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Boselli, in Cina le imprese insistano sul made in Italy

Il presidente della Fondazione Italia-Cina, Mario Boselli, uno dei pionieri sul mercato cinese del tessile, ha sottolineato che l'iniziativa della Via della Seta offre molte opportunità perché, se i cinesi utilizzassero per il loro export e il loro import asset italiani, farebbero sì profitti ma all'interno di in una precisa realtà di mercato, quella italiana, che ne sarebbe avvantaggiata


14/07/2020 15:32

di Tiziana Molinu - Class Editori

settimanale
Mario Boselli, presidente Fondazione Italia Cina

«Nel quadro dell'economia internazionale che risente degli effetti della pandemia covid-19, c'è una sola certezza, solo la solidarietà tra gli stati nell'affrontare i problemi globali potrà cambiare il volto della crisi e dare vita a nuovi scenari commerciali». Ne è convinto Mario Boselli, imprenditore tessile e presidente onorario della Camera nazionale della moda, di cui è stato presidente dal 1999 al 2015, e che, lo scorso 23 aprile, nel momento più delicato delle relazioni con Pechino, è stato scelto come presidente della Fondazione Italia Cina, l'organizzazione creata da Cesare Romiti per promuovere gli scambi economici, culturali e politici tra i due Paesi.

La sua disamina della situazione è chiara e ha come obiettivo quello di capire cosa riserverà il futuro prossimo per trasformare le difficoltà in opportunità per le imprese italiane che sono o che vogliono essere parte del mercato cinese. «L'economia cinese è cambiata notevolmente negli ultimi anni modificando uno scenario, produttivo e sociale, che da anarchico si è fatto pressoché identico a quello occidentale sotto ogni punto di vista. Ne è conseguito anche un miglioramento del tenore di vita dei suoi abitanti che ha fatto sì che oggi, potenzialmente, ci siano 400milioni di nuovi consumatori ai quali le imprese italiane, ma non solo, possono rivolgersi», ha commentato Boselli.

Questo anche nei tempi attuali del post pandemia in cui la ripresa dei consumi c'è stata (ad aprile, l'aumento delle vendite è stato del +400%) tanto che il bacino orientale si candida ad essere perfetto per accogliere le aziende italiane e, di conseguenza, fare da traino per l'economia del Belpaese. Un'opportunità che nasce anche dal sentire cinese che ha come riferimento, da sempre, lo stile di vita italiano e le sue eccellenze. Insistere sull'italianità del prodotto offerto può essere un volano per le imprese italiane, anche quelle medio piccole, a patto che siano valorizzate e sostenute. Compito, questo, che la Fondazione Italia Cina porta avanti da sempre promuovendo fiere, mostre, showroom, contatti senza dimenticare il vero ago della bilancia attuale, l'e-commerce, in cui i consumatori cinesi sono pionieri.

Perché, a detta di Boselli, una cosa non è cambiata, ovvero il fatto che la Cina sia da sempre il laboratorio del futuro, fucina di nuove tendenze che da lì arrivano in occidente. Bisogna guardare alla Cina per indovinare gli scenari prossimi? Pare proprio di sì. «Dobbiamo affidarci all'accordo appena firmato tra Cina e Italia, la cosiddetta Via della Seta, che se non ha mancato di suscitare perplessità in alcuni Paesi, nasconde molte opportunità perché se è inverosimile che i cinesi possano approfittare per acquistare a condizioni più vantaggiose gli asset italiani, è anche vero che se li utilizzassero per il loro export e il loro import, farebbero sì profitti ma all'interno di in una precisa realtà di mercato, quella italiana, che ne sarebbe avvantaggiata», ha concluso Mario Boselli. (riproduzione riservata)


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