Lo scorso dicembre, il legislatore cinese su indicazione del Ministero del Commercio (Ministry of Commerce of People’s Republic of China - MOFCOM) ha deliberato un importante emendamento della legge sul commercio estero, che disciplina il commercio di beni (materiali e non) da e per l’estero e include una parte dedicata alla protezione dei relativi diritti di proprietà intellettuale.
Emanata nel 1994, è stata successivamente emendata nel 2004, nel 2016 e da ultimo, lo scorso dicembre, con l'obiettivo di rispondere alle esigenze di favorire l’import & export di beni e tecnologie.
Questa ultima revisione, limitata in termini di intervento legislativo perché abroga un singolo articolo della legge, è particolarmente significativa. La modifica comporta infatti l’annullamento dei requisiti di registrazione e deposito presso le autorità competenti in precedenza richieste agli operatori commerciali stranieri al fine di effettuare operazioni di import & export. L’emendamento segna un importante passo in avanti verso una semplificazione degli scambi commerciali con la Cina.
In principio, ai sensi della legge sul commercio estero del 1994, solo determinate entità erano autorizzate a importare ed esportare. Le altre entità sprovviste di autorizzazione che intendevano compiere operazioni di import & export potevano solamente affidarsi a tali soggetti autorizzati.
Dalla revisione del 2004, tutti gli operatori commerciali potevano condurre attività di importazione ed esportazione, ma era richiesto effettuare prima una particolare registrazione, depositando la richiesta presso le autorità locali competenti.
Da dicembre scorso, alle società domestiche cinesi legalmente costituite in Cina, incluse le società ad investimento straniero, non è più richiesto di effettuare tale registrazione. Ciò significa che qualsiasi società non è più tenuta a registrarsi presso le autorità locali e godranno del diritto di importare ed esportare prodotti da e verso la Cina.
Posto che non è più richiesto effettuare la registrazione per l’attività di importazione ed esportazione, attualmente rimangono comunque in vigore gli altri adempimenti relativi alle merci. In primis, quello di effettuare la registrazione doganale per ottenere il codice di registrazione e compilare i relativi moduli.
Tali procedure oltre che dall’importatore direttamente, possono essere eseguite anche per il tramite di un agente intermediario. Inoltre, le merci importate devono essere in possesso dei certificati di qualità richiesti, ed essere rispondenti agli standard locali definiti per categoria prodotto. Rimangono ancora in vigore anche le definizioni delle categorie di merci consentite, vietate e limitate all’importazione e/o all’esportazione.
Per gli operatori stabiliti all’estero che commerciano con la Cina, da un lato, si aprono sicuramente molte più possibilità di avviare una collaborazione commerciale con numero maggiore di partner commerciali cinesi. Dall’altro, vi è il rischio che la rimozione del requisito possa aumentare anche la possibilità di entrare in contatto con potenziali partner meno qualificati, o meno esperti (e nella peggiore ipotesi, possibili truffatori).
Perciò, è consigliabile, ancor più che in precedenza, condurre le opportune verifiche sui potenziali partner commerciali e controparti cinesi e valutare eventuali due diligence più approfondite (in ragione della specifica natura dell’affare).
La nuova revisione della legge sul commercio estero è un ulteriore tassello nel quadro della politica generale che si sta delineando negli ultimi mesi e che si pone come obbiettivo primario quello di stimolare la ripartenza e la ripresa economica dopo le recenti e prolungate chiusure. Guardando all’insieme dei provvedimenti presi negli ultimi due mesi dall’organo legislativo ed esecutivo, risulta chiara la volontà della Cina di ripristinare quanto più possibile il libero movimento delle persone e delle merci sia a livello interno, che al di fuori dei confini nazionali, da tempo sottoposte a limitazioni.
Come noto, la Cina ha recentemente eliminato la maggior parte delle restrizioni Covid-19, comprese le misure che influivano fortemente sulla circolazione delle persone all’interno del paese, in primis, il tracciamento dal quale conseguivano i c.d. lockdown (e le quarantene centralizzate) così come le restrizioni di spostamento tra le varie province cinesi, nonché l’obbligo di quarantena centralizzata preventiva all’ingresso nel Paese.
Questi cambiamenti, oltre che apportare benefici al mercato e agli operatori domestici, comporteranno sicuramente un miglioramento dal punto di vista operativo e di gestione delle operazioni commerciali ed investimenti esteri anche per gli investitori ed operatori commerciali stranieri.
Considerato che il 2023 è solo all’inizio, è ragionevole ritenere che saranno varate nuove ed altre misure di stimolo sulla scorta della politica generale descritta sopra che mira alla ripartenza dell’economia cinese e alla facilitazione degli scambi commerciali con la Cina. (riproduzione riservata)
* Avvocati, studio GWA - Asia, Shanghai