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Belt & Road

Italy meets China, parte dal Sichuan la nuova iniziativa della Ccic

Far conoscere meglio il paese, ma anche essere punto di riferimento per la ri-partenza del business italo-cinese sono gli obiettivi dell'iniziativa dalla Camera di commercio Italiana in Cina. Prima tappa Chengdu, dove è attivo il Sino-Italian Cultural Innovation Park di Tianfu New Area per accogliere le iniziative italiane


07/12/2022 11:10

di Mara Telleschi - Class Editori

settimanale
Paolo Bazzoni e Gianluca Luisi

Gianluca Luisi, vicepresidente della Camera di Commercio Italiana in Cina e rappresentante della Cina sud-occidentale, ha inaugurato il 6 dicembre la quarta edizione di Italy meets China, una serie di webinar rivolti alle aziende italiane e alle istituzioni cinesi interessate rispettivamente al mercato cinese e a quello italiano, per ampliare le conoscenze sui due territori e diventare un punto di ri-partenza per nuove opportunità di business.

«Per uscire dall’attuale situazione stagnante procurata dal Covid e riattivare il business, l'Italia deve essere riaperta in termini di comunicazione, e i suoi imprenditori devono scoprire opportunità di business sul suolo cinese», ha spiegato Paolo Bazzoni, presidente della Camera di commercio Italiana in Cina, «per le imprese che si trovano già in Cina la situazione è piuttosto complicata a causa dei continui lockdown e se non si percepiranno cambiamenti in positivo, i nuovi investimenti risulteranno fortemente compromessi».

In questa prospettiva l’intento deve essere di affrontare queste difficoltà con positività, ha insistito Bazzoni, perché l’Italia ha molto da offrire al Sichuan in termini di aziende meccaniche, meccatroniche, elettroniche, di innovazione e tecnologia, di design, di lifestyle, di food&beverage e di tutte le altre attività in cui l'Italia è un'eccellenza in Europa e nel mondo. 

L'evento, organizzato dalla Camera di Commercio Italiana in Cina con il sostegno del Consolato Generale d'Italia a Chongqing e del Sino-Italian Cultural Innovation Park di Tianfu New Area, ha puntato l'obiettivo sul Sichuan, la regione del sud-ovest della Cina chee si estende su una superficie di 486.000 chilometri quadrati, quindi una volta e mezza l'Italia, al quinto posto nel Paese per estensione.

Nel 2021, il numero di residenti permanenti nella provincia ammontava a circa 83,72 milioni, il 140% della popolazione italiana. Storicamente conosciuta come la "provincia dell'Abbondanza" per le sue numerose risorse naturali, il Sichuan rappresenta una delle maggiori economie della Cina occidentale.

Nel 2021, il pil ha raggiunto i 5.385 miliardi di yuan, circa 770 miliardi di dollari, al sesto posto nella classifica nazionale, quindi un’area strategica sia per l'economia cinese che per gli scambi internazionali. Grazie alla sua posizione favorevole e all’armonioso stile di vita della sua popolazione, è importante che la CCIC percepisca l’estrema importanza delle opportunità di cooperazione tra l'Italia e il Sichuan.

 

«Il Sichuan ha un buon sistema di industrie, in particolare dell’IT, della produzione automobilistica, dei minerali, ed è un centro di consumo della Cina occidentale, dove vivono 500 milioni di persone», ha fatto presente Liang Yong, vicedirettore del Dipartimento del Commercio della Provincia di Sichuanresponsabile della cooperazione economica estera della provincia, «nell'ultimo anno la scala dei consumi ha raggiunto i 2,4 trilioni di renminbi (circa 343 miliardi di dollari), con un aumento dell'11,9% rispetto al passato».

Ma soprattutto il Sichuan è una regione chiave in Cina grazie ai sistemi di trasporto - vi transitano treni sino-europei che collegano la Cina all'Europa - e ai 15 aeroporti per uso civile a cui si aggiungerà presto l'aeroporto internazionale di Chengdu Tianfu, in collegamento con 59 città nel mondo. Le autorità cinesi stimano che il volume delle importazioni e delle esportazioni nel Sichuan abbia raggiunto quest'anno 826 miliardi di renminbi, con un aumento del 9,7%, grazie anche alle oltre 1.000 imprese che intrattenevano rapporti commerciali con l'estero.

