Dopo i cieli ormai semideserti, sono i mari la nuova frontiera dell’emergenza trasporti innescata dal coronavirus. Con la differenza che, se molte compagnie aeree, come Lufthansa e la stessa Alitalia, stanno allestendo voli cargo proprio per non lasciare l’intera flotta a terra, i mercantili si ritrovano invece bloccati nei porti con tutto il loro carico. Sembra un paradosso, ma è quello che sta accadendo con sempre maggior frequenza, persino quando nelle stive sono stipati medicinali e altri generi di immediata necessità per le aree maggiormente colpite dal coronavirus.
La cronaca registra sempre più casi e, mentre la Cina inizia a riaprire i porti, sul fronte occidentale la situazione peggiora. Al momento sono 200 le navi da crociera bloccate e 250 mila i marittimi che devono raggiungere casa o le navi stesse per garantirne il funzionamento minimo nel periodo di blocco. Ma il rischio maggiore è che possano fermarsi del tutto anche 114 mila unità mercantili che trasportano il 90% della merce venduta in tutto il mondo, con 2 milioni di lavoratori a bordo, 38 mila dei quali sono italiani. Il timore che trapela dall’Itf, la federazione internazionale dei trasporti, è che i piccoli armatori non potranno reggere ancora a lungo al fermo delle navi e partiranno con i licenziamenti.
Intanto la mappa interattiva dei porti che applicano restrizioni, messa a disposizione degli operatori sul sito Wilhelmsen, si aggiorna di continuo. E appare evidente che l’interruzione della catena delle forniture si sta spostando rapidamente da Est a Ovest. L’allarme è stato lanciato dal mondo dello shipping italiano in una lettera congiunta di Assarmatori, Confitarma e Federagenti al governo perché non si interrompa la catena logistica, che passando da navi e porti mantiene vivo e vitale il Paese, ed è stato ripreso dalle principali organizzazioni del comparto marittimo europeo. Sia l’Ecsa (European Community Shipowners’ Associations), la principale associazione degli armatori europei, che l’Ets (European Transport Workers’ Federation), la federazione dei sindacati del trasporto della Ue, hanno scritto al Consiglio Europeo e ai ministri dei Trasporti di tutto il Vecchio Continente per chiedere «misure speciali e decisioni urgenti per prevenire un collasso totale del commercio marittimo da e verso l’Ue».
Anche l’Ics (International Chamber of Shipping), l’organizzazione mondiale degli armatori, ha deciso di collegare tutte le associazioni aderenti per studiare soluzioni rapide ed efficaci che evitino ogni pericolo di blocco, a cominciare dalla rimozione di ogni ostacolo alla rotazione degli equipaggi. (riproduzione riservata)