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Boselli denuncia, le pmi del tessile-moda colpite dal calo dei consumi in Cina

Alcune pmi nelle filiere delle subforniture oggi arrivano a cali di fatturato fino al 30-40%, ha avvertito il numero uno uno di Iccf-Italy China council foundation e presidente onorario di Cnmi-Camera nazionale della moda italiana, mentre soffrono meno i brand e le grandi aziende. Focus sull'innovazione per migliorare i rapporti tra Italia e Cina


17/07/2024 15:54

di Alice Merli - Class Editori

settimanale
Mario Boselli, presidente di Iccf

«Le nuove tecnologie e l’innovazione saranno il motore trainante per la ripresa, favorendo la collaborazione tra le imprese cinesi e italiane e aprendo nuovi terreni di cooperazione». Mario Boselli, numero uno di Iccf-Italy China council foundation e presidente onorario di Cnmi-Camera nazionale della moda italiana ha spiegato con queste parole a MFF la propria visione sui rapporti bilaterali tra i due paesi, soprattutto dopo l’interruzione dell’accordo della Via della seta.

«L’uscita dal deal da parte dell’Italia è stato gestito con grande abilità dalla nostra premier Giorgia Meloni e dalla diplomazia italiana. Non dimentichiamo che siamo riusciti a disimpegnarci in modo magistrale da un’intesa che riguardava essenzialmente le infrastrutture e ciò non era scontato. Per la fase successiva, prevedo che lo sviluppo dei rapporti sarà diretto in un modo altrettanto positivo, in attesa dell’incontro che vedrà Meloni in visita a Pechino il 28 e il 29 luglio».

Boselli ha quindi portato in primo piano il focus sul comparto dell’abbigliamento e il momento difficile per le piccole e medie imprese italiane. «La supply chain del tessile-moda che stava abbastanza bene ha subito la battuta di arresto dei consumi in Cina che è un tema macro, probabilmente non risolvibile solo con accordi bilaterali. Chi sta reagendo male non è tanto il grande gruppo o marchio che ha le spalle solide, ma le filiere della subfornitura dei colossi, partendo dal fatto che il 70% delle produzioni di alto di gamma è tricolore.

Alcune pmi oggi arrivano a cali di fatturato fino al 30-40%», ha proseguito il numero uno dell’organizzazione. «In primis sono i governanti cinesi ad aver bisogno che ripartano i consumi interni, dato che la Cina non è ancora tornata ai livelli pre-Covid. Secondo, bisognerebbe auspicare una ripartenza del turismo cinese nel 2025. È l’unica strada per le pmi per spingere le vendite, dato che i multibrand sul territorio cinese sono pochi».

Un'economia quella del paese del Dragone, che nel 2023 è cresciuta del 5,2% raggiungendo i 126 mila miliardi di yuan (pari a 15,9 mila miliardi di euro al cambio di ieri) e che è stimata mantenersi attorno a un +5% per il 2024 secondo le ultime stime settoriali. Boselli ha infine ribadito che il prossimo anno segna il punto di arrivo di un processo di innovazione industriale e tecnologica che ha visto coinvolta la Cina con il piano strategico Made in China 2025 e l’Italia con Industria 4.0.

«Le due nazioni potranno fare molto con questa cultura dell’innovazione nei sistemi produttivi, ad esempio per il tessile, nobilitazione, confezione, con la priorità di gestire anche una formazione continua all’interno delle aziende che va continuamente alimentata, oltre a quella dei giovani per il ricambio generazionale». Concludendo: «Solo attraverso la cooperazione e il dialogo si potranno vincere le grandi sfide globali. Come Iccf declineremo maggiormente il tema dell'innovation, a sostegno dell’interazione tra le imprese tricolori e cinesi». (riproduzione riservata)


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