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Cina e Russia avviano i progetti per la rotta artica nei collegamenti est-ovest

La jv tra la russa Rosaton e la cinese NewNew Shipping è il prodromo per sfruttare commercialmente una rotta che per quasi un terzo costeggia la Russia e fa risparmiare ben nove giorni i trasporti tra Asia ed Europa, accorciando il tragitto di un terzo. Ecco quali potrebbero essere le conseguenze anche sul piano geopolitico


19/06/2024 14:58

di Marco Leporati*

settimanale

Si avvicinano i tempi per trasformare in realtà l’idea della Northern Sea Route (NSR), quella rotta artica (Dalian-Rotterdam) che dalla Cina, con una percorrenza media di 14.000 km invece dei tradizionali 22.000, può raggiungere i porti europei accorciando la navigazione di nove giorni circumnavigando la parte estrema dell’Europa ai limiti con il Circolo Polare Artico.

L’accordo non può essere che con la Russia che, in occasione della visita del Presidente Putin in Cina, ha sollecitato la controparte cinese  avendo costituito una JV tra la russa Rosaton e la cinese NewNew Shipping. La Cina aveva iniziato le prima esplorazione nel 1990. Nel 2019 la nave rompighiaccio  Xue Long 2 (Dragone delle nevi), costruita nei cantieri di Shanghai, era ritornata trionfalmente dopo una missione di successo.

Questa idea che all'inizio sembrava un’astrazione della geopolitica oggi può essere un’alternativa dal momento che ancora in questi giorni le problematiche del blocco del Mar Rosso si stanno amplificando con attacchi mirati e con armi più sofisticate da parte degli Houthis. Il bilancio di questa offensiva è che da novembre all’altro giorno sono state attaccate un centinaio di navi battenti bandiera di nazionalità diverse. Inoltre il quadrante geografico si sta facendo sempre più instabile a causa della mancata puntualità delle navi a seguito della circumnavigazione dell'Africa, per evitare il Mar Rosso, dei porti congestionati e della non remota possibilità di scioperi sulla West cost americana per il rinnovo contrattuale dei portuali a partire dall’autunno.

I mutamenti climatici che, purtroppo per l’eco sistema, hanno accelerato lo sgretolamento della barriera polare stanno creando la possibilità di rendere percorribile la Northern Sea Route. Già nel 2019,  il Ministero dei trasporti cinesi aveva sperimentato la possibilità di comunicazione a corto raggio e l’armatore russo Vladimir Rusanov aveva trasportato in Cina 70.000 mc di gas liquido naturale  (LNG). Si parlava a quel tempo, mutuando il termine  Via della seta,  di una Via della Seta Polare.

La NSR costeggia per 5.600 chilometri il litorale russo, quasi un terzo della rotta polare e in una delle tante videoconferenze organizzate durante il periodo pandemico le due parti avevano manifestato la volontà di "una forte collaborazione basata su un beneficio reciproco e il rispetto degli interessi costieri”.

E nello stesso 2019, l’ambasciatore russo Andrey Denisov aveva rilasciato un’intervista al South China Morning Post affermando che il gasdotto Power of Siberia Two era in fase avanzata. Rimaneva la questione del prezzo di vendita e del corrispettivo prezzo di acquisto da parte del Governo cinese. Materia controversa che è stata ancora oggetto di discussione durante la visita cinese di Putin.

La rotta nordica, nel flusso biunivoco dei rapporti tra Russia e Cina, rappresenta una delle parallele: l’altro infatti è rappresentata dalle forniture di gas e altre risorse naturali. Il progetto del gasdotto nella penisola di Yamal con il porto terminale di Sabetta che ha visto un investimento da parte della Cina di 12 milioni di dollari è una testimonianza importante di questo percorso, il cui completamento è stato reso possibile dai cavi sottomarini prodotti e posati dall'italiana Prysmian.

La rotta artica, a causa della specifica natura dei territori, è sempre stata considerata quale uno degli obiettivi degli Stati nazionali senza però poterlo conseguire praticamente e limitandosi al solo ambito della ricerca scientifica attraverso l’insediamento di stazioni di rilevamento. Con questo cambiamento climatico che ne ha permesso la circumnavigazione, anche se con vincoli di ordine nautico, si sta aprendo una nuova frontiera in questo XXI secolo e non è difficile immaginare che i paesi interessati, Russia e Cina, andranno a rispolverare la storia per accampare nuovi diritti.

Sta di fatto che Russia e Cina con il trattato di Nerchinsk del 1689 disciplinavano già i confini e il commercio tra i due imperi, quello dello Zar e quello della dinastia Qing, sulla base di un testo in lingua latina, quale lingua di garanzia, predisposto grazie all’intermediazione di un gesuita francese, Jean Francois Gerbillon e uno portoghese Tomé Pereira. Sono poi state sottoscritte copie in russo, mongolo e mancese. Fonti controverse sostengono che per la Cina sia stata la prima volta a sedersi al tavolo negoziale in regime paritetico dimenticando il famoso concetto di centralità del Paese come riportato allora sulle mappe del tempo.

Vi è stato poi un secondo trattato, quello di Kiachta , nel 1727, sempre per regolamentare confini e commercio tra i due imperi. Infine nel 1920, insieme ad altre nazioni la Cina aveva sottoscritto il trattato per le isole Svalbard, in acque norvegesi per la gestione della pesca. Ora è il momento di utilizzare queste nuove rotte che necessitano di una implementazione delle strumentazioni costiere per il controllo delle previsioni metereologiche e della formazione di ghiaccio.

La situazione geopolitica con lo spostamento apparente del baricentro dell'economia mondiale a est potrebbe creare una serie di problemi o di rivendicazioni nello spazio sconfinato dell’artico che, a fronte di un concetto giuridico di “res nullius “ ovvero terra di nessuno, contrappone una posizione della Russia che accampa il diritto di limitare il passaggio nell’Oceano Artico e di stabilirne un eventuale pedaggio sulla falsariga del Canale di Suez. (riproduzione riservata)

*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni



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