Cina (+137,5%), Turchia (+48,2%), Francia (+17,1%), Svizzera (+14,4%) e Regno Unito (+16,0%), Germania (+6,1%): sono i paesi che lo scorso gennaio hanno maggiormente contribuito alla crescita dell'export italiano, secondo i dati Istat, con le percentuali calcolate su base annuale. In controtendenza il Giappone che registra una diminuzione dell'export italiano del 13,8%.
Il saldo commerciale a gennaio è stato negativo e pari a -4.194 milioni di euro ma in forte contrazione rispetto a -6.520 milioni di gennaio 2022. Il deficit energetico (-7.760 milioni) è stato di poco superiore rispetto a un anno prima (-7.615 milioni), mentre l'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici triplica da 1.095 milioni di gennaio 2022 a 3.566 milioni di gennaio 2023.
I prezzi all'importazione diminuiscono del 3,5% su base mensile e aumentano del 4,6% su base annua (era +11,3% a dicembre 2022).
Nel complesso in gennaio si stima una crescita congiunturale modesta per le esportazioni (+0,2%) e una flessione per le importazioni (-3,2%).
L'aumento su base mensile dell'export è dovuto all'incremento moderato delle vendite verso l'area extra Ue (+0,8%), mentre le esportazioni verso l'area Ue sono in lieve diminuzione (-0,4%).
Secondo l'Istat, nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023, rispetto al precedente, l'export made in Italy è cresciuto cresce del 2,9%, l'import diminuito del 7,7%.
Ma il dato più significativo è che in gennaio l'export è cresciuto su base annua del 15,3% in termini monetari e del 2,4% in volume. La crescita dell'export in valore è più sostenuta verso i mercati extra Ue (+20,5%) rispetto all'area Ue (+11,3%). L'import registra un incremento tendenziale dell'8,4% in valore - sintesi di un aumento del 17,2% per l'area Ue e di una contenuta flessione per quella extra Ue (-0,7%) - ed è pressochè stazionario in volume (+0,3%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente all'aumento tendenziale dell'export si segnalano articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+53,9%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+19,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+17,6%). (riproduzione riservata)