«La Cina non è ancora tornata ai valori pre crisi, ma sta riprendendo forza. Il consumatore cinese ha voglia di novità ed è tornato subito nei negozi, nelle strade, sempre prestando attenzione alla sua salute. Ma con grande rispetto e cautela». Lo ha affermato Remo Ruffini, numero uno di Moncler, la griffe italiana della moda di grande successo nel mercato del Dragone, che rappresenta circa 250 milioni di euro, il 15% del fatturato totale.
Ruffini ha rilasciato una lunga imntervista esclusiva a Mff, il quotidiano della moda di Class Editori. «Non sacrifichiamo il futuro per guardare solo all’oggi» è il messaggio che Ruffini ha sottolineato nel suo intervento. «Questi tre mesi saranno ricordati come uno spartiacque», ha commentato l'imprenditore a proposito del primo rallentamento della crescita di Moncler, dopo 24 trimestri di crescita a doppia cifra.
Nel primo trimestre 2020 le vendite hanno risentito delle misure di contenimento causate dall'emergenza sanitaria, con i ricavi a 310,1 milioni di euro, in calo del 18%. Ma la sua prospettiva abbraccia il digitale e le sfilate di settembre, la Cina e le prime riaperture in Germania. E, soprattutto, la necessità di fare sistema e non dimenticare i più deboli. Attuata con il gesto concreto di rinunciare al proprio compenso e alle stock option per quest’anno. Perché mai come ora bisogna dimostrare il proprio impegno conm gesti concreti e attenzione per gli altri.
Domanda: Potreste tenere degli eventi speciali e i drop di genius in Cina?
Risposta: Moncler Genius avrà bisogno di un’evoluzione. In Cina e Corea il distanziamento sociale non consente di svolgere eventi fisici. E non lo consentirà per un periodo prolungato. Ma l’interazione di fisico e digital è molto più forte in Asia. Stiamo lavorando in questo senso.
D: Il mercato cinese e l’Asia sono l’ossigeno per questa fase? Sono tornati ai valori pre crisi?
R: La Cina non è ancora tornata ai valori pre crisi, ma sta riprendendo forza. Per noi la Cina vale circa il 15%. Importante è anche la Corea, che ha gestito l’emergenza in modo esemplare, forte di un’esperienza di pochi anni fa.
D: Come dovrebbe cambiare l’industria della moda dopo questa crisi?
R: Nel medio periodo mi aspetto enormi cambiamenti. Non credo potremo aspettarci sfilate a settembre, almeno nel senso tradizionale con centinaia di ospiti, a Milano, Parigi o New York. La produzione e le collezioni saranno diverse. Soprattutto, ci sarà un cambiamento che dobbiamo cogliere nell’atteggiamento del consumatore. Ma deve essere chiaro che per uscire da questa crisi bisogna marciare avanti, ma abituarsi anche a guardare indietro. Conoscere le radici di ogni marca e rispettarle.
Quanto servirà per recuperare?
Nei prossimi mesi cercheremo di riprendere parte del terreno e del fatturato perso, ma non è questa la cosa più importante. Bisogna lavorare per il lungo periodo, senza lasciarsi prendere dal panico. Flessibilità è la parola chiave. La moda deve cambiare. Trovare un suo modo di saper dialogare con il consumatore. E ribilanciare i progetti digital con i nostri progetti fisici.
D: In Germania avete già riaperto…
R: In Germania da lunedì abbiamo riaperto quasi tutti i negozi, tranne quello di Monaco, con misure di sicurezza stabilite da settimane. La Germania si è mossa da oltre un mese per organizzare la ripartenza. Da noi, dove pure bisogna apprezzare la capacità di aver agito per primi in Europa sul lockdown, non vedo chiarezza nelle scelte per riavviare il motore. Ci diano regole chiare, metri di sicurezza a cui attenerci, test sierologici a cui sottoporci, indicateci i presidi di protezione più corretti...chiaritevi le idee e chiaritele a noi su quello che è necessario per agire nella massima sicurezza e ma bisogna ripartire. Prima possibile!
D: Come e quando farete le campagne vendita? Userete una formula digitale?
R: Per la prossima campagna vendita stiamo accelerando sull’utilizzo di presentazioni digitali. Anche se l’80% del fatturato viene dal retail, il nostro approccio ai buyer è lo stesso che per il canale wholesale. Ma il contatto fisico con i capi resterà insostituibile.
D: Come saranno le collezioni? L’ufficio stile sta lavorando in smart working?
R: L’ufficio stile non può tollerare lo smart working troppo a lungo La tecnologia è già un supporto essenziale per il lavoro di progettazione delle collezioni attualmente in sviluppo. Il 3D sta aiutando moltissimo, ma la sarta che sdifetta è essenziale. Benissimo il lavoro a distanza, ma per tante funzioni serve la manualità, non possiamo stare troppo in questa situazione.
D.In passato siete stati corteggiati dai colossi del lusso. Il pressing continua anche in questa fase?
R. Con molta trasparenza, ho sempre detto che l’interesse per Moncler è altissimo da parte die nostri colleghi, ma che vogliamo restare indipendenti. Altra cosa sono progetti di collaborazione, come quello con Lvmh e Rimowa visto a febbraio. (riproduzione riservata)