A sette mesi dall’inizio dell’epidemia Covid-19, trasformatasi repentinamente in pandemia, vi è ormai la certezza, per ammissione stessa dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità ), che il virus avrà vita per almeno due anni e che comunque il vaccino di cui è iniziata la sperimentazione in alcuni Paesi, Italia in primo piano, potrà offrire immunità nel momento in cui saranno effettuate vaccinazioni su un campione di popolazione mondiale di almeno il 40%.
Consapevoli di questa realtà, i Paesi nel mondo stanno tentando di organizzarsi per questa resistenza o resilienza a seconda del modello scelto dal singolo Stato per affrontare questo lungo percorso.
La Cina che anche in questi giorni ha denunciato solo una dozzina di casi, nulla rispetto a quanto sta avvenendo nel mondo, è comunque immersa in problematiche economico-sociali che devono trovare una qualche soluzione al fine di evitare che, prima del nuovo capodanno, si trasformino in un crescente malcontento della popolazione.
All’inizio dell’anno prossimo entrerà in vigore il XIV Piano quinquennale ideato come cerniera tra i primi quarant’anni di sviluppo e ammodernamento di questo Paese e il traguardo del Made in China 2025, che aprirà il paese alla fase di totale emancipazione dell'economia, dal punto di vista produttivo e tecnologico. Significativo che in questi giorni ricorra a Shenzhen il quarantesimo anniversario della prima Special Economic Zone, voluta da Deng Xiao ping.
Nel 2025 oltre 125 milioni di persone raggiungerà i sessant’anni di età e si ritroverà con un importo pensionistico di circa 20 dollari al mese, mentre nelle aree urbane e suburbane il livello medio mensile di pensione sarà di circa 285 dollari. Questa disgrazia non sarà indifferente in termini di valore nei consumi; già oggi però i consumi si stanno frastagliando in modo disomogeneo e una fascia di consumatori in questo momento ha una capacità di spesa ancora elevata, come indica l’andamento delle vendite del settore moda o di alcuni brand nel settore automotive, mentre per il resto si percepisce un trend sostanzialmente conservativo.
Appare quindi di difficile lettura il dato omogeno dei consumi nel mese di luglio con un 1,1% positivo che contiene al proprio interno una differenziazione di valori correlati ai diversi comparti merceologici.
La vexata quaestio sulla durata della pandemia, che per molti avrebbe terminato il suo decorso con l’estate, si doveva risolvere, per costoro, in una pausa e una temporanea sospensione dell'attività in attesa del riavvio. Non è così con 23 milioni di contagiati nel mondo.
Alla luce di questei numeri la Cina è stata classificata dal resto del mondo come l’unica area Covid free, tale da poter essere utilizzata sia come mercato di riferimento per l’esportazione sia per chi produce in Cina come sbocco per il mercato domestico (dual circulation).
Questo paradigma divulgato dall'amministrazione di Pechino sembra, quindi, in contraddizione non solo con la forte diffusione della pandemia e le attese di rallentamento nelle grandi economie del mondo, che frena gli scambi internazionali, ma anche per lo stato dei consumi in Cina, fortemente condizionati ancora e in futuro da modesti redditi individuali.
Sulla dual circulation, intesa come risposta del mercato cinese alla parziale deglobalizzazione, è intervenuto il presidente Xi Jinping in un recente convegno tenutosi ad Hefei, capitale della provincia dell’Anhui, forse per cercare di eliminare le ambiguità ancora in essere su questo concetto.
Xi Jinping ha affermato che l’area dello Yangtze River Delta che comprende Shanghai e le province dello Zhejang, Jiangsu, e appunto Anhui, “deve utilizzare completamente i propri vantaggi in termini di talenti, tecnologie, capacità produttiva e catene del valore per esprimere un nuovo modello di sviluppo”.
Nello stesso tempo, vengono diffuse fotografie di fabbriche di abbigliamento nello Jiangsu, una delle province citate, che stanno lavorando a pieno ritmo per soddisfare ordinativi per l’export, anche perchè nei paesi come Bangladesh ed India vi è stato, a causa del livello pandemico del Covid, un rallentamento della produzione.
Ma, in realtà, la propensione al consumo deriva semplicemente dallo stato di necessità o da quello volitivo dei singoli o delle famiglie che devono rapportarsi a medio termine con i loro progetti di vita.
Nelle famiglie le priorità sono certamente quelle della rate dei mutui, per gli acquisti immobiliari fatti in precedenza e per i quali le banche cinesi non hanno accordato dilazioni o sconti, e la scuola per i figli che inizierà il primo di settembre.
Liu Chunsheng, professore associato della Central University of Finance ed Economics di Pechino sostiene, e questa potrebbe essere la chiave di lettura finale di questo enigmatico modello, che: “acquisendo un elevato livello tecnologico ed innalzando il livello della supply chain interna sarà spianata la strada verso uno scatenare delle potenzialità del consumo domestico”.
Saremo forse noi che non riusciamo a comprendere in pieno i postulati economici di questa Cina?
Goffredo Parise nel suo libro Cara Cina, edito a seguito di un viaggio fatto nel 1966, concludeva con il pensiero che “il viaggio di un occidentale in Cina si può paragonare a una serie di percorsi lungo archi di circonferenza....Da ogni punto della circonferenza partono rette che raggiungono un punto opposto passando da un altro, equidistante da tutti i punti della circonferenza, chiamato centro”.
Dopo tutti questi anni, dovremmo ricominciare proprio da quella circonferenza. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni