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Industria

Meccanica, farmaci e moda, settori trainanti per il made in Italy in Cina

Per Confindustria c'è spazio immediato per esportare almeno 5 miliardi in più di merci nella Repubblica popolare, dove sono attivi 1300 investimenti manifatturieri di aziende italiane. Al Business Forum Italia-Cina di Pechino, organizzato in occasione della visita della premier Meloni, il punto sulle prospettive di business tra i due paesi


01/08/2024 11:09

di Pier Paolo Albricci

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La riunione del Business Forum a Pechino il 29 luglio

Sono 115 le aziende e associazioni imprenditoriali italiane ad aver partecipato alla tavola rotonda “Italy investing in China: trends and perspective” organizzata a Pechino dalla Camera di Commercio italiana in Cina (CCIC) e da Confindustria, con il contributo di DeLonghi ed Eni,  nell’ambito del VII Business Forum Italia Cina svoltosi in occasione della visita del Premier Giorgia Meloni.

L’appuntamento, organizzato dall’Ambasciata d’Italia nella R.P.C., Agenzia ICE, Cassa Depositi e Prestiti, SIMEST e SACE, ha approfondito le dinamiche di mercato per aumentare l'interscambio, in particolare per potenziare l'export italiano così da riequilibrare la bilancia commerciale, e per favorire le collaborazioni industriali.

“Servono relazioni mutualmente vantaggiose all’insegna della reciprocità per garantire uguali condizioni di accesso ai mercati, inclusa una più marcata convergenza degli standard e delle regolamentazioni tecniche, il cui divario comporta sensibili costi aggiuntivi soprattutto alle pmi. È anche per questo che le grandi aziende presenti in Cina possono svolgere il ruolo di business ambassador e di traino all’interno delle filiere, condividendo esperienze e network, l’accreditamento presso le autorità locali e altri elementi fondamentali per la lettura del mercato. Basti ricordare che secondo il Centro
Studi Confindustria il potenziale export che possiamo ancora colmare nel mercato cinese è di 2,4 miliardi di euro soltanto per i beni di consumo e 2 miliardi per quelli strumentali”, ha rimarcato Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli investimenti di Confindustria.

Dopo il video messaggio dell’Ambasciatore d’Italia a Pechino, Massimo Ambrosetti, hanno fatto seguito gli interventi del Presidente della CCIC, Lorenzo Riccardi, del Direttore Generale per la promozione del Sistema Paese (MAECI), Mauro Battocchi, della Vice Presidente di Confindustria, Barbara Cimmino, del Presidente di Agenzia ICE Matteo Zoppas, del Presidente di SIMEST e International Affairs Officer di Cassa Depositi e Prestiti Pasquale Salzano, e da Donato Roberto Morea, Chief Representative, Head of Shanghai office di SACE, e Gianni Di Giovanni, Chairman Eni China e State Representative presso la Camera di Commercio Europea in Cina.

“La Cina continua a confermarsi strategica per l'export italiano: Pechino si colloca tra le prime destinazioni delle esportazioni italiane a livello globale, essendo il principale mercato in Asia e il secondo tra i Paesi extra-europei, dopo gli Stati Uniti. Il numero ed il valore crescente delle missioni istituzionali nel Paese promuovono in modo significativo le relazioni economiche tra Italia e Cina che contano su uno stock di investimenti diretti esteri italiani in Cina di oltre 15 miliardi di euro in base ai dati Istat, di cui oltre 1300 investimenti manifatturieri che contraddistinguono la maggioranza delle aziende presenti con 130.000 addetti e un fatturato di 33 miliardi di euro” ha ricordato Lorenzo Riccardi Presidente CCIC.

A fare da capofila alle aziende dei vari settori, ANFIA, ASSICA, Farmindustria, Federmacchine e Sistema Moda Italia hanno presentato visioni e prospettive nei rapporti con le controparti cinesi. Per ANFIA il presidente Roberto Vavassori  ha illustrato alle controparti cinesi le competenze di filiera presenti in Italia nel nostro paese e le ragioni che suggeriscono un riequilibrio tra gli investimenti diretti, sin qui effettuati da aziende italiane in Cina, rispetto a quelli di aziende cinesi in Italia con un gap da colmare, secondo i dati forniti da ICE-Agenzia, di circa 5 miliardi di euro. Un dato che – secondo Vavassori – lascia spazio alla presenza di almeno un costruttore di veicoli cinesi in Italia.

ASSICA ha sottolineato che, nonostante il mercato cinese sia chiuso all’importazione di prodotti a base di carne suina a causa della peste suina africana, crede fortemente nel paese in cui fino a 2 anni fa ha esportato 60milioni di euro. L’auspicio è che si possa presto riprendere la possibilità di
esportare in base a protocolli sanitari condivisi tra Italia e Cina con l’impegno delle istituzioni dei due paesi.

Farmindustria ha poi evidenziato che la Cina è per l’Italia il secondo partner extra europeo dopo gli USA nella farmaceutica e sta spingendo moltissimo sugli investimenti nel settore, garantendo anche una maggiore tutela brevettuale. In Cina sono attive da diversi anni importanti aziende  italiane, che possono ulteriormente crescere. Anche per questo ha un’importanza strategica la missione in corso del Presidente Meloni.

Per Federmacchine la Cina nel 2023 è risultata il quarto mercato di sbocco con quasi 2 miliardi di euro di acquisti di macchinari. Nonostante un lieve calo dell’export italiano del comparto verso la Cina e di alcune politiche che non facilitano gli scambi, l’Associazione ha evidenziato le grandi opportunità offerte da questo mercato e dalla collaborazione con le aziende cinesi.

Sistema Moda Italia, infine, si è detta favorevole al “free trade” nel commercio internazionale in quanto pilastro della competitività, ma ha sottolineato l’importanza per il tessile abbigliamento di intrattenere relazioni commerciali eque e vantaggiose per i produttori italiani, nel rispetto del “level playing field” e delle regole di sicurezza, tracciabilità e qualità dei prodotti importati, specialmente quelli e-commerce, così come definite dagli standard europei. 

Tra i presenti anche Marco Midolo, Primo Consigliere, Capo Ufficio Economico e Commerciale dell'Ambasciata d'Italia nella R.P.C., Francesco Pensabene, Direttore e Coordinatore Rete ICE Cina e Mongolia e Federico Roberto Antonelli, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino. (riproduzione riservata)


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