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Cosco vara la Planet, mega portacontainer per la Belt&Road

È l'ottava delle meganavi con cui il gruppo cinese sta alimentando il flusso dei suoi scambi con i paesi in cui sono stati avviati 200 progetti legati alla Bri. Farà scalo nel Golfo Persico, poi punterà anche in Grecia e in Italia, a Vado Ligure , che dall'anno prossimo sarà uno dei maggiori terminal container del Mediterraneo. In competizione con i due grandi concorrenti, Maersk e l'italiana Msc


17/09/2019 13:08

di Marco Leporati*

bri
lPlanet, la mega portacontainer di Cosco, varata a Shanghai nei giorni scorsi

Qualche giorno prima della celebrazione del Festival della Luna, o Mid-Autumn Festival, la Cina ha voluto dimostrare e confermare la propria posizione nello scacchiere commerciale mondiale inaugurando a Shanghai, presso i cantieri della CSSC, ubicati sull’isola di Chongming nel delta dell’Huampu River, l’ottava nave della flotta Cosco, portacontainer da 21.000 teu (unità di misura dei container).

La gigantesca portacontainer è stata battezzata con il nome Planet dalla madrina della cerimonia, Pauline Chow, moglie del Presidente dell’Autorità Portuale di Singapore, durante il varo avvenuto in una mattina dove la pioggia, caduta abbondantamente per tutta la notte fino a un’ora prima, aveva messo in forse la cerimonia, che comunque non sarebbe stata cancellata.

 Xu Li Rong, ceo di Cosco Shipping, ha ribadito, nell' intervento conclusivo della cerimonia, la strategia della società, controllata dalla mano pubblica, per il contributo allo sviluppo della Belt&Road Iniziative.

All’inizio della giornata le informazioni in merito a questa nave erano scarne, non è stato fornito alcun press release e non si poteva fotografare il luogo. In compenso, dopo l’inaugurazione, è stata data l’opportunità di entrare in questa titanica creatura, poterne ammirare la tangibile forza, arrivare fino alla sala di comando, con scale e ascensori e, anche, scattare qualche foto.

La nave di 216.000 tonnellate con un pescaggio di 16 metri sarà destinata alla rotta mediorientale con scalo a Jebel Ali a Dubai, nono porto nel mondo, dove Cosco è proprietario del Terminal 2, e possibile porta di accesso per la penisola mediorientale anche in previsione dell’Expo 2020. Un secondo scalo ravvicinato sarà il porto di Khalifa nell’emirato di Abu Dhabi con il quale Cosco ha sottoscritto una concessione per trentacinque anni.

La rotta di Planet ricorda uno dei sette viaggi dell’ammiraglio Zheng He che, per conto dell’imperatore Yong Le durante la dinastia Ming, esplorò con una flotta di duecento imbarcazioni e un equipaggio di ventisettemila marinai le coste dell’Arabia e dell’Africa sino a giungere al Capo di Buona Speranza.

Abu Dhabi era stata una delle tappe del sesto viaggio nel 1426 avendo riportato  nel  ritorno, così citano le cronache di quel tempo, animali esotici e in particolare delle giraffe.

I riferimenti storici servono a far comprendere che la filosofia espansionistica della Cina esisteva nei precedenti secoli, soprattutto con la dinastia Ming e oggi non è che una semplice iterazione.

Sul tema, nel recente convegno Ambrosetti, tenutosi a Cernobbio, David Petraeus, ex Direttore Cia e oggi presidente di Kkr, uno dei maggiori fondi al mondo di private equity, ha sostenuto in un'intervista al Sole 24 Ore che «qui si rischia la balcanizzazione di internet e delle infrastrutture tecnologiche. È fondamentale che i leader riconoscano i rischi ed impostino strategie di lungo periodo. Ed è importante anche comprendere le legittime esigenze della Cina che chiede più peso nelle istituzioni globali».

Da qualche anno il trasporto via mare è nelle mani di tre importanti players. La prima in classifica è  la danese Maersk, con il 17,9% di quota di mercato, apripista nella costruzione delle grandi portacontainer. La sua prima nave con una capacità di 18.000 teu aveva inaugurato qualche anno fa la rotta Shanghai - Rotterdam e ritorno per un totale di quarantamila chilometri utilizzando biofuel in previsione delle regole IMO sull’ambiente che andranno in vigore del gennaio del 2020.

In seconda posizione c'è MSC, compagnia italiana con sede a Ginevra che aveva messo in mare le prime due portacontainer di 23.000 teu e ha in programma di costruirne altre nove .

Infine Cosco, terza compagnia di navigazione a livello mondiale, rafforzatasi dopo aver incorporato per fusione China Shipping e aver acquisito il gigante di Hong Kong Orient Overseas International Limited ( OOIL) che controlla la flotta OOCL. Oggi Cosco opera con 120 navi  e copre 1500 porti in 160 paesi soprattutto nelle rotte tra Asia ed Europa.

La peculiarità che la differenzia dagli altri due competitor è che Cosco ha come obiettivo il coinvolgimento in oltre duecento progetti in Paesi o aree direttamente interdipendenti con la Belt and Road initiative e Planet, la nave appena varata, assume un particolare significato geopolitico.

Innegabilmente l’Europa è parte integrante di questo progetto e tre sono le aree di interesse: parte dei porti spagnoli ma soprattutto l’Italia e la Grecia. Per quanto riguarda la Grecia Cosco ha già investito per il porto del Pireo oltre un miliardo di dollari con l’obiettivo di creare un corridoio ferroviario per il collegamento di Ungheria e Polonia.

Per l’Italia dove Cosco è presente da molti anni, si è concluso l’accordo per il terminal APM di Vado Ligure con un 40% di partecipazione, seconda a quella di Maersk, e con un investimento di 70 milioni di euro. A Vado Ligure  è operativa anche ZPMC, leader cinese nella costruzione e gestione delle gru portuali.

I porti italiani hanno un vantaggio di cinque giorni sui tempi di percorrenza tra Cina ed Europa rispetto ai porti del nord Europa ma, come al solito, la carenza italiana nelle infrastrutture terrestri penalizza i traffici dall'Oriente nei collegamenti con i mercati europei.

La nomina a commissario europeo di Paolo Gentiloni, che nel maggio del 2016, da Presidente del Consiglio, era stato l’unico premier del G7 presente a Pechino al Belt and Road Forum for international cooperation, e la designazione dell’Ambasciatore Sequi, capo missione a Pechino dal 20156 fino a or,  a Capo di Gabinetto del Ministero degli Esteri, sono due punti di forza dell'Italia su cui fare leva.

Sono segnali importanti da combinare con la volontà di riprendere la politica delle infrastrutture, soluzione necessaria per l’adeguamento del Paese alle prossime sfide globali.

* managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni.

 


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