MENU
Politica

Bain, la Cina sarà il primo mercato del lusso entro il 2025

La crescita dei consumi interni e l'impossibilità di spostamenti tra Paesi porteranno a fine anno a un aumento del 44% del mercato di Pechino, fino a 44 miliardi di euro. Nel 2020 stimata una contrazione globale dei beni di lusso pari al 23%, la peggiore dal 2009 ma migliore rispetto alle stime di marzo. Crescono i canali di vendita online e gli acquisti locali


18/11/2020 14:37

di Marco Capponi - Class Editori

Lusso

Anche il mercato del lusso, tradizionale cavallo di battaglia delle economie occidentali, potrebbe presto diventare un baluardo di Pechino. Il pronostico della società di consulenza Bain & Company è chiaro: entro il 2025 la Cina sarà il primo mercato del lusso globale. Conseguenza inevitabile di un processo innescato dalla pandemia di Covid-19, da cui il Dragone è uscito prima di tutti gli altri Paesi: il mercato domestico cinese è in crescita e, nonostante il distanziamento sociale, i consumatori hanno aumentato le loro spese in gioielli, cibo gourmet e vini pregiati.

Un'altra ragione della crescita cinese, secondo Bain, è quella delle misure di distanziamento sociale, che hanno comportato una drastica riduzione della mobilità internazionale. Tradizionalmente, infatti, i consumatori cinesi non acquistavano i beni di lusso in patria ma realizzavano le loro transazioni durante i viaggi internazionali in Europa e negli Usa. "L'immediata conseguenza della pandemia", spiega Federica Levato, partner nel verticale del lusso di Bain, "è stata l'interruzione dei viaggi, quindi,11 mesi senza andare da nessuna parte per gli abitanti della Cina". Il risultato? "I consumi interni sono lievitati a dismisura", spiega l'esperta. 

A livello di numeri per fine 2020 la Cina dovrebbe essere l'unico Paese a riportare una crescita su base annua del mercato del lusso, stimata in aumento del 44% a 44 miliardi di euro. In un anno in cui, per la prima volta del 2009, le vendite di beni di lusso personali come vestiti, gioielli e accessori dovrebbero contrarsi a livello globale del 23% a 217 miliardi di euro (il più drastico calo annuale mai registrato da Bain). 

La previsione elaborata dalla società di consulenza, in collaborazione con Altagamma, si colloca però nella parte migliore dello scenario fornito lo scorso maggio, che prevedeva possibili contrazioni fino al 35%. A dare lo sprint all'andamento migliore del previsto, la ripartenza registrata nel terzo trimestre, non soltanto in Cina. "Ora ci troviamo in una situazione a due velocità", sottolinea Levato, "la Cina che continua ad accelerare, mentre Europa e Usa sono alle prese con la seconda ondata di Covid-19 e incertezze politiche e sociali". Alla luce di ciò, il calo dell'ultimo trimestre dovrebbe essere del -10% su base annua. 

Quanto al recupero del settore nel post-Covid, gli esperti non lo prevedono prima della fine del 2022, o addirittura l'inizio del 2023. Tuttavia, la pandemia ha accelerato alcuni trend che potrebbero contribuire a una ripresa meno lenta del previsto, come lo spostamento dei consumi delle nuove generazioni verso gli acquisti online e la crescita dei mercati locali (testimoniata, non a caso, proprio dai consumi domestici cinesi).

Le transazioni digitali, che nel 2020 sono cresciute dal 12% al 23%, nel 2025 dovrebbero rappresentare il primo canale di vendita, con una quota intorno al 30%. Discorso analogo per le vendite in loco, che tra cinque anni dovrebbero arrivare a una quota fino al 70% del totale dal 60% precedente alla crisi sanitaria ed economica. (riproduzione riservata)


Chiudi finestra
Accedi