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Industria

Giorgetti, l'Eu deve attrezzarsi per fronteggiare un eccesso di export cinese

Lo ha detto il ministro delle finanze italiano al G7 di Stresa dove si è discusso dei rischi per l'Europa della overcapacity produttiva in Cina. Il francese Le Maire auspica un coordinamento dei paesi europei per dare eventualmente una risposta comune. Secondo Gentiloni, commissario Eu all'economia, il rischio Cina va ridimensionato


24/05/2024 15:16

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Giancarlo Giorgetti, ministro della finanze

La questione della overcapacity cinese e i rischi per i mercati europei e occidentali è stata al centro di una delle sessioni di lavoro del G7 Finanze in corso a Stresa (Novara), sul lago Maggiore. «Abbiamo parlato della overcapacity cinese e della necessità di trovare le corrette regole per la sicurezza e il libero commercio in una fase nuova della globalizzazione», ha riferito il Ministro dell'economia e delle finanze italiano, Giancarlo Giorgetti, incontrando i giornalisti, «é giusto che a livello di Paesi G7 si trovi una linea comune, una comune visione e forse magari anche una comune risposta».

Giorgetti ha aggiunto che dal G7 di Stresa usciranno "sicuramente dei buoni intenti". Alla domanda se ci saranno dazi europei per contrastare la overcapacity cinese, come già hanno deciso gli Usa, Giorgetti ha risposto così:«È un tema. Se la overcapacity cinese non può riversarsi sui mercati americani, inevitabilmente si riverserà su altri mercati. Quello che non può e non deve accadere, ed è quello di cui stiamo discutendo, è che ci sia una competizione all'interno dei Paesi del G7, questo sarebbe sicuramente sconveniente». 

Insintonia con le dichiarazioni del ministro italiano, il suo omologo francese, Bruno Le Maire, ha proposto ai suoi colleghi dell'Economia e ai governatori delle banche centrali del G7 di avviare «una valutazione comune approfondita per capire in cosa consiste la sovracapacità cinese e capire quali sono gli strumenti più efficienti per affrontarla».

Per il ministro «serve un dialogo aperto con i nostri partner cinesi» ed è necessario evitare a tutti i costi «ogni tipo di guerra commerciale, mastiamo pensando a tutte le possibilità per evitare che la nostra industria venga messa in pericolo da pratiche ingiuste». Le Maire ha sottolineato che «una guerra non è, né nell'interesse degli Usa, né della Cina, né dell'Europa, né di nessun altro Paese del mondo. C'è un problema legato a pratiche commerciali ingiuste, con il livello elevato di sussidi e la sovracapacità industriale» e ha promesso che farà di tutto per difendere l'industria e i lavoratori francesi. «Non voglio che tutti gli sforzi che abbiamo fatto negli ultimi 7 anni con il presidente Macron, grazie alle politiche economiche per rendere la Francia più attrattiva, vengano messi a rischio da pratiche commerciali scorrette o dalla sovracapacità industriale», ha aggiunto, reduce dalla firma di accordi miliardari con la Cina siglati durante la visita di Xi Jinping a Parigi poche settimane fa.

Le Maire ha ricordato che la Commissione europea «ha già fatto grandi passi per affrontare la questione ma avere un approccio comune con i Paesi del G7 è il modo migliore per risolvere la questione, porre fine a questa situazione ed evitare situazioni che possano mettere a rischio la nostra industria».

Dal canto suo Paolo Gentiloni, commissario europeo all'Economia, ha cercato di ridimensionare il problema. «Non credo che ci siano delle ripercussioni negative e particolari sui mercati europei dai nuovi dazi imposti dagli Usa su veicoli elettrici e altre tecnologie verdi importati dalla Cina», ha detto parlando con la stampa, «d'altra parte i volumi anche di esportazioni di veicoli elettrici negli Stati Uniti non sono tali anche se fossero deviati, ma non sappiamo cosa abbiano in testa gli esportatori cinesi, ovviamente, ma anche se fossero deviati verso i mercati europei hanno delle dimensioni che non suscitano allarme». 

«Il punto è un altro e cioè che ciascuno anche nei paesi del G7 ha in mente i propri interessi economici e commerciali. Questo vale per gli Stati Uniti, come per l'Unione europea e per i singoli paesi, ma la necessità di fare fronte a questa situazione, che è abbastanza inedita, perché il mercato cinese non riesce ad assorbire tutto ciò che la Cina produce», ha proseguito, «i livelli di risparmio in Cina sono altissimi, quindi questa situazione di capacità in eccesso tenderà a prolungarsi nel tempo e di fronte a questo bisogna non chiudere le porte al commercio internazionale, per noi europei sarebbe impossibile, ma rispondere insieme».

«Per rispondere insieme bisogna anche condividere le informazioni ed essere reciprocamente informati. Mi pare che ci sia questa consapevolezza e mi auguro che in futuro diventi una prassi, come quella di monitorare, informarsi reciprocamente delle misure da prendere. L'ideale sarebbe anche prendere misure assieme, ma questo ovviamente non è facilissimo perché giustamente ognuno protegge gli interessi dei propri mercati, ma già una forma di coordinamento che è quello che propone l'Ue in questi tavoli sarebbe un passo in avanti», ha concluso Gentiloni.

Fuori dal coro ufficiale e un po' più pessimista si è espresso anche Romano Prodi, l'ex presidente della commissione europea. «Secondo i governi europei, che tendono più alle imposizioni fiscali, è meglio costringere i cinesi a fare le fabbriche in Europa, ma se a settembre, come ritengo assai probabile, comincerà la concorrenza fra i Paesi europei per attirare le imprese cinesi, qui scientificamente parlando, sarà un gran casino». (riproduzione riservata)


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