Nei primi 6 mesi di quest'anno, le spedizioni di orologi svizzeri verso la Cina sono aumentate del 62% senza segni meno, con un +75% anno su anno a luglio, mentre le esportazioni globali nello stesso periodo (10,6 miliardi di franchi) sono state paragonabili a quelle della prima metà del 2019 (la Federazione orologiera elvetica non compara più i dati sul 2020).
Tuttavia gli analisti di Kepler Cheuvreux prevedono un periodo di incertezza nel mercato del Dragone che non favorirà un miglioramento della performance delle azioni del lusso.
Una eventuale pesante tassazione delle famiglie più ricche potrebbe però essere compensata da una crescita dei consumi da parte della classe media, con mezzi sufficienti per acquistare beni di marca.
Quindici anni fa la Cina era il decimo mercato per le esportazioni di orologi svizzeri, con 351 milioni di franchi, mentre nel 2019 valeva cinque volte tanto, a quasi 2 miliardi.
Anche per gli orologi svizzeri è il mercato in Cina che fa la differenza sugli andamenti azionari, almeno per quanto riguarda i beni di lusso, per i quali il Paese è il più grande mercato; gli analisti prevedono che i consumatori cinesi assorbiranno il 50% delle vendite globali del lusso in un futuro non lontano: già nel 2023 secondo alcuni, più tardi per altri.
Almeno per quelli che hanno dato il giusto peso alle parole pronunciate dal presidente cinese Xi Jinping il 17 agosto, a seguito di una riunione del comitato centrale per gli affari finanziari ed economici: «La prosperità comune è un requisito essenziale del socialismo e una componente chiave della modernizzazione con caratteristiche cinesi».
Gli analisti si chiedono se questa «prosperità comune» e tutto ciò che il concetto implica riguardo alla redistribuzione della ricchezza, limiterà la domanda dei consumatori cinesi per il lusso, preoccupati che il loro reddito disponibile possa soffrire.
In ogni caso le azioni di Swatch group e Richemont sono aumentate rispettivamente del 27% e del 45% tra gennaio e l'inizio di agosto 2021, quando l'indice Smi di riferimento è salito di appena il 13%. Poi nei giorni successivi al discorso di Xi Jinping, le azioni del lusso sono scese di oltre il 10%, calo che va però letto alla luce del trend dei mesi precedenti, quando i medesimi titoli erano saliti alle stelle.
Nell’attesa di indicazioni chiare su come la Cina intenda raggiungere questa «prosperità comune», gli investitori sembrano guardare al potenziale del mercato cinese. Del resto, se il settore è riuscito a sopperire al calo delle consegne dovuto al Covid è in gran parte merito della Cina.
Non solo. Una recente indagine, Credit Suisse ha rilevato che l'1% dei cinesi possiede il 30,6% della ricchezza nazionale. La Cina ha più miliardari di qualsiasi altro Paese al mondo, anche se 600 milioni di persone vivono con meno di 1.000 yuan (150 dollari) al mese, secondo il primo ministro Li Keqiang. (riproduzione riservata)