In prospettiva il Sichuan punta anche al collegamento stretto Chengdu-Chongqing tramite la costruzione di un'autostrada per collegare le due città, con l’intento che diventino due hub economici della Cina occidentale. 

Luisi ha  focalizzato il suo intervento su Chengdu, il capoluogo della regione, con una popolazione di oltre 20 milioni di persone, circa un quarto dell'intera popolazione del Sichuan. Nel 2021 ha raggiunto un pil di quasi 2 triliardi di renminbi (290 miliardi di dollari), e un tasso di crescita medio del 6,7% in due anni, che la rende la settima città più ricca della Cina.

La Sichuan Tianfu New Area, dove si verificano le maggiori opportunità di investimento straniero, si concentra principalmente sullo sviluppo dell'industria dell'innovazione culturale, della produzione di fascia alta e della tecnologia avanzata. Nell'agosto 2017, il governo municipale di Chengdu e il Ministero dello Sviluppo Economico italiano hanno firmato un accordo di intenti per la costruzione del Sino-Italian Cultural Innovation Park in Sichuan a cui è seguito l'apertura dell'ufficio della Camera di Commercio Italiana.

 «La Tianfu New Area è il primo parco autorizzato a partecipare al meccanismo di collaborazione culturale sino-italiano. Con il grande sostegno del CCIC, possiamo mettere a disposizione una sala espositiva in cui organizzare mostre di moda e design», ha sottolineato Lu Qiansheng, vicedirettore del Parcoche gode di un'ottima posizione perché è vicino agli aeroporti e alle stazioni ferroviarie ad alta velocità, con le quali si possono raggiungere le maggiori città della Cina in otto ore. «Stiamo progettando di costruire un incubatore di imprese che avrà una superficie di un milione di metri quadrati. In termini di incentivi e fondi, ci sono molte politiche a sostegno del parco», ha detto Lu.

All'evento Italy meets China hanno portato la loro testimonianza imprenditori, manager e professionisti che hanno scelto Chengdu e il Sichuan come base della loro attività. Tra questi, Luisi ha fondato nel 2017 fonda una società di consulenza, ChinItaly, per allargare gli scambi industriali, commerciali e culturali tra i due paesi, con particolare attenzione ad aiutare le aziende cinesi ad espandersi all'estero e in particolare in Italia, e viceversa. L'attività ha riguardato diveri settori fra cui il calcio, dove ha stabilito una collaborazione con le scuole calcio del Napoli in Cina e con le aziende cinesi locali interessate a espandere le proprie attività all'estero. Il cibo è poi diventato un'entità separata dell’azienda, esportando condimenti cinesi in tutto il mondo e importando in Cina prodotti alimentari italiani, in particolare olio d'oliva e vino.

«La scelta di Chengdu non si è basata sugli incentivi nell’area, ma sul fatto che il Sichuan è una delle province migliori, Chengdu è una grande città, ancora in crescita, diversa da altre aree come Shenzhen, anche in termini di elettronica, e per molti campi il mercato non è ancora saturo», ha raccontato Alberto Borini, ceo di Biplan Tech, la filiale cinese del gruppo di Reggio Emilia, specializzato sull’alta tecnologia, principalmente motori e internet delle cose. In Italia la sede centrale è a Reggio Emilia, un ufficio a Milano e uno a Cagliari, e qualche anno fa è stato aperto un altro stabilimento a Durazzo, in Albania. «Fondata nel 2012, le prime attività in Cina sono partite come collaborazioni con fornitori dell’area di Shenzhen perché è stato naturale, lavorando con l’elettronica. Non sono mai stati comprati prodotti finiti, ma solo quelli semifiniti che poi erano completati con l’utilizzo di software e hardware negli stabilimenti. Nel 2019 sono iniziate le prime partnership con i clienti cinesi in varie parti del Paese, compresa Pechino, ed è stato aperto un ufficio», ha ricordato Borini.

