Shein, l’e-tailer cinese di fast fashion da 22,7 miliardi di dollari di fatturato nel 2022, cresce e guarda dritto alla Borsa di New York. Mira ora a una valutazione fino a 90 miliardi di dollari per una potenziale offerta pubblica iniziale negli Stati Uniti. Un target in aumento rispetto ai 64 miliardi stimati all’inizio dell’anno, che testimonia l’ascesa del colosso nonostante la concorrenza e le difficoltà attuali nel comparto fast fashion. Stando a quanto rivelato da Bloomberg, secondo fonti vicine al gruppo, l’obiettivo rimane comunque ancora incerto per la volatilità dei mercati e per una valutazione della società che sarebbe scesa a 50 miliardi nel collocamento a privati di pacchetti di azioni.
Le traiettorie rimangono ambiziose anche sul fronte espansione, che al momento ha come fulcro l’Europa. Oltre alla corsa in rete, il gruppo sta infatti ampliando il suo raggio distributivo su terra. «Continueremo ad aprire dei pop-up store in Europa, ma al momento non abbiamo piani per i negozi fisici», ha commentato Shein a MFF, in seguito alle ultime mosse strategiche volte al consolidamento del pacchetto brand e ai nuovi deal.
Se da un lato è ufficiale che il business dei pop-up proseguirà, dopo aver già coinvolto gli Stati Uniti e poi la Gran Bretagna, Francia, Spagna e l’Italia con tappe da Londra a Tolosa, Madrid e Anversa, Dublino fino a Napoli e Torino, dall’altro questo potrà essere favorito anche da una nuova fetta di clientela, dopo il recente opening del primo shop temporaneo da Forever 21 in California a Ontario, che vanta un passaggio di oltre 7 mila potenziali consumatori.
La liaison con la catena americana segue l’acquisizione lo scorso agosto da parte di Shein di un terzo delle azioni di Sparc group, joint venture che comprende Authentic e Simon Property group e principale partner operativo di Forever 21 negli Usa.
Da qui è nato un accordo a lungo termine per Forever 21 volto alla progettazione, produzione e distribuzione per mano di Shein di una linea di abbigliamento sportivo, activewear, costumi da bagno e accessori. L’unione farà chiaramente gioco a entrambi, che potranno sbarcare su altri mercati, estendendo le potenzialità di interazione tra digitale e fisico.
Shein ha poi scelto di fare un ulteriore investimento, rilevando il brand Missguided dall’inglese Frasers group per un valore che non è stato reso noto. Tra i dettagli, il gigante dell’online ha avviato una joint venture con il fondatore Nitin Passi per la gestione e il management del brand. Le collezioni Missguided, realizzate attraverso il modello di produzione on-demand di Shein, saranno così disponibili per i 150 milioni di utenti internazionali del colosso e su Missguided.com.
Come dichiarato in una nota dal presidente esecutivo di Shein, Donald Tang, per la società l’obiettivo sarà risollevare Missguided a livello globale, puntando su una produzione «agile e reattiva», volta a ridurre gli scarti e il livello di scorte in eccesso, ottimizzando la quantità di capi in relazione all’effettiva domanda.
Dall’altro lato, la vendita di label da parte dei player del fast fashion britannici come appunto Frasers group, Boohoo e Asos, testimonia uno scenario di crisi quasi frenetica di questa fascia, dovuta al rallentamento della spesa, alla forte concorrenza e ai problemi di merce in eccesso. Non a caso secondo gli ultimi rumors lo stesso Asos starebbe valutando la cessione di Topshop. (riproduzione riservata)