un momento di rallentamento della crescita cinese e questo ha posto dubbi sulla capacità di Pechino di continuare ad alimentare il programma. Secondo i dati compilati dal Global Development Policy Center dell'Università di Boston, i prestiti cinesi all'Africa - uno degli obiettivi principali di Belt and Road - sono diminuiti in modo significativo e sono scesi al di sotto dei 2 miliardi di dollari nel 2021 e nel 2022.
A questo vanno aggiunti i dubbi di diversi paesi che hanno aderito al programma, ma poi si sono interrogati sull'impatto che il debito nei confronti di Pechino può avere sulla loro sovranità e prospettive economiche future. Inoltre il contesto geopolitico maggiormente polarizzato ha messo in discussione le relazioni, tanto che un paese come l'Italia - unico membro del G7 ad aver firmato un memorandum d'intesa con Pechino per aderire all'iniziativa - potrebbe non rinnovarlo alla sua scadenza a fine anno.
Xi però non ha alcuna intenzione di mandare in cantina questo progetto. La settimana scorsa Pechino ha diffuso un libro bianco sul programma intitolato "L'Iniziativa Belt and Road: un pilastro-chiave della comunità globale di un futuro condiviso".
In questo documento è precisato che Belt and Road continuerà a essere parte della strategia generale di Pechino e che "la Cina è pronta ad aumentare il suo apporto di risorse nella cooperazione globale". Inoltre, alla vigilia del forum, Xi ha ospitato un banchetto BRI durante il quale ha promesso: "Dobbiamo intraprendere con slancio ed entusiasmo il nuovo viaggio verso un altro decennio d'oro".
Secondo la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC), la principale agenzia di pianificazione economica del paese, a giugno la Cina aveva firmato più di 200 accordi di cooperazione con 152 nazioni e 32 istituzioni internazionali in cinque continenti nell'ambito dell'iniziativa. Dal 2013 al 2022, gli investimenti cumulativi bilaterali tra la Cina e i paesi partner hanno raggiunto i 380 miliardi di dollari, di cui 240 miliardi di dollari provengono dalla Cina.
Xi ha oggi annunciato che la China Development Bank e la Export-Import Bank of China istituiranno strumenti di finanziamento per 350 miliardi di yuan (48 miliardi di dollari), insieme a un'iniezione di 80 miliardi di yuan (11 miliardi di dollari) nel Fondo della Via della Seta per sostenere progetti "sulla base del mercato e del funzionamento degli affari."
Il presidente cinese ha insistito ancora sul fatto che Belt and Road è un'iniziativa incentrata sul reciproco vantaggio e che si oppone alla concezione del mondo basata sui blocchi, alla coercizione economica, alla spinta al disaccoppiamento economico.
Un richiamo che ha una presa sul Sud globale, rispetto a un Occidente visto come arroccato attorno agli Stati uniti in una fase di intensa tempesta geopolitica. (riproduzione riservata)