Molti media e analisti occidentali hanno ipotizzato che il caso Evergrande possa rappresentare un «momento Lehman» per la Cina, il catalizzatore di una crisi economica e finanziaria del Sistema Cina, con ripercussioni anche all'estero. Per nostra fortuna, questi analisti hanno torto e dimenticano che, in Cina, il sistema finanziario è strutturato in modo diverso dal nostro e che l'obiettivo primario del governo cinese è mantenere la stabilità socioeconomica del Paese.
In questi giorni, trovandomi in Cina, ho avuto modo di incontrare rappresentanti di varie istituzioni e anche semplici cittadini coinvolti in questa crisi: entrambi i segmenti della società, chi in alto perché più informato dei fatti, chi in basso perché semplicemente spera e ha fiducia nel proprio governo, concordano che il governo cinese farà di tutto per evitare qualsiasi effetto sistemico.
Lo scenario che a oggi mi appare più probabile è quello della suddivisione in good and bad company, possibile spezzatino della good company tra altri operatori del settore «incoraggiati» dal governo, come banche e developer, e, così come fu durante la ristrutturazione bancaria degli anni 90 sotto il premier Zhu Rongji, si spererà che la forte crescita del pil spazzerà il debito sotto il tappeto.
Il governo eviterà il rischio sistemico perché così la società gli chiede, anche il più umile dei risparmiatori. A differenza dei nostri sistemi politici, la stabilità del Paese in Cina è funzione dei consensi che il Partito Comunista ottiene dalla popolazione. Sembra un paradosso, ma mentre da noi le insofferenze verso un partito possono materializzarsi nelle variazioni di consensi da un partito all'altro e la stabilità del Paese è garantita dai flussi di voto dando ai cittadini l'illusione di avere il controllo della politica, in Cina, essendoci de facto un solo partito, non esistono sbocchi alternativi alle ire della gente. Non c'è un Beppe Grillo.
La stabilità del Paese e del Partito sono sinonimi e il Pcc deve la sua longevità al patto sociale con i cittadini: io governo, voi non vi occupate di politica né criticate e io vi garantisco benessere economico e stabilità sociale. Funziona da 45 anni
Oltre alla volontà, la Cina possiede anche i mezzi macroeconomici per evitare crisi sistemiche: 1) Batte moneta; 2) Decide a tavolino la curva dei tassi; 3) Non ha limiti di deficit; 4) Decide a tavolino il cambio; 5) Controlla il conto corrente attraverso politiche commerciali indipendenti; 6) Controlla il conto capitale in ingresso e uscita; 7) Non ha una valuta internazionale, quindi non è in balia di Wall Street. Infine, chiave di tutto, 8) Non ha grosso debito esterno. Hanno tutte le leve economiche che a noi sono negate.
I creditori di Evergrande di cui Pechino si interesserà sono, nell'ordine: 1) Privati che hanno pagato in anticipo per appartamenti non consegnati; 2) Privati che hanno investito in prodotti strutturati con ritorni a doppie cifre; 3) Obbligazionisti; 4) Azionisti; 5) Investitori stranieri.
Questa è la lista delle priorità che ho intuito essere nelle mente dei decisori, con haircut crescenti. Quasi zero per i primi. Mentre è accettabile che un cittadino acquisti una casa e ne veda il valore diminuire, specialmente se è seconda casa, è assolutamente impensabile che a chi abbia pagato un deposito non venga consegnato l'immobile, perché il canale immobiliare come risparmio precauzionale in una società dove il welfare è debole deve essere mantenuto.
Questo gruppo andrà quindi protetto. All'interno di questo, esiste una fascia dove gli appartamenti sono prossimi alla consegna e tali asset sono di facile ridistribuzione ad altre aziende immobiliari. Un po' più complicato il caso di quegli appartamenti che adesso sono solo terreno, ma è qua che il governo «inviterà» i player del settore a partecipare allo spezzatino, cosa che è nel loro stesso interesse per tenere in piedi il settore e per essere «bravi cittadini», che oggi è utile. Inserisco una categoria intermedia, quella dei fornitori (cemento, legno, etc) che deve anch'essa essere protetta per consentire la continuità della catena del valore.
Per coloro che hanno investito in prodotti strutturati (Wmp) ci saranno negoziazioni che, ho intuito tra i corridoi, mireranno a un haircut tale che il ritorno complessivo sia zero o leggermente negativo per i primi investitori e decrescente per gli ultimi arrivati. Per esempio: si fa un haircut del 50% sul nominale, ma chi ha investito quattro anni fa e ha incassato quattro cedole da 10%, in totale prende il 90% del capitale. Chi ha investito ieri, subisce un haircut iniziale del 50% e può sperare che l'ipotesi iniziale, cioè forte crescita del pil nei prossimi anni, si materializzerà. Così come negli anni 90.
Qualunque cosa succederà a Evergrande, la Cina ha la chance di ripetere il whatever it takes di Draghi ed evitare rischi sistemici. Conoscendo come vanno qua le cose, sarà così. (riproduzione riservata)
* economista, professore di finanza alla University of Nottingham di Ningbo (Cina)