“Quando siamo bambini, ogni domani somiglia a una di quelle scatole ancora chiuse, che la mattina di Capodanno ci aspettano nella sala raccolte sotto la lampada”. L’incipit di Marcel Proust, che apre il romanzo “Jean Santeuil" rimanda immediatamente alle collezioni di una piccola e creativa casa di moda italiana creata a Shanghai nel 2015 prevalentemente per bambine 0-12: C’era una volta.
Nata dalla collaborazione di due italiane, Emanuela Nurra, sarda di Sassari, e Paola Talamini Minotto, trevigiana, con esperienze professionali diverse, ma una sintonia inequivocabile sull’idea e sul prodotto, C’era una volta si è presentata per la seconda volta alla Fashion week di Shanghai con una sfilata che riporta a modelli sempreverdi o da rinverdire di “libertà nel vestirsi e di ricerca della delicatezza e della bellezza”, in contrasto con l’aridità dei nostri giorni.
Emanuela Nurra, stilista e creativa del gruppo si è assunta il compito di riportare in auge i paradigmi europei in particolare dell’Italia nel comune vestirsi. Studi all’Accademia di Arte a Sassari e poi a Firenze al Polimoda, quindi in Fendi, Dior, Givency, prima di mettersi in proprio, Emanuela ha imparato dalla tradizione familiare il valore degli abiti fatti semplicemente a mano, tracciandoli con il segno pesante del lapis sui cartamodelli con le più diverse tecniche e con la sua cura maniacale nel conservarli quale testimonianza di una tradizione in vecchi canterani di legno dei boschi intonsi del Gennargentu come se fossero doni di dote.
I suoi viaggi e le permanenze all’estero, in particolare le ultime tappe in Giappone e Corea del Sud, hanno arricchito in chiave moderna la cifra creativa. Tutto questo bagaglio si ritrova nella collezione primavera-estate 2021 “Travel Diary”, animata dalla sfilata delle bambine vestite dai semplici colori base del rosso, blu, giallo, camelia fluorescente ma soprattutto bianco, confezionati in tessuti prevalentemente in lino e cotone che rendono semplice il lavaggio in lavatrice senza necessità di stiratura.
Infatti la funzione dell’abito è rappresentata dalla libertà nel muoversi, dalla propensione al gioco: in poche parole un abito multiuso, che ricorda gli anni sessanta, “quelli del boom”, e come i bambini di allora si muovessero in una vita quotidiana, scandita da tempi specifici, l’asilo o la scuola, la merenda, la villeggiatura e le vacanze estive, quando il gioco diventava la chiave di volta della socialità e l’abito si adattava alla normalità comportamentale, non appesantito da fronzoli o loghi per distinguere la classe sociale.
«La filosofia che sta alla base della creatività di C’era una volta è di restituire una dimensione di centralità dell’infanzia e soprattutto delle bambine», ha chiarito Emanuela Nurra.
A rendere condivisibile questa filosofia, facendo apprezzare il prodotto e quindi vendibile, pensa Paola Talamini Minotto, studi di economia presso l’università Ca’ Foscari di Venezia, poi a Milano per un postlaurea in Fashion Marketing, quindi a New York maturando successivamente esperienza in Europa e Asia in Dsquared, Burberry, Diesel e Benetton.
L’attitudine manageriale ha portato C’era una volta ad ampliare la distribuzione in negozi multibrand in Cina, Italia, USA, Corea del Sud e Giappone.
Per superare gli effetti della pandemia che ha provocato una riduzione delle vendite del 13% secondo le stime di Confindustria Moda, tutti i brand si stanno attrezzando in termini di modelli e nuovi canali di vendita per fronteggiare le sfide del futuro. Per C’era una volta la base operativa a Shanghai è considerata un plus per tutta l’area Apec sia in termini di supply chain nella produzione piuttosto che per far fronte alla domanda quotidiana.
Come nelle storie che iniziano con C’era una volta il finale positivo è garantito, lasciandoci testimoni di un piccolo sogno che non verrà alterato in alcun modo dal gender gap che cerca di insinuarsi nella vita quotidiana. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni.