La Cina imporrà dazi antidumping su billette e lamiere laminate a caldo di acciaio inossidabile provenienti dall'Unione Europea, dal Giappone, dalla Corea del Sud e dall'Indonesia.
La decisione parte da un’indagine sul società accusate di vendere i loro prodotti sottocosto danneggiando l'industria locale, secondo il ministero del Commercio cinese. Una decisione preliminare in merito era stata annunciata a marzo. Le aliquote fiscali punitive, tra il 18,1% e il 103,1%, saranno in vigore per cinque anni.
Il Paese più colpito sarà la Corea del Sud. Fatta eccezione per Posco, cui saranno imposte tariffe al 23,1%, i produttori sudcoreani subiranno le tariffe con l’aliquota più alta. Quanto ai 28 Paesi comunitari, alle importazioni delle aziende europee sarà imposta un’aliquota del 43%. L’Italia, spiega una fonte specializzata nel settore della logistica, sarà comunque colpita soltanto in minima parte, anche perché le esportazioni verso la Cina si concentrano sul versante alto della produzione.
Ai giapponesi saranno invece applicate tariffe del 29%, fatta eccezione per i prodotti Nippon Yankin Kogyo, al 18,1%. Infine sulle importazioni dall’Indonesia, le maggiori per quota di mercato dei prodotti soggetti a dazi, l’aliquota è al 20,2%
I prodotti inossidabili sono ampiamente utilizzati, tra le altre industrie, nel trasporto marittimo, nei container e nelle ferrovie. Secondo i dati della Stainless Steel Council of China’s Special Steel Enterprises Association, nel primo trimestre dell’anno sia le importazioni sia le esportazioni da e verso la Cina sono diminuite. Le prime del 26,4% rispetto allo stesso periodo del 2018, mentre per l’export la flessione è stata del 22,1%.
La Repubblica popolare rimane il principale produttori ed esportatore d’acciaio al mondo. Nel 2018 le vendite all’estero sono diminuite del 9% a 66,9 milioni di tonnellate. Il settore è anche uno di quelli maggiormente interessati dal processo per tagliare l’eccesso di capacità produttiva della Cina, razionalizzando l’industria, in modo da sfoltire il numero di imprese cosiddette zombi, ossia realtà che senza sussidi e sostegno statale non potrebbero andare avanti.