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Nel mercato farmaceutico in Cina dominano i generici

Si è conclusa a Shanghai l'ultima edizione CPhI China, la fiera del farmaceutico cui si aggiunge P-MEC, rassegna di macchinari e strumentazioni per il settore medico-ospedaliero, Un appuntamento dominato dalla presenza di espositori locali per un mercato dei prodotti commercializzati pari circa 500 miliardi di dollari,


25/06/2019 11:00

di Marco Leporati*

Fiera CPhI a Shanghai
Un momento della fiera

Il CPhI China, ovvero la fiera del farmaceutico cui si aggiunge P-MEC, rassegna di macchinari e strumentazioni per il settore medico-ospedaliero, sta giungendo al giro di boa dei vent’anni che saranno celebrati l’anno prossimo.

Per il momento, l’edizione appena conclusasi a Shanghai rappresenta una vetrina importante per l’industria farmaceutica intesa nell’accezione più ampia, comprendendo le materie prime, gli intermedi, i prodotti finiti e gli eccipienti, gli estratti naturali ed i prodotti Animal Health oltre alle attrezzature da laboratorio, macchinari, automazione, informatizzazione e packaging e copre a ventaglio un settore che ha implicazioni economiche, politiche e soprattutto di tutela della salute degli individui.

Infatti, per parlare  di farmaceutico in Cina non si può prescindere dall’offrire una visione panoramica sia del mercato del farmaceutico sia dell’interrelazione con la presente situazione sanitaria.

Lontani sono i tempi di quando si visitava ad Hangzhou la storica farmacia di TMC (Medicina tradizionale cinese) con vasi, ampolle e cassetti da cui si estraevano le sostanze medicamentali per la preparazione delle ricette ed i clienti potevano sostare negli accoglienti e minimalisti giardinetti interni.

Il presente ci porta a a Qingdao dove di recente si è tenuto il Global Health Forum, organizzato dal Boao Asia Forum in cooperazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. A tale riguardo il messaggio augurale inviato dal Presidente Xi Jinping sosteneva che: “La buona salute  per ognuno è la comune aspirazione dell’umanità e il fattore chiave per l’edificazione di una comunità che possa condividere il futuro per l’umanità”.

Questo principio si lega da un lato al fatto che la Cina, deve salvaguardare la salute con le strutture sanitarie esistenti in relazione al numero e alla tipologia di popolazione (1,4 miliardi di individui  di cui il 10% oltre i 65 anni) nonché alla varietà delle malattie incipienti negli ultimi anni (malattie cancerogene, cardiache e diabetiche); dall’altro  la Cina rappresenta il secondo mercato del farma dopo gli Stati Uniti.

A conferma, abbiamo un valore di mercato dei prodotti commercializzati di circa 500 miliardi di dollari, considerando la produzione domestica, oltre alle importazioni, dedotto l’export che comprende soprattutto intermedi per l’industria del farma (prevalentemente antibiotici delle prime generazioni, esportati in India) e attrezzature monouso per ospedali.

A differenza di altre fiere il CPhI rimane prevalentemente di matrice cinese in quanto gli espositori cinesi rappresentano il 90% degli spazi occupati. Le delegazioni straniere sono molto ridotte e anche l'Italia si è presentato con poche aziende, alcune delle quali gia presenti in Cina con propri insediamenti (OMPI- Stevanato Group). Altre, come Bracco e Sorin non facevano parte del gruppo degli espositori.

Essendo il mercato cinese un mercato prevalentemente di generici (ovvero di prodotti con brevetti ormai scaduti) in prevalenza a basso prezzo e con principi attivi ridotti, si stima che vi siano circa cinquemila aziende incluse le top cento con un market share di un terzo sul totale generale le cui aree produttive sono concentrate a Shanghai, nel Guangdong e nel Jangsu.

Questa situazione è stata e lo è tuttora una barriera per le imprese straniere anche perché, fino a qualche anno fa la registrazione di un prodotto richiedeva complessivamente dai cinque ai sette anni con certificazioni molto onerose per la diversa struttura dei trials di ingresso. Oggi questi tempi con il piano Health China 2030 si sono ridotti ed allineati alle procedure di farmacopea internazionale (3- 5 anni).

L’altro dato è che, proprio per le difficoltà e l’onerosità della penetrazione in questo mercato soltanto le multinazionali europee e americane hanno avuto la forza di costituire società di produzione  e centri distributivi.

Tornando all’importazione del prodotto, i maggiori Paesi esportatori sono Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti, Germania e Taiwan cosi pure per le attrezzature sanitarie.

Bisogna comunque tenere presente le strutture pubbliche ospedaliere non possono permettersi livelli di spesa che travalicano quelli che sono i parametri dettati dal governo centrale e da quelli periferici anche se nel piano Health China 2030  si prevede per il futuro un’attrattività  maggiore per le società straniere.

Uno dei punti fondamentali dell’organizzazione sanitaria è la procedura di rimborso ai cittadini che, a seconda, facciano parte di aree urbane, oppure siano dipendenti di aziende in aree urbane o appartengano alla maggiore categorie di coloro che vivono in centri agricoli o di migranti, hanno rimborsi per le cure mediche percentualmente variabili ed in alcuni casi di livello minimo.

Purtroppo l’insorgenza di nuove malattie pone il problema dei costi di gestione e, anche se, con le ultime disposizioni  i farmaci per le terapie cancerogene hanno visto la riduzione dei dazi per favorirne l’accesso il problema è tutt’altro che in via di risuluzione.

Non mi rimagono che poche parole per le conclusioni anche se questo argomento è in questo momento uno dei pilastri fondamentali per la rappresentazione del futuro di una così vasta popolazione.

* general manager di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica, attiva in Cina da oltre 25 anni.


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