La Cina è oggi il leader mondiale nel mercato delle auto "green", con una produzione che lo scorso anno ha raggiunto i 6 milioni di veicoli, tra elettrici a batteria e ibridi con la spina. E sempre alla Cina va il primato per l'infrastruttura di ricarica più vasta e per la flotta dispiegata, che copre il 60% di tutte le auto elettriche presenti nel mondo.
La crescita è stata accompagnata dal governo, che ha elargito ampi sussidi per la transizione del settore automobilistico, favorendo il proliferare di nuovi marchi e nuovi modelli EV nella seconda economia mondiale. Nel 2019, i produttori EV cinesi erano all'incirca 500.
Di pari passo, però, sono aumentati i "cimiteri" delle auto elettriche in tutta la Cina, in parte perché le società di ride-hailing che le avevano acquistate sono fallite o perché quei modelli sono stati rigettati perché obsoleti a favore di tecnologie più evolute.
Tutto ciò emerge da una recente inchiesta condotta da Bloomberg, che scrive che il boom della Cina nel panorama dell'elettrico è stato incentivato dal governo, ma che allo stesso tempo in decine di città in tutta la Cina ci sono (o ci sono stati, perché alcuni sarebbero stati ripuliti) immensi parchi costellati da file e file di auto abbandonate tra rifiuti ed erbacce. In Hangzhou, scrive Bloomberg, alcune auto sono lì da talmente tanto tempo che le piante sono cresciute al loro interno e alcune contengono ancora oggetti impolveriti degli ex proprietari o utenti.
Questo scenario apocalittico si era già visto nel 2018, quando in tutto il paese sono fioccati cimiteri di biciclette abbandonate, con decine di milioni di esemplari che sono finiti in fiumi, canali e parcheggi dismessi dopo l'ascesa - e poi la caduta - di aziende di bike-sharing. Questa volta, le auto elettriche abbandonate apparterrebbero ad aziende di car-sharing che sono fallite o ad aziende di veicoli elettrici che hanno lanciato nuovi aggiornamenti più avanzati.
Un decennio fa, centinaia di produttori - aziende consolidate, ma anche startup - si sono lanciati nel mercato dell'auto elettrica incoraggiati dal supporto governativo e hanno sfornato un gran numero di veicoli elettrici early-stage con batterie "primitive" in grado di garantire un'autonomia di circa 100 chilometri con una ricarica.
Quei veicoli sono stati in gran parte acquistati da aziende di ride-hailing, tra cui Didi Global, la Uber cinese, che le davano in leasing ai loro clienti. "Agli albori del mercato EV cinese, le consegne erano guidate dalle flotte di car-sharing" ha commentato Young Huang, analista senior della società di consulenza JSC Automotive. "Solo pochi privati avevano deciso di acquistarli".
Oggi, dai 500 produttori EV registrati nel 2019 la Cina conta all'incirca 100 attori. La presenza dei cimiteri delle auto, oltre a essere un pugno nell'occhio va ad annullare uno dei propositi per cui le auto elettriche sono state portate sul mercato: arrestare la crisi climatica.
Disfarsi rapidamente di così tante auto abbandonate comporta costi molto elevati, considerando che la loro costruzione è dispendiosa in termini di emissioni e che portano vantaggi rispetto alle auto endotermiche solo dopo alcuni anni.
Le batterie esauste dei veicoli contengono anche metalli rari come nichel, litio e cobalto, che potrebbero essere riciclati per produrre un effetto realmente positivo per il clima. Secondo la stampa cinese, il governo di Hangzhou si è impegnato a smaltire le auto, che avrebbero iniziato ad accumularsi nel 2019. (riproduzione riservata)