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Belt & Road

Belt&Road: sale a 107 miliardi l'investimento cinese nel progetto

Saranno finanziati soprattutto con obbligazioni emesse da Bank of China e China Development Bank nei prossimi 5 anni. E vi saranno compresi gli investimenti relativi alla cosiddetta Blue economy, che vuole l'uso sostenibile delle risorse marine condiviso con gli stati che aderiscono alla BRI


22/10/2023 19:15

di Marco Leporati*

settimanale
Il presidente Xi Jinping al Forum Belt & Road

Nella scorsa settimana a Pechino si è celebrato il decennale del progetto Belt & Road Initiative, conosciuto anche come Via della Seta, voluto da Xi Jinping nel momento del suo insediamento quale Presidente della Cina. A questa terza edizione della Belt and Road forum for International Cooperation hanno partecipato la rappresentanza dei Paesi che oggi vengono qualificati come Global South, firmatari di accordi con la Cina oltre a Russia, Ungheria, Argentina e Cile.

I temi trattati erano contestualizzati alla situazione attuale, il cui filo conduttore era rappresentato dalle comuni posizioni geopolitiche dei partecipanti. Nell’ambito dell'evento, per la prima volta è stata inserita la sessione concernente l’iniziativa “The 21 st Century Maritime Silk Road”, complementare alla visione generale di multilateralità.

Ed è dalle origini di questo mega progetto, lanciato nel 2013, che occorre partire per comprendere meglio quale siano state le ragioni fondanti e come si siano innestate nelle tematiche di cui oggi si sente parlare quotidianamente, ovvero le circostanze mutevoli del climate change con il conseguente obiettivo di raggiungere la “blu economy”, entità non semplice nella definizione semantica.

“Blu economy” dovrebbe intendersi nell’accezione dell’uso sostenibile delle risorse marine, della conservazione della biodiversità nell’ambito del climate change.

Ma esiste anche una prospettiva nata dalla visione del 2017 di creare un passaggio economico dalla Cina meridionale sino all’Africa e al Mediterraneo; Africa che del progetto Belt & Road è parte essenziale sin dall’inizio di ricezione di investimenti faraonici soprattutto nelle infrastrutture con la costruzione di centrali idroelettriche, porti, areoporti, reti ferroviarie, includendo anche strutture logistiche e produttive sia manifatturiere che agricole.

Partner importante di questo percorso geopolitico è la Bank of China, che dal 2014 ha costruito “la arteria finanziaria” per la BRI e dal 2015 ha iniziato a emettere bond per i progetti in itinere sino al settembre 2022, quando ha emanato nuovi provvedimenti per assistere con i suoi servizi finanziari il passaggio ad uno sviluppo di qualità.

Li Shangjian, Vice Direttore del National Marinedata and Information service, ha dichiarato che «la Cina ha l’impegno di chiamare a raccolta tutte le parti coinvolte per concertare azioni congiunte destinate alla protezione e al sostenibile utilizzo degli oceani, per discuterne il piano di cooperazione blu e per raccoglierne i frutti di questo sviluppo blu».

A questa dichiarazione fa eco quella esternata dalla World Bank relativa alla declinazione della blu economy come «uso sostenibile delle risorse marine per la crescita economica, per il miglioramento degli standards di vita delle persone e del loro lavoro, preservando la salute dell’ecosistema marino».

Queste enunciazioni erano già state anticipate nel 2017 da Islands Economic Cooperation forum, un rapporto che partiva dall’isola di Hainan, la maggiore isola cinese nel sud est asiatico ed uno dei più importanti crocevia nella Maritime Silk Road. Il tema di quel forum era “Il nuovo futuro per l’economia marina”, con l’obiettivo di discutere temi relativi allo sviluppo economico e la cooperazione tra le isole, basandosi sull’assunto che le isole coinvolte sono “casa per oltre 600 milioni di persone”.

La discussione si era focalizzata su sei imperativi: il miglioramento della interconnetività cui ora si è aggiunta la Digital Silk Road, il turismo insulare, l’industria marittima, l’agricoltura, la scienza e la tecnologia e le scienze umanistiche.

Il campo è diventato largo nel corso di questi anni e ha inglobato tutte le superfici marine e le popolazioni che direttamente o indirettamente ne dipendono occupando la terra ferma circostante. Nella pratica, la Cina per questa blu economy ha sottoscritto con cinquanta Paesi e Organizzazioni internazionali accordi di cooperazione per la prevenzione di disastri ecologici. Solo alla fine di giugno del 2023 erano già stati siglati 200 accordi con 152 paesi e trenta organizzazioni.

Come è stato ribadito nell’ambito della BRI, che aveva visto nei dieci anni di vita tremila accordi di cooperazione, anche se con la formula “piccolo è bello”, sono stati messi a disposizione per i prossimi cinque anni un corrispondente valore 107 miliardi di dollari americani, di cui la quasi totalità derivante da bond emessi dalla Bank of China e China Development bank, mentre l’ammontare residuo è stato iniettato dallo Stato centrale nel suo Silk Road found attraverso lo strumento del LGFV (Local governement financing vehicles).

Forse vale la pena di ricordare che l’ammiraglio Zheng He, durante la dinastia Ming, organizzò i famosi sette viaggi, riportati dalle cronache del tempo, partendo dai porti di Taicang nella provincia del Jangsu e quello di Tiping nella provincia del Fujian, raggiungendo mete che oggi fanno parte della Maritime Silk Road.

In particolare, a memoria dell’avventura africana, in Kenya, alla stazione ferroviaria di Miritimi, località costiera di Mombasa, parte di SGR (Standard Gauge railways), uno dei progetti ferroviari più ambiziosi, vi è una sua statua per ricordare il suo quinto viaggio che l’aveva portato nel 1418 nella penisola arabica sino a Mogadiscio.

Idealmente i sette viaggi di Zheng He rappresentano l’antesignana Via della seta marittima, come ben descritto in un testo pubblicato in Cina nel 2005, e le rotte indicate confermano i progetti attuali. La storia non si ripete, ma i parallelismi sono sempre presenti.

*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni


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