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Politica

Caitec: 5 buone ragioni per gli investimenti cinesi in Italia

Per le aziende del Dragone l'Italia è una piattaforma nel Mediterraneo, Un mercato compatibile con quello cinese e un collegamento con l'Europa. Conta inoltre su una manodopera qualificata e meno costosa rispetto ad altri Paesi. Infine da Pechino vedono con favore l'impegno del governo nell'attirare investitori.


14/10/2020 10:47

di Mauro Romano - Class Editori

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Song Wei

"Per le imprese cinesi ci sono grandi potenzialità in Italia. Per noi l'Italia è una economia importante ed è un grande mercato con prodotti e servizi innovativi". Lo ha detto Song Wei, Deputy Director of the International Development Cooperation Institute della  Chinese Academy of International Trade and Economic Cooperation (CAITEC), intervenendo all'evento Belt and Road Initiative organizzato da Class editori in collaborazione con l'agenzia Xinhua.

Nel dettaglio secondo Song sono cinque i vantaggi per le imprese del Dragone nell'investire nella penisola. "Il primo riguarda la connotazione geografica: l'Italia è  al centro del Mediterraneo. E' un hub di trasporto e questo permette di mettere in contatto molti consumatori. Il secondo è  legato al fatto che il mercato italiano ha una grande compatiilità con il nostro. L'Italia è inoltre membro dell'Unione europe e quindi noi possiamo firmare degli accordi di libero scambio non solo con l'Italia ma con tutta l'Europa. Il vostro Paese ha un grande percorso alle spalle di innovazione. Offre tra le migliori universita' d'Europa e del mondo. Avete una tecnologia leader in molti settori".

Il quarto vantaggio riguarda il fatto che la manodopera italiana "è di eccellente qualità  e anche se il costo non è  il piuù basso del mondo è  comunque più  basso rispetto ad altri Paesi. Infine il governo italiano dà molta importanza a far arrivare capitali dall'estero. Gli investitori internazionali vogliono continuare a investire in Italia", ha concluso Song

Due le aree di interesse. Il primo è lo sviluppo delle grandi piattaforme e-commerce. L'Italia da questo punto di vista è ancora un po' indietro, ha sottolineato Song. Ma già rappresenta un territorio chiave per gli hub logistici, fungendo anche da ponte tra l'Europa e l'Africa.  Ma in parallelo vanno presi in considerazioni gli investimenti nello sviluppo delle infrastrutture di connettività. Song parla di superamento dell'Industria 4.0 per passare all'Industria 5.0. 

L'Italia, tuttavia, deve "decidere se vogliamo o no fare affari con la Cina", è l'esortazione di Michele Geraci, già sottosegretario allo Sviluppo economico nel primo governo Conte e oggi tornato fare il docente di Practice in Economic Policy all' University of Nottingham Ningbo. "Non è possibile avere questa discontinuità: ci lamentiamo del 5G, ci lamentiamo che la Cina possa investire nel Porto di Taranto". Le pmi italiane ch e "non hanno un grande potere di aggregazione, "conclude, assistono a un un dibattito politico in Italia che gli toglie il tappeto da sotto i piedi, non si sentono protette". Per questa ragione lo scorso anno fu firmato il memorandum d'intesa tra i due Paesi. 


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