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Azienda Real Estate

Niente danni per le imprese italiane dalla crisi di Evergrande, dice Sace

Le rassicurazioni arrivano dalla molteplicità di destinazioni d’uso dei beni venduti, che non si limitano alla sola edilizia residenziale e dall’elevata qualità di alcuni prodotti, come mobili e arredi, la cui domanda rimane prevalentemente slegata dalle realizzazioni del property developer medio cinese


10/11/2021 14:59

di Mauro Romano - Class Editori

Evergrande

Nonostante i rischi e gli squilibri del settore immobiliare cinese, ci sono rassicurazioni per le imprese italiane che vendono. Lo scrive Sace, nel suo ultimo Focus. Tali rassicurazionia arrivano dalla molteplicità di destinazioni d’uso dei beni venduti, che non si limitano alla sola edilizia residenziale (ad esempio seppur facente parte del settore costruzioni, le infrastrutture presentano un elevatissimo livello di sovrapposizione per quanto riguarda macchinari e materiali utilizzati), come pure dall’elevata qualità di alcuni prodotti, come mobili e arredi, la cui domanda rimane prevalentemente slegata dalle realizzazioni del property developer medio cinese

Secondo Sace, ci buone probabilità che lo shock causato dalla crisi di Evergrande possa ripercuotersi, in maniera indiretta e con intensità variabile, su quei settori che supportano l’attività di sviluppo immobiliare attraverso la fornitura di materiali da costruzione, macchinari e prodotti chimici
specifici, mobili e arredi. Questo presenta dei rischi per il nostro relativo export nel Paese che, nel 2019, per tali settori ha quasi raggiunto 2,2 miliardi di euro (il 17% dell’intero export italiano in Cina).

Nonostante le dimensioni di Evergrande (noto anche come Grande Rinoceronte Bianco) e il peso raggiunto dal settore immobiliare in Cina, la crisi dell’azienda cinese è lontana dal rappresentare il “momento Lehman” del Dragone: Evergrande non è, infatti, una società finanziaria e i suoi principali
investitori istituzionali sono cinesi. La capacità di trasmissione della crisi di liquidità dal gruppoimmobiliare cinese ai mercati internazionali è, dunque, molto limitata, complice anche la non completa apertura dei movimenti di capitali nel Paese.

Il rischio di un effetto domino nel property sector, tuttavia, non è da sottovalutare poiché le imprese immobiliari cinesi presentano elevati livelli di debito (in media, un rapporto passivo/attivo di circa l’80%), risultando così particolarmente vulnerabili a mutamenti della fiducia degli investitori e a strette creditizie da parte del sistema bancario.

Il caso Evergrande rappresenta un fondamentale banco di prova per la Banca Centrale e per le autorità fiscali cinesi e, più in generale, per lo stesso Xi Jinping, aggiunge la società guidata a Pierfrancesco Latini. Se da una parte, infatti, è estremamente importante evitare un fallimento disordinato che andrebbe a impattare negativamente l’intera economia cinese, dall’altra il salvataggio pubblico del colosso immobiliare andrebbe a intensificare il problema di moral hazard che caratterizza il contesto degli investimenti in Cina e risulterebbe contrario alla campagna di redistribuzione della ricchezza portata avanti da Xi. (riproduzione riservata)


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