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Politica

Cina, buoni i dati dell'economia di marzo, ma l'export tentenna

L'indice PMI del settore manifatturiero in deciso rialzo, anche se meno di febbraio, e sale molto quello dei servizi, al livello migliore da 10 anni. Però sull'export i dati sono contradditori: su 15 rotte dalla Cina i traffici sono diminuiti del 18% e nei porti di Shanghai e Shenzhen si accumulano i container vuoti


05/04/2023 15:14

di Marco Leporati*

settimanale
Vincent Clerc, ceo di Maersk

Gli indici di marzo dell'economia cinese sono alquanto positivi anche se inferiori a febbraio, mese con produzione ridotta a causa delle festività del Capodanno cinese. Secondo NBS (National Bureau of Statistics) l’indice PMI relativo al settore manufatturiero è pari al 51,8% rispetto al 52,6% di febbraio ma comunque sempre superiore al 50% che si considera la linea rossa della produzione; nel settore dei servizi a marzo si registra il 58,2%, valore cresciuto rispetto al 56,3% di febbraio.

Con questa espansione del primo trimestre si è raggiunto il più alto livello nei servizi dal maggio 2011. « L’indice dimostra che la ripresa è in corso. L’espansione del settore dei servizi è particolarmente vivace ed è uno dei più alti dell’ultima decade» ha sottolineato Zhang Zhiwei, presidente e capoeconomista di Pinpoint Asset Management.

Vi è però una certa difficoltà a conciliare questi dati  con quello che sta accadendo nell’universo delle spedizioni marittime, che compongono la stragrande maggioranza dell'export cinese. Se infatti da una prospettiva più ampia la domanda globale è calata del 9,9% anno su anno; le cancellazioni delle partenze navi sono aumentate ed i noli, secondo lo Shanghai Shipping exchange, su 15 rotte sono diminuiti del 18% nei primi tre mesi seguendo il calo dell’82% a partire dal gennaio 2022. Se si focalizza il trend di Shanghai, secondo Gac, l’autorità delle Dogane nello scorso mese l’import è cresciuto del 4,7% e l’export è diminuito del 4,9%, entrambi su base annua.

Sul traffico in export dalla Cina, Vincent Clerc, ceo di Maersk, il secondo gruppo al mondo per movimentazioni di navi portacontainer, durante la sua visita in Cina per presenziare al meeting a porte chiuse, il China Development Forum investor Conference, tenutosi nel fine della scorsa settimana a Pechino, ha dichiarato in una intervista al Financial Times che: «Quando abbiamo iniziato l’anno, vi era la speranza che come la Cina riapriva si potesse vedere una forte ripresa. Penso che non si sia ancora vista al momento. Il consumatore cinese è ancora un poco attonito di quanto è accaduto in precedenza».

Si è detto però convinto, anche in considerazione degli investimenti avviati in Cina e nell’estremo Oriente che vi possa essere una ripresa verso la seconda metà dell’anno. Tuttavia la sua dichiarazione comprova anche che le previsioni da parte delle altre compagnie marittime non sono certamente positive e che il livello dei noli, attualmente molto basso ad eccezione di quelli su rotte verso il Vietnam e la Thailandia, è un segnale indiscutibile del trend di mercato.

Una delle ragioni che dovrebbero giusticare la debolezza della domanda è il fatto che nell’anno precedente si erano raggiunti livelli di scorta nei magazzini che oggi sono di difficile appianamento a causa di un retail che sconta la tensione inflattiva ancora elevata anche se in limitata riduzione.

Tuttavia per addentrarsi nell’analisi dello stato di salute dell’export cinese valgono due considerazioni che possono aiutare nel decifrare la situazione corrente. La prima concerne gli Incoterms o meglio i termini di spedizione: essendoci noli marittimi particolarmente bassi e spazi a disposizione sulle navi si sta tornando a gestire ordini e spedizioni come una trentina di anni fa in CIF (costo, assicurazione e nolo), rispetto a FOB (Franco a bordo su porto di imbarco convenuto).

La conseguenza è che la figura dello shipper, talvolta lo stesso fornitore delle fabbriche cinesi, talaltra un intermediario, preferisce offrire un servizio completo al cliente straniero, piuttosto che lasciare allo stesso cliente la scelta e la decisione nell’organizzazione della spedizione. Questa azione in controtendenza, con le riminiscenze del passato, servono allo shipper per gestire le spedizioni direttamente con le compagnie marittime per trarne qualche maggior beneficio.

La seconda considerazione riguarda l’intermediazione tra cliente e fornitore che prima veniva svolta per la maggioranza dei casi dalle cosidette Trading companies; oggi, dopo tre anni di traversie, molte di esse hanno chiuso i battenti e quindi rimangono solamente le aziende di stato che direttamente o indirettamente sono organizzate per questo tipo di servizio.

Va anche chiarito che la maggior parte degli stabilimenti in Cina non ha diritto di esportare direttamente e deve quindi obbligatoriamente avvalersi delle Trading companies che supportano l’organizzazione della spedizione con la preparazione dei documenti, le procedure di pagamento ed incasso ma sono anche il tramite tra la Cina e il resto del mondo.

Oggi la catena di fornitura, aldilà delle strategie di reshoring o di delocalizzazione in altri Paesi al di fuori della Cina, evidenzia la carenza di questa normativa che non permette il collegamento tra domanda e offerta: vi sono rischi di una domanda inascoltata e le prime timide avvisaglie di stranieri che giungono sul territorio cinese potrebbero esserne la premessa per risolvere questo mancato dialogo.

Questo quadro sinottico dovrebbe procrastinarsi almeno sino al terzo trimestre e l’unico mercato che pare in effervescenza è quello correlato all’area del sudest asiatico che beneficia delle facilitazioni contenute nel trattato RECP.

In quest’ultima settimana, sia durante il forum citato sopra sia in altre occasioni politiche, il Governo cinese ha ribadito la disponibilità ad accogliere investitori stranieri assicurando stabilità, entità e strutture per il commercio estero, promuovendo un’alta qualità nello sviluppo specialmente rinvigorendo la BRI (Belt and Road Initiative).

Questi concetti avranno il primo banco di prova nel corso di questa settimana con la visita in corso da oggi del Presidente francese Emmanuel Macron accompagnato dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyan che nel discorso di qualche giorno fa all’assemblea parlamentare di Brussels ha incardinato alcuni principi di relazioni politiche tra Cina ed Unione Europea.

Certamente sarà necessario il tempo per lenire il passato e ricostituire i rapporti. (riproduzione riservata)


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