A causa della nuova impennata di casi Covid-19, la Cina sta rinviando i suoi eventi fashion. A partire dalla Shanghai fashion week, la più grande settimana della moda del Paese, che sarebbe dovuta iniziare oggi per proseguire fino al 1° aprile. «Purtroppo l'epidemia sta riprendendo in tutto il Paese e anche Shanghai deve fare i conti con molti contagi. Annunciamo quindi il rinvio della settimana della moda», ha comunicato Landon Du, uno dei direttori responsabili dell’evento. Gli organizzatori non hanno indicato nuove date.
Stessa sorte per Chic Shanghai. Il prossimo appuntamento della fiera fashion cinese, originariamente in calendario per aprile, slitterà al 20-22 maggio. È previsto anche un cambio di location per il salone. Vista la diffusione della variante Omicron e l’aumento dei positivi, la kermesse ha scelto come nuova cornice l’International Expo center di Nanchino, nella Cina orientale, a circa 300 chilometri da Shanghai.
I nuovi lockdown in Asia potrebbero avere anche altre ripercussioni sul mondo del lusso, secondo gli analisti di settore.
Gli esperti di Ubs hanno evidenziato che un calo della domanda di lusso nel Paese del Dragone potrebbe avere effetti più pesanti sul compatto rispetto a quelli temuti per il conflitto russo-ucraino. «Ci aspettiamo che il blocco provochi per i marchi interessati alcuni cali nel primo trimestre 2022», hanno detto gli analisti della banca inglese, soprattutto pensando a Shenzhen, terza città cinese per pil, sede di 50 negozi luxury di 31 maison.
Secondo Armando Branchini, consulente strategico della divisione retail, fashion & luxury di EY, l’impatto della nuova ondata pandemica sulle vendite di beni di lusso in Cina risulta, invece, limitato. «Nelle prossime settimane sapremo di più dell’andamento dei contagi. E se venissero decretati lockdown ampi e duraturi vedremo impatti sulla vita sociale anche dei consumatori di prodotti di lusso», ha affermato.
Negli ultimi tre anni il mercato cinese dei beni luxury per la persona è cresciuto molto, registrando 70 miliardi di euro solo nel 2021, grazie anche all’impossibilità di viaggiare e, quindi, fare acquisti all’estero. Complessivamente i mercati asiatici hanno registrato vendite per 120 miliardi, con la crescita maggiore in Corea del Sud.
Anche il 2022 è iniziato in modo positivo, prima che l’impennata dei contagi fermasse di nuovo tutto. Le stime del 2021, con un aumento del 20-25% sul 2020, sono confermate da Filippo Bianchi e Filippo Prini, rispettivamente managing director & partner e project leader di Bcg-Boston consulting group.
«Per il 2022 ci aspettiamo un’ulteriore crescita di circa il 20%, che porterà il mercato del lusso a un valore di circa 630 miliardi di yuan, circa 90 miliardi di euro. Le dinamiche di spesa saranno le stesse che abbiamo osservato, con uno shopping locale che copre oltre i 2/3 del mercato». I due analisti non si aspettano un importante impatto dai lockdown sulle previsioni di crescita. I motivi sono diversi. In particolare, «non vedremo blocchi importanti a livello di supply chain e trasporto marittimo poiché le aziende del lusso producono principalmente in Europa e usano il trasporto aereo per le merci».
La Cina, ha poi spiegato Swetha Ramachandran, investment manager e responsabile del fondo Gam luxury brands equity di Gam, si è abituata a gestire lockdown localizzati. Tuttavia la variante Omicron, che è molto più contagiosa, sta causando maggiore disgregazione. «Tutto ciò avrà probabilmente un impatto immediato sulle vendite a breve termine a causa delle riduzioni di affluenza nei centri commerciali e nei negozi. Ma siamo più preoccupati per un lockdown a livello nazionale che potrebbe causare interruzioni più gravi. Ciononostante, crediamo che il settore sia meglio posizionato per resistere a sconvolgimenti rispetto a due anni fa», ha aggiunto.
Della stessa idea è Luca Solca, senior research analyst, global luxury goods di Bernstein: «La recrudescenza del Covid in Cina mi preoccupa fino a un certo punto e le autorità hanno indicato che i lockdown saranno meno severi che durante il picco precedente». Basti pensare che i blocchi della seconda metà del 2020 sono stati meno dannosi di quella della prima metà. «Da una parte le persone sono meno spaventate grazie a vaccini e terapie. Dall’altra, i marchi sono diventati molto capaci a gestire le vendite in remoto. Mi aspetto quindi danni limitati alla traiettoria di crescita», ha concluso Solca. (riproduzione riservata)