Cambio di rotta per Mango. Il marchio di abbigliamento ha scelto di ripensare la sua strategia per la Cina, a fronte del complesso scenario in cui versa il retail. Nel 2019 la label si era alleata con il gruppo cinese Hangzhou Jingzhe clothing con l'obiettivo di estendere la propria rete al dettaglio nel Paese orientale, programmando di aprire 16 nuovi punti vendita.
La pandemia, però, ha completamente sparigliato le carte, imponendo nuove dinamiche e strategie. L'espansione dell'e-commerce, a scapito dei negozi fisici, ha costretto Mango a riconsiderare il proprio piano di potenziamento sul mercato cinese in direzione digital. L'accordo con la holding stretto nel 2019 prevedeva già un investimento sul web attraverso l'ingresso del brand su vari canali locali. «L'obiettivo di questo accordo è aumentare la nostra presenza online e fisica nel mercato cinese, uno dei Paesi in più rapida crescita al mondo», aveva detto in occasione del deal Mango Toni Ruiz, ceo di Mango. Il brand catalano, infatti, ha una propria piattaforma e-commerce dedicata ai clienti cinesi ed è anche approdato su Tmall, gestito dal gruppo Alibaba. Di certo, però, l'amministratore delegato non si aspettava di dover chiudure nel 2020 i suoi negozi in Cina, che arrivavano a quota 26, a causa del Covid-19.
Si è trattato di un colpo significativo se si considera che quello cinese è il mercato in cui il marchio concentra gran parte della sua produzione, con più di 200 fabbriche che producono capi prêt-a-porter, accessori e scarpe. La scelta di puntare tutto sul digitale, costata l'abbandono del ceo del marchio in Cina David Sancho (che dirigeva la rete retail nel paese), è apparsa obbligata. D'altronde è stato proprio il digitale ad aver permesso alla label di chiudere il 2020 con un sensibile aumento delle vendite (vedere MFF del 20/11/2020) che fanno sperare nel raggiungimento del miliardo entro il 2021. (riproduzione riservata)