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Azienda Manifatturiero

DR Automobili cerca partner in Asia per produrre auto bifuel

La società fondata da Massimo Di Risio assembla in Cina, dove ha partnership con Chery, Jac Motors e Baic, i suoi modelli che poi rifinisce in Italia. Ma ora sta allargando la base produttiva di Isernia e la rete di vendita che copre anche il mercato spagnolo e progetta di sbarcare in Francia e Germania


02/04/2024 18:56

di Andrea Boeris - Class Editori

settimanale
Massimo Di Risio, fondatore e ceo di DR Automobiles

Un business model unico, caratterizzato da modelli assemblati per il 70-80% in Cina e finalizzati nel polo produttivo di Macchia d’Isernia, in Molise, una regione del sud Italia, che dà vita ad automobili che fanno sempre più breccia tra gli italiani e non solo.

Dr basa il suo businessw sugli accordi strategici in ezsere con i partner asiatici. «Ne abbiamo uno storico con il gruppo Chery, un altro con Jac Motors e uno con Baic, tre fra i più grandi costruttori cinesi con i quali abbiamo rapporti ormai da vent’anni», ha spiegato Massimo Di Tore, direttore marketing del gruppo fondato da Massimo Di Risio.

Su questo fronte qualcosa di nuovo potrebbe succedere a breve. «Sicuramente oggi siamo richiestissimi dai costruttori asiatici, che vedono l’Europa come un mercato allettante, perché evidentemente il nostro modello ha funzionato », spiega Di Tore. «Perché partendo da una piattaforma preesistente in Cina permette di realizzare modelli con uno stile occidentale e con tutte le caratteristiche omologative e tecniche per poter essere commercializzati in Italia e in Europa. Quindi sì, ci sono altri grossi gruppi asiatici, due-tre, con cui stiamo dialogando per stipulare partnership simili a quelle che già abbiamo».

Oltre al bifuel, Dr ha attualmente un modello full electric, la Dr 1.0, che è una city car con un’autonomia nel ciclo urbano di 294 km «ed è l’espressione piena di quello che noi pensiamo riguardo all’elettrico», racconta il manager. «La tecnologia applicata a una city car di quelle dimensioni e con quella autonomia ha una ragione di esistere. L’elettrico attuale per Suv e berline è invece più problematico: l’autonomia dichiarata non è mai quella effettiva e poi oggettivamente c’è un problema di infrastrutture di ricarica. Inoltre la soglia di accesso continua a essere troppo elevata, perché oggi le batterie costano ancora troppo».

E quindi? «Proporremo altre full electric e pensiamo che l’elettrico sia il futuro dell’auto, ma non adesso e neanche fra 10 anni, più avanti sì. Per noi ora il motore endotermico, ma alimentato in maniera alternativa, è il giusto compromesso tra esigenze ecologiste e richieste ed esigenze del mercato». E a proposito di accessibilità, Dr ha da poco tagliato i suoi listini di 2-3 mila euro. «Da sempre la mission è mettere il cliente al centro del progetto e il taglio va in questa direzione», sottolinea Di Tore. «Anziché tenerci una potenziale marginalità aggiuntiva, l’abbiamo voluta rigirare a favore della clientela». Un’eccezione in un settore che è sempre più concentrato su profitti e remunerazione degli azionisti piuttosto che sulla vendita di automobili

Nel 2023 il gruppo  ha superato la quota del 2% del mercato italiano e ha chiuso l’anno con oltre 36 mila veicoli immatricolati tra Italia e Spagna. «Il dato importante è la crescita del 106% nel mercato retail», ha spiegaDi Tore, «una scelta strategica che consente di avere una maggiore penetrazione sul mercato stesso». Vendendo auto con quattro diversi marchi, il gruppo ha fatturato circa 700 milioni nel 2023. «Ora l’obiettivo per il 2024 è di superare il miliardo e passare da 36 mila a 50 mila veicoli venduti tra Italia ed estero», indica Di Tore.

Oltre a una ventina di concessionari in Spagna, «in Italia il gruppo ne ha 270 per i marchi Dr ed Evo e una trentina per i brand Sportequipe e Ich-X. Sono due reti completamente differenti e separate, perché con i primi due marchi presidiamo la fascia generalista del mercato, con gli altri due il segmento premium».

Per l’anno in corso Dr ha pronte diverse novità. Oltre a quelle di prodotto per i quattro marchi esistenti, «lanceremo due nuovi brand», annuncia Di Tore, «di cui non posso dire i nomi, ma posso dire che avranno un posizionamento di mercato ancora più alto rispetto a Sportequipe ed Ich-X. Entro l’anno avremo quindi sei marchi in portafoglio e un totale di circa 30 modelli». Da vendere soprattutto in Italia, ma non solo. «Vogliamo potenziare il mercato spagnolo, dove il bifuel (motore endotermico alimentato anche a Gpl, ndr), che è il nostro core business, sta prendendo piede perché in Spagna con il Gpl si può accedere nelle Ztl».

Ma il piano di espansione va oltre: «Dal 2025 ci estenderemo al mercato francese, tedesco e all’est Europa». Parallelamente Dr ha in cantiere il potenziamento del polo industriale nel quartier generale di Macchia d’Isernia, in Molise, dove ci sono due stabilimenti produttivi, con quello principale (per Dr ed Evo) che oggi ha una capacità di 6 mila auto al mese a pieno regime. «C’è il progetto per un nuovo impianto di produzione », spiega Di Tore, «nel quale, a differenza di come facciamo ora con anche il 70-80% della vettura che arriva già assemblata dall’Asia, prevediamo di fare l’assemblaggio completo delle automobili, abbinando al telaio tutto il resto della componentistica, con un notevole aumento della forza lavoro che oggi conta circa 500 dipendenti».

Piani di crescita importanti. Per sostenerli appieno lo sbarco in borsa potrebbe essere lo strumento giusto, «ma al momento non è un’opzione nei nostri piani», taglia corto Di Tore, «anche se non la escluderei del tutto in futuro». Dal punto di vista finanziario, «per noi è stata ed è strategica la partnership con Ca Auto Bank, perché ci ha aiutato nel costruire la nostra rete di concessionari». (riproduzione riservata)


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