Nell’estate di due anni orsono, dopo l’impennata del Covid, in Cina si era coniato il termine di “revenge spending”. In effetti, a quel tempo, si era originato nell’animus dei consumatori cinesi il desiderio del riscatto ed i consumi erano notevolmente aumentati anche perchè tutto il turismo fuori dai confini cinesi era di fatto interdetto.
L’anno horribilis del 2022 è passato con tutte le lacerazioni psicologiche cui abbiamo assistito e con l’inizio del corrente anno era stato stilato l’elenco dei buoni propositi con le stime di crescita e dei consumi correlati.
A fine del primo semestre poco si è avverato di quanto era stato messo in predicato ad eccezione del turismo soprattutto domestico a causa delle difficoltà procedurali di ottenimento del visto per l’espatrio e dei consumi che rientrano di diritto all’area dell’intrattenimento, definita dalle autorità governative “urban night-time economy”.
A questo proposito, quasi contemporaneamente sono state pubblicate tre indagini sullo stato di salute delle città cinesi quasi a volerne misurare la temperatura in rapporto alla situazione economica generale che da più analisti viene classificata come deflattiva.
La presentazione a fine giugno della prima indagine a cura di Mega Engine City Research Institute è avvenuta a Xi'an nell’ambito del convegno China urban night-time economy su un campione rappresentativo di cento città cinesi. Nelle prime dieci fra l’altro abbiamo Chongqing, Beijing, Shanghai, Xi'an. Trenta città sono poi appartenti alla seconda fascia e sessanta alla terza.
La seconda presentata a Chongqing durante un summit sulla economia notturna conferma la città di Chongqing nella provincia del Sichuan come una delle più vive realtà cinesi con trentaquattro milioni di abitanti, soprattutto per la sua posizione geografica sul fiume Yangtze con i suoi correlati paesaggi circostanti mete turistiche indiscusse.
Per quanto riguarda invece la categoria dei pasti consumati fuori casa prevalentemente nei locali pubblici, la città di Shanghai è risultata la prima classificata nell’ambito di un’altra indagine proposta da Ycai, società di media, sulla base di 337 città cinesi delle prime tre fasce secondo sei parametri che includevano dotazione di ristoranti e bar, cinematografi, trasporti, visibilità delle vetrine e luoghi pubblici di intrattenimento musicale.
Shanghai risulta essere in testa alla classifica avendo totalizzato il punteggio maggiore per quanto riguarda lo skyline notturno inteso come città immagine vibrante e pulsante nel cuore della Cina. Solo nel numero dei bar è seconda a Chengdu, altra città nella provincia dello Sichuan con una intensa vita notturna. Ma Chengdu ha una sua giustificazione identitaria in quanto a causa della dolcezza del clima i residenti trascorrono la maggior parte del loro tempo libero (inclusa la notte) all’esterno delle proprie abitazioni, giocando a majong e gustando lo street food della cucina sichuanese.
Shanghai con i suoi 2300 bar, 7000 outlets dove consumare caffè, 140 locali pubblici ed un numero considerevole di sale cinematografiche con mediamente 138.000 passaggi cinematografici, ha una media di frequentatori notturni di circa due milioni di persone.
Specialmente nello scorso mese di giugno al successo di questo movimento di persone ha contribuito lo Shanghai Night Festival.
Meituan, la più grande piattaforma per il delivery di cibo in Cina ha reso noto che nel periodo in oggetto dello Shanghai Night Festival il consumo di pasti al ristorante si è incrementato del 75% rispetto allo stesso periodo del 2021. Per quanto riguarda i consumi notturni nei bars si è avuto un incremento del 73% mentre per le attività ricreative e sportive l’incremento è stato del 90%.
Se si dovesse seguire il principio della “dual circulation” elaborata a partire dal 2019 ovvero la possibilità di avere con i consumi interni un bilanciamento delle difficoltà dell’export avremmo in apparenza dei dati significativi. Purtroppo invece l’ambito deflattivo con alcuni settori quali il real estate, il mercato azionario e lo stesso export non può esserc compensato dalle afose serate spese nelle città cinesi. (riproduzione riservata)