Le tensioni fra Occidente da un lato e Cina dall’altro aumentano. Lo ha spiegato lunedì 25 settembre anche Valdis Dombrovskis, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, durante un discorso alla Tsinghua University di Pechino.
Il warning dell’Ue (Dombrovskis) alla Cina
«Ci troviamo a un bivio – ha detto Dombrovskis – Possiamo scegliere un percorso verso relazioni reciprocamente vantaggiose: un'economia basata sul commercio e sugli investimenti aperti ed equi e che lavora fianco a fianco per affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Oppure possiamo scegliere un percorso che lentamente ci allontana. Dove i benefici condivisi di cui abbiamo goduto negli ultimi decenni si indeboliscono e svaniscono. E di conseguenza, le nostre persone e le nostre economie si trovano ad affrontare opportunità ridotte».
Il politico ha parlato alla Tsinghua University di Pechino, prima di incontrare il vicepremier cinese He Lifeng con cui presiederà il Dialogo economico e commerciale ad alto livello Ue-Cina.
Il giorno del discorso di Dombrovskis, emerge che il fondo di venture capital da 1 miliardo di euro (Nato Innovation Fund, NIF) promosso dalla NATO, prevede di investire nelle startup della Difesa per aumentare il vantaggio tecnologico dell’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti e respingere la concorrenza della Cina.
Il NIF può investire nei 23 Paesi membri del Patto Atlantico (NATO) fra cui l’Italia, puntando sugli investimenti nella fase iniziale con importi iniziali fino a 15 milioni di euro per aiutare a crescere i cosiddetti «innovatori della tecnologia profonda», dall’AI alla tecnologica quantistica a quella ipersonica, a spazio ed energia verde.
Il fondo, lanciato lo scorso anno, mira a colmare una lacuna nei finanziamenti per le aziende che lavorano sulla tecnologia con capacità militari, nel timore che le startup occidentali non abbiano la forza finanziaria fornita da Pechino alle proprie imprese. «C’è una mancanza di capitale di rischio per la tecnologia profonda, soprattutto in Europa», ha detto al Financial Times l’assistente al segretario generale della Nato David van Weel. «Volevamo fornire più capitale da parte nostra per investire in queste società per evitare che dovessero rivolgersi a investitori cinesi».
Il fondo, con sede nei Paesi Bassi, si concentrerà su settori quali l’intelligenza artificiale, lo spazio e la biotecnologia, ma ha restrizioni sugli investimenti nelle armi. Il reclutamento per il gruppo è stato più facile del previsto, ha spiegato Klaus Hommels, presidente del Nato Innovation Fund e veterano del venture capital (ha fondato l’azienda europea Lakestar). «La più grande sorpresa per me è stata che la missione di questo fondo ha attirato molti candiati», ha detto Hommels. «Non sarebbe stato così cinque, sei anni fa».
«Ventitré membri hanno aderito al fondo, il primo veicolo di venture capital multi-sovrano», ha aggiunto van Weel, spiegando che il veicolo si concentra sulle «sfide emergenti alla sicurezza». La Svezia, che è in procinto di aderire alla NATO, prevede di partecipare anche al NIF.
Tuttavia, gli Stati Uniti, che hanno il budget per la difesa più grande di qualsiasi altro Paese, hanno deciso per ora di non investire nel fondo. Il Pentagono sta monitorando l'impresa e potrebbe sostenerla in un secondo momento, ha spiegato Fiona Murray, vicepresidente del NIF e professoressa al Massachusetts Institute of Technology. Negli ultimi anni Washington ha aumentato gli investimenti nelle startup che producono tecnologia militare.
Negli ultimi tempi lo sviluppo cinese di tecnologie sensibili è diventato un’area di crescente preoccupazione per l’Occidente. Il mese scorso, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato il divieto degli investimenti statunitensi in alcune delle industrie tecnologiche critiche della Cina.
Il fondo ha assunto un team di investitori, tra cui il managing partner Andrea Traversone, che in passato ha lavorato per Amadeus Capital Partners (UK), per guidare le operazioni. Il fondo ha escluso però di investire in startup che producono armi offensive o in società di venture capital che possiedono tali società.
La startup europea di tecnologia della difesa Helsing a settembre ha raccolto 209 milioni di euro per sviluppare un software utilizzato a sostegno degli eserciti. (riproduzione riservata)