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Cresce l'Italia nello healthcare cinese con oltre 60 operatori

Nel 2023 con oltre 5 miliardi di euro di import ed export, l’Italia risulta, per la Cina, il primo partner commerciale tra i paesi dell’Ue a 27, superando Germania, Francia, Belgio e Paesi Bassi nel settore healthcare, secondo dati Farmindustria. Il caso della Pfizer Italia di Ascoli Piceno


11/04/2024 12:14

di Franco Canevesio - Class Editori

settimanale
Rossella Bruni, ceo dello stabilimento di Pfizer Italia ad Ascoli Piceno

Nel 2023 con oltre 5 miliardi di euro di import ed export, l’Italia risulta, per la Cina, il primo partner commerciale tra i paesi dell’Ue a 27, superando Germania, Francia, Belgio e Paesi Bassi nel settore healthcare, secondo dati Farmindustria. Per l’Italia, la Cina è il 6 partner commerciale, primo fra i big asiatici (Giappone, Corea del Sud, India, Singapore) e davanti a paesi quali Irlanda, Francia, Spagna e UK.

Negli ultimi dieci anni è cresciuta l’importanza della Cina come mercato di destinazione dell’export farmaceutico dell’Italia, passando dal 2% del totale dell’export nel 2013 al 9% nel 2023. Però è anche un mercato volatile, come attesta sul campo  Pfizer che nella sede di Ascoli Piceno, nelle Marche, ha la filiale italiana attiva dal 1972, uno dei poli produttivi di eccellenza nel panorama farmaceutico mondiale.

«Il 2023 è stato un anno record per noi», ha spiegato Rossella Bruni, direttore dello stabilimento e ceo di Pfizer Ascoli,«i volumi complessivi  di vendite  in Cina sono cresciuti da 6 a 21 milioni di pezzi, da solo il Paxlovid, prodotto innovativo con indicazione terapeutica specifica, ha fatto volumi dieci volte superiori. Ma come sempre succede nel mercato farmaceutico quando il business si fa interessante, la produzione è stata acquisita da un gruppo cinese».

Così per quest’anno ad Ascoli le previsioni sono di una flessione marcata nell’esportazione in Cina. Ma, caso Pfizer a parte, il gruppo delle aziende italiane che operano in Cina nel settore healthcare allargato anche alle società di consulenza e a chi progetta gli ospedali è in forte crescita. Comprende una sessantina di sigle, secondo dati della Camera di commercio italiana in Cina  - erano sei dieci anni fa - fra cui spiccano le farmaceutiche Alfasigma, Bracco, Chiesi, Dompé, Menarini, Recordati, Zambon, Diasorin e i produttori di devices, apparecchiature diagnostiche d’avanguardia (Esaote) e curative, Amplifon, che in Cina ha la più ampia rete di vendita in Asia con 400 negozi.

 «La Cina nel giro di pochi anni sarà uno dei più grandi mercati mondiali del medicale, con una spesa sanitaria che già oggi incrementa del 15% su base annua», fanno sapere da Saluggia (Vercelli) al quartiere generale di Diasorin, leader nella diagnostica, che opera in Cina dal 2005 attraverso una joint venture con il governo e serve centinaia di ospedali nelle più importanti regioni e città, in particolare nel campo della diagnosi delle infezioni prenatali.

Quest’anno Diasorin dovrebbe inaugurare il nuovo stabilimento nella municipalità di Baoshan, nello Yunnan, un investimento di 50 milioni di euro che arriverà a occupare oltre 200 persone. Il primo test che verrà realizzato sarà destinato alla diagnosi di malattie della tiroide, a cui seguiranno altri test diagnostici nel campo dell’oncologia. Anche Alfasigma, il gruppo fondato a Bologna da Marino Golinelli, ha recentemente raddoppiato la presenza in Cina, dove opera da 30 anni, e copre 24 province e municipalità, con circa 200 dipendenti, uffici a Pechino, Shanghai e Guangzhou. Cosiccome in crescita sono le attività di Menarini e della Zambon. (riproduzione riservata)


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