Alle dichirazioni di Yi Gang, governatore della banca centrale cinese, che ieri si era impegnato a difendere il tasso di cambio dello yuan, il mercato ha risposto oggi con un ulteriore deprezzamento rispetto al dollaro, 7,24 yuan per dollaro, il livello più basso dal 2008, mentre Caixin ha diffuso il dato in ulteriore indebolimento sull'andamento del settore servizi in ottobre.
Il Pmi Caixin servizi cinese è scivolato a 48,4 punti a ottobre da 49,3 di settembre (la lettura inferiore a 50 indica una contrazione dell'attività), riflettendo l'impatto delle severe restrizioni per frenare i focolai di Covid-19 che stanno colpendo il Paese.
Gli indicatori sull'attività dei servizi e dei nuovi ordini totali sono scesi entrambi sotto quota 50 punti per il secondo mese consecutivo, sottolinea Wang Zhe, economista senior del Caixin Insight Group, aggiungendo che la contrazione sul lato dell'offerta ha subito un'accelerazione, mentre quella sul lato della domanda ha leggermente rallentato.
Le epidemie di Covid-19 sono rimaste la ragione principale del declino dell'indice, ma anche la domanda estera è stata un fattore, con il sottoindice sui nuovi ordini all'esportazione in territorio di contrazione per la nona volta negli ultimi 10 mesi, aggiunge Wang.
L'occupazione nel settore dei servizi è però migliorata marginalmente, con il sottoindice sopra 50 punti per la prima volta nel 2022.
«L'ottimismo è rimasto limitato nel mercato», puntualizza Wang, citando sia i focolai di Covid che una potenziale recessione globale.
La lettura del Pmi Caixin servizi è coerente con il dato ufficiale di Pechino sceso a 48,7 punti a ottobre dai 50,6 di settembre, appesantito dall'indebolimento del settore dei servizi e dal rallentamento della crescita dell'attività edilizia.
Per Tao Wang, capo economista per la Cina di Ubs, la crescita dell'economia cinese è stata più debole in ottobre, per quanto riguarda la produzione industriale, le vendite al dettaglio, quelle immobiliari e le esportazioni. Per Tao Wang gli investimenti infrastrutturali sono probabilmente rimasti solidi e la crescita del credito si è probabilmente stabilizzata. «La Cina potrebbe mantenere l'attuale politica di contrasto al Covid più a lungo, il che potrebbe portare a una crescita del Pil molto più bassa anche nel 2023».
Concordano gli economisti di Barclays che hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Pil cinese del 2023 al 3,8% dal 4,5%. Il taglio è attribuibile principalmente alle previsioni più deboli per il settore immobiliare e al peggioramento della domanda estera in un contesto di incombente recessione globale e di crescenti tensioni geopolitiche.
La previsione di base della banca presuppone che non vengano annunciati grandi stimoli, almeno prima della Central Economic Work Conference di dicembre, quando la nuova amministrazione uscita dal 20° congresso dovrebbe delineare le priorità politiche, aggiungono gli economisti. (riproduzione riservata)