Dal 2015 il mercato cinese della bellezza è cresciuto rapidamente fino a diventare il secondo hotspot per il business con una dimensione di circa 87 miliardi di dollari a fronte di stime che al 2022 vedrebbero un valore totale del mercato beauty aggirarsi attorno ai 574 miliardi, secondo dati Eurostat.
«Il mercato del beauty in Cina è cresciuto in maniera stabile e il futuro sembra brillante. Ma non è semplicemente cresciuto, si è evoluto», spiega a MFF Erika Andreetta, Emea fashion & luxury leader e partner di PwC Italia. Anche nel beauty, dunque, il mercato del dragone sta rispondendo positivamente alle riaperture post-covid. Un andamento che l’Istituto nazionale di statistica cinese ha individuato soprattutto nelle vendite retail che hanno totalizzato solo nei primi due mesi del 2023 circa 9,5 milioni.
L’online ha rappresentato circa il 75% dei ricavi complessivi di cosmetici, ma le stime prevedono che raggiungerà l’80% nel 2024. I risultati più soddisfacenti arrivano però dal segmento skincare che nell’anno ha raggiunto un valore di 1,34 miliardi di dollari. Un dato che, per Pwc, è destinato a crescere del 7,4% nel 2026.
Anche il make-up vedrà una crescita analoga, pari al circa il 7,7% nello stesso periodo. «Il mercato sta diventando sempre più premium e si polarizzerà con aziende che potranno godere di marginalità importanti mentre i brand più mass market saranno esposti ad una forte competizione derivante da marchi locali che hanno vantaggi in termini di costo e di comprensione del consumatore locale», aggiunge Andreetta.
Con l’aumento del reddito delle famiglie è parallelamente cresciuto del 29% su base annua il mercato nazionale dei cosmetici di fascia alta. Tra i marchi nazionali di maggior successo, la società di analisi ha individuato Floraris, Perfect diary, Botanee e Proya. Per Bernstein, invece, i brand del lusso occidentali più venduti su Tmall, Taobao e Douyin sono Chanel, Guerlain, Sisley, La Mer e Helena Rubinstein. Inoltre, «social commerce, livestreaming, crm e omnicanalità devono diventare parte del playbook di marketing in Cina secondo le caratteristiche locali», spiega inoltre Andreetta che sottolinea anche l’importanza strategica della Gen Z e della crescente importanza del beauty maschile come pillar di sviluppo del segmento.
«Le maggiori criticità sono rappresentate dagli alti investimenti necessari per affrontare un mercato in rapida evoluzione, e dalla mancanza di specifiche competenze sul consumatore cinese e alla sua demografia diversificata», chiosa Andreetta. (riproduzione riservata)