Fine di un amore mai sbocciato. La joint venture Gac-Fca, che produceva e distribuiva vari modelli di Jeep in Cina, dichiarerà fallimento. Gli azionisti della jv, Guangzhou Automobile Group, controllata dal governo di Pechino, e Stellantis, hanno approvato una delibera che, «in un contesto in perdita, consente alla joint venture di presentare istanza per essere ammessa alla procedura fallimentare». Stellantis ha già integralmente svalutato la sua partecipazione nella jv e le altre sue attività correlate nei risultati del primo semestre di quest'anno (297 milioni di euro) e ha assicurato che «continuerà a prestare servizi di qualità ai clienti attuali e futuri del marchio Jeep in Cina».
L'accordo per la joint venture Gac-Fca, che risale al 6 luglio 2009, fu firmato alla presenza del presidente cinese, Hu Jintao, e dell'allora presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. I lavori per lo stabilimento di assemblaggio Gac-Fiat iniziarono a Changsha il 26 novembre 2009 e l'inaugurazione avvenne il 28 giugno 2012, con Sergio Marchionne ceo di Fiat. Un anno dopo è stata annunciata l'espansione dell'accordo per la produzione di modelli Jeep a Guangzhou con lo scopo di aggredire il mercato cinese. Ma lo scorso anno lo stabilimento di Guangzhou è stato dismesso e la produzione trasferita nella fabbrica a Changsha. Anche questo impianto non ha mai viaggiato a ritmi soddisfacenti, tanto che la partnership negli ultimi anni è sempre stata in perdita.
L'epilogo quest'anno. A gennaio Stellantis ha annunciato un piano per acquisire la quota di maggioranza del 75% della jv, segno dello scontento del gruppo per i rapporti non fluidi con il partner cinese che poi hanno portato al divorzio consensuale: a luglio Stellantis ha annunciato l'intenzione di chiudere la joint venture con Gac, terminando la produzione di veicoli in Cina per concentrarsi sull'importazione dall'estero. Per Equita sim la strategia del gruppo in Cina resta da chiarire; nel business plan presentato a febbraio fu annunciato l'obiettivo di portare il fatturato da 4 miliardi nel 2021 a 20 miliardi nel 2030. Ma al Salone dell'Auto di Parigi l'ad di Stellantis, Carlos Tavares, ha sottolineato che la questione non è centrale: «Siamo il terzo produttore al mondo di auto per ricavi e redditività, la nostra presenza in Cina è marginale e noi possiamo essere sostenibili senza il mercato cinese». Comunque, ha aggiunto, il gruppo automobilistico «continuerà a essere presente» nel mercato asiatico. (riproduzione riservata)