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Gioielli, il rilancio parte dalla Cina con Damiani e Buccellati

Federorafi e Ice Agenzia stanno studiano un’iniziativa congiunta da svelare al China International import expo di Shanghai il prossimo novembre. Per il settore dei preziosi l’export verso il Dragone rappresenta circa un miliardo di euro su un totale di 7 miliardi, ma stanno crescendo anche Sud Corea e Giappone. Intanto si stanno studiando eventi promozionali online


28/05/2020 10:37

di Barbara Rodeschini e Alice Merli - Class Editori

settimanale
Luca, Maria Cristina e Andrea Buccellati, presidente onorario della maison

«La Cina è il mercato che si sta riaprendo al business perché è stato il primo a entrare e il primo a uscire dall’epidemia. Su questa area, come Federorafi, stiamo studiando assieme a Ice Agenzia un’importante iniziativa in occasione della terza edizione del China international import expo di Shanghai del prossimo novembre», ha rivelato a Mf Fashion (gruppo Class Editori) Ivana Ciabatti, presidente di Confindustria Federorafi.

«Lo scorso anno 16 aziende hanno potuto fare vero business e un interessante test di conoscenza del consumatore cinese. Quest’anno puntiamo su un’area di oltre 300 metri quadrati. Oltre alla Cina, gli Usa, il Giappone, gli Eau e il resto d’Europa continuano a rimanere i paesi target delle nostre esportazioni dove potenzieremo le iniziative nei confronti della gdo», ha proseguito la presidente.

La Cina per il settore ha rappresentato circa 1 miliardo di esportazioni su un totale di 7 miliardi di euronel 2019.

«Il 2020 era partito bene anche con buone risposte da Vicenzaoro January poi è arrivata la tempesta del Covid-19, inizialmente con il blocco del business verso la Cina/Hong Kong, per proseguire con le drammatiche conseguenze nel resto del mondos», ha spiegato Ciabatti.

«Le stime per il primo trimestre indicano che i fatturati delle nostre imprese sono calati addirittura della metà nonostante gennaio e, in parte, febbraio fossero andati bene. Da qualche giorno le produzioni sono ripartite ma con il motore al minim» perché non ci sono ordini e le prospettive a medio termine non sono incoraggianti. Per queste ragioni già il 14 aprile abbiamo presentato al sottosegretario del Maeci-Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale,  dieci proposte per l’internazionalizzazione di immediata applicazione».

«Ci confrontiamo settimanalmente con il sistema fieristico nazionale e internazionale, e stiamo ragionando con gli organizzatori per identificare modelli espositivi snelli, poco costosi e ibridi (off e on line). Nel frattempo, occorre investire in azioni di comunicazione. Oltre a quelle che il governo ha promesso di lanciare, confidiamo nel potenziamento del claim The extraordinary italian jewelry». 

In un contesto dove mancano ancora risposte da parte delle istituzioni, qualche spiraglio potrebbe arrivare proprio da dove l’epidemia è iniziata, ossia dalla Cina. E a Oriente guardano con attenzione i principali brand di settore.

«Stiamo cercando di sviluppare l’Asia, un mercato nella quale siamo entrati quattro anni fa. I clienti di quest’area, soprattutto quelli cinesi, sono molto affascinati dalla tradizione di un marchio storico e dalla sua artigianalità. Ma a oggi non abbiamo ancora un planning preciso di espansione», ha sottolineato a MFF Maria Cristina Buccellati, direttore comunicazione dell’azienda omonima e rappresentante della terza generazione di famiglia.

La maison milanese di alta gioielleria acquisita dal gruppo Richemont lo scorso anno vorrebbe crescere a est, dove conta già un’importante presenza nella distribuzione. Se la strategia si concretizzasse, sarebbe così rafforzato il network di boutique dirette a Hong Kong, Shanghai, Pechino e Macao e quello wholesale tra Corea e Giappone.

Prima di essere acquistato da Richemont, il marchio, fondato nel 1919 e con produzione nella capitale lombarda, era sotto il controllo del gruppo cinese Gangtai holding, che nel 2017 aveva acquisito oltre l’85% delle azioni precedentemente detenute dal fondo di investimento Clessidra e dalla famiglia Buccellati stessa.

«Gli Stati Uniti rimangono però il nostro mercato principale», ha poi sottolineato la manager. Dal 4 maggio, in linea con le direttive emanate dal decreto sul Covid-19, l’azienda ha ripreso la produzione, che era stata completamente chiusa, con tutte le protezioni necessarie. «I dipendenti hanno mascherine e visiere, mentre per mantenere le distanze abbiamo deciso di turnare le persone negli uffici. Inoltre lo smart working ha funzionato benissimo. Ci siamo attrezzati con gli strumenti digitali, le persone svolgono le loro competenze in autonomia e scelgono meglio i tempi. Una situazione che già mio padre amava, l’80% degli artigiani in passato lavorava infatti da casa», ha proseguito Buccellati.

Quanto al business in rete, che dall’anno scorso è affidato a Net-a-porter, portale del gruppo Ynap controllato anch’esso da Richemont, non sono state registrate performance poiché c’è stato lo stop dell’e-tailer alle consegne per la pandemia globale. «In tema di prodotto, stiamo cercando di dare importanza alle collezioni classiche, ai best seller». A cominciare dalla Macri, che riproduce tutte le caratteristiche iconiche della tradizione orafa Buccellati, con una particolare enfasi sulle tecniche di incisione.

L’8 giugno ci sarà anche il lancio ufficiale della campagna pubblicitaria primavera-estate 2020, inizialmente fissato per aprile, che vede come protagonista la brand ambassador Beatrice Borromeo, regista, giornalista e moglie di Pierre Casiraghi, oltre che figlia di Paola Marzotto e del conte Carlo Ferdinando Borromeo. L’obiettivo è del fotografo e regista inglese Josh Olins. Infine, la manager si dichiara positiva sull’andamento del comparto gioielli per i prossimi mesi: «Gli ultimi studi dicono che sta avvenendo un rilancio e che è un momento di revenge shopping soprattutto in Asia e America», ha concluso Buccellati. 

Focus sulla Greater China anche per Damiani, il gruppo da quasi 200 milioni di euro di fatturato attivo nella produzione e commercializzazione di gioielli di alta gamma. E nei prossimi giorni approderà Milano, in Rinascente. La società Made in Italy ha confermato anche di essere alla ricerca di nuove aziende da acquisire.

«In Sud Corea, dove non abbiamo mai chiuso, siamo rimasti operativi e siamo andati molto bene con un consumatore che ci ha premiato con crescite a doppia cifra», ha spiegato a Mff il presidente Guido Damiani.

«I mercati principali oltre l’Italia sono il Giappone, dove sono in corso aperture, mentre abbiamo appena dato l’ok a uno store in Corea. In Greater China andremo a fare investimenti con nuovi negozi diretti, così come in Ex Unione sovietica», ha spiegato Damiani. (riproduzione riservata)


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