L'utile industriale delle grandi società cinesi è cresciuto in aprile del 57% sul 2020, ma soprattutto del 50% sullo stesso mese del 2019. Anche se c'è una flessione rispetto alla velocità di crescita che si era registrata in marzo per lo stesso indicatore, il trend si presenta chiaro, ma non così positivo per l'economia in generale.
Infatti, l'impennata dei profitti delle società minerarie a monte e dei produttori di materie prime è stata determinata soprattutto dalla crescita dei prezzi delle materie prime a livello globale e, solo in secondo luogo, dalla ripresa della domanda.
I profitti dei produttori farmaceutici sono stati sostenuti dalla domanda di vaccini e apparecchiature per test Covid dall'estero e hanno subito un'accelerazione rispetto al ritmo del primo trimestre.
Buone le notizie dai produttori di tessuti, stampa e abbigliamento, che si stanno gradualmente riprendendo e denunciano un minor calo dei profitti.
Il miglioramento della redditività ha anche aiutato le imprese industriali a ridurre il loro rapporto debito/Pil al 56,3% alla fine di aprile, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
Questi dati hanno acceso l'entusiasmo di alcuni analisti che hanno rilasciato dichiarazioni sorprendenti.
«La velocità della crescita in Cina non ha eguali nel resto del mondo: si prevede che entro la fine del 2021 il tasso di crescita del colosso asiatico supererà del 10% i livelli pre-crisi», ha detto Philipp Vorndran, Capital Market Strategist di Flossbach von Storch, gestore di fondi di Colonia (Germania), con attivi in gestione per oltre 67 miliardi di euro.
«L'Europa non può certo sperare in risultati simili, ma anche gli Stati Uniti, che stanno trainando la ripresa con ingenti pacchetti strutturali e di aiuti, rimarranno indietro», ha aggiunto. (riproduzione riservata)