«Per rimanere serve determinazione, un progetto stabile e di medio-lungo termine», ha incalzato Borini, «se si vuole lavorare in Cina si deve essere presenti e gestire l’attività, oppure entrare in collaborazione con una forte azienda del posto. Non è possibile gestire qualsiasi tipo di azienda in Cina pensando di visitarla una o due settimane ogni sei mesi giusto per controllare i fornitori».

Un punto di vista diverso, ma ugualmente prezioso per le imprese italiane, è stato offero da Lucia Clara Orlandini, esperta di fisica medica al Sichuan Cancer Hospital and Institute, dove lavora dal 2015 nel centro radioterapeutico. Fondato nel 1979 è l’ospedale più importante per le cure al cancro nella Cina sudoccidentale e il nono ospedale a livello nazionale. Nel 2021vi sono stati ricoverati 620mila pazienti in ambulatorio e 60 mila in lungo degenza.

A differenza dei paesi occidentali, i pazienti di chemioterapia e radioterapia vengono ricoverati. «La struttura e la missione degli ospedali della provincia di Sichuan, e in tutta la Cina, è la prevenzione del cancro, riabilitazione, ricerca, trattamento, e formazione», ha raccontato Orlandini, «secondo i dati National Cancer Center di Pechino, nel 2022 sono stati registrati 5 milioni di casi nuovi e 3 milioni di morti. Il 70% delle nuove diagnosi per cancro è sottoposto a radioterapia, per questo che i dipartimenti di oncologia negli ospedali cinesi hanno numeri così alti».

In Cina è possibile effettuare quasi 700 trattamenti al giorno, contro gli 80-100 trattamenti di radioterapia in un ospedale italiano di media grandezza e 300 al giorno nelle strutture più grandi. «La qualità dei macchinari, di cui uno realizzato da un ingegnere romano, è molto alta e quindi vengono utilizzati per tutti i trattamenti. Nella provincia dello Sichuan c’è anche un miniacceleratore di ultima generazione, prodotto da due compagnie diverse, uno svedese e uno statunitense, nonostante in Cina ci siano delle aziende che producono i loro acceleratori», ha rivelato Orlandini, «il flusso di lavoro normale dell’ospedale, gestito in maniera efficiente da uno staff molto organizzato, richiede molta attenzione in ogni punto del processo e del trattamento, e anche della manutenzione, ma nonostante questo ogni trattamento è portato a termine entro la fine del giorno e perciò non esiste alcuna lista d’attesa».

L'aspetto delle relazioni culturali tra Italia e Sichuan è stato ricordato da Tan Qingyue, capo del Dipartimento di Lingua Italiana del Chengdu Institute Sichuan International Studies University. Fondato nel 2020 con 12 dipartimenti, lingue straniere ed economia, nel 2021 ha  avviato il corso di laurea di lingua italiana, che oggi conta 400 studenti. «I programmi formativi hanno un taglio economico, traduzione finanziaria per esempio, e 98% degli studenti dell’istituto ha l’opportunità di andare a studiare all’estero, tra cui l'Italia, che collabora con l’Istituto Dante Alighieri, l’Università di Macerata e l’Università di Perugia», ha detto Tan Qingyue. 

 «Oggi la Cina è ancora la comunità studentesca più importante che abbiamo a Milano e Roma, dopo l'Italia, ovviamente», ha ricordato Donato Medici, direttore del Naba, Nuova Accademia di Belle Arti, fondata a Milano nel 1980, oggi la più grande accademia d'arte e design in Italia, classificata fra le 100 migliori università in arte e design da QS World University Ranking. «NABA ha già una presenza in Cina, per supportare gli studenti che vogliono venire a studiare in Italia, ma in futuro la volontà è di fornire una presenza accademica più tangibile in Cina, non solo a Shanghai, ma anche con le molte università in tutto il territorio, che ci danno un enorme contributo in termini di collaborazione e condivisione di best practice», ha concluso Medici. (riproduzione riservata)

 

 


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