Tanta è l’enfasi che è stata data dai media cinesi (CCTV e stampa) al China CEEC (Central and Eastern Europe Countries) Summit, tenutosi con la consueta vieoconferenza il nove febbraio scorso a Pechino, con la partecipazione, per la prima volta, del presidente Xi Jinping.
Questa piattaforma di cooperazione, lanciata nel 2012 e composta sia da Stati appartenenti all’Unione Europea sia dalle Repubbliche balcaniche e da quelle formatesi dalla frantumazione della confederazione russa, è arrivata ad avere, con la Conferenza di Dubrovnik in Croazia nell’aprile 2019, 17 membri (l’ultima è stata la Grecia) oltre alla Cina come capofila.
Nel luglio dello stesso anno, il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi visitò ufficialmente la Polonia, la Slovacchia e l’Ungheria per discutere ed offrire il proprio contributo nell’ambito della Belt & Road Initiative ad un progetto trascontinentale di infrastrutture.
Il Summit della scorsa settimana ha invece consolidato un rapporto che ricomprende diverse aree di servizi e di investimenti. In primo luogo è stata ribadita, da parte della Cina, la disponibilità alla fornitura di vaccino anticovid: a questo proposito l’Ungheria e qualche giorno fa la Serbia hanno richiesto il vaccino cinese per la somministrazione alla propria popolazione.
Inoltre, voce molto importante per questi Paesi di confine con la grande area europea, è lo scambio commerciale che ha raggiunto per la prima volta nel 2020 100 miliardi di dollari; consistenti e generosi sono stati anche gli investimenti cinesi. In questo contesto la Cina si è impegnata per i prossimi cinque anni ad acquistare prodotti per un valore di 170 miliardi di dollari mentre, solo nel settore agricolo l’interscambio vedrà una crescita del 50% rispetto ai valori attuali.
A margine del Summit sono stati raggiunti accordi di cooperazione per 13 miliardi di dollari nelle aree dei trasporti, infrastrutture, agricoltura, finanza, innovazione scientifica e tecnologia.
In occasione della seconda edizione della CIIE di Shanghai, nel novembre 2019, era stato dato ampio risalto a queste repubbliche, sconosciute alla più parte, ma che hanno invece una vitalità economico-sociale e un pil sicuramente interessante se comparato con quello dell' Unione a 27.
In second’ordine seguono le infrastrutture ed i trasporti. La Cina aveva intrapreso un primo investimento nel porto del Pireo in Grecia attraverso COSCO Shipping, primaria compagnia marittima cinese e terza nella classifica mondiale, con l'intenzione di creare un’area turistico-commerciale non distante dalle vestigia del Partenone. Poi ha finanziato la costruzione della rete ferroviaria nel Montenegro e in Serbia dove la cooperazione è proseguita con la costruzione del nuovo impianto della Smederevo Steel Plant. In Croazia ha partecipato alla costruzione del famoso ponte di Peljiessac a suggello della presenza nella regione balcanica.
L’obiettivo principale nell'area è la costruzione della linea ferrovia veloce che dovrà attraversare i Balcani, congiungendo il porto del Pireo a Belgrado, completando così l’anello ideale tra lo Stretto della Malacca nel sudest asiatico e la Polonia ovvero una rotta che attraversa due continenti. Non solo. Il disegno di potenziamento dei collegamenti transcontinentali si completa con quanto sta succedendo in Cina.
Qui è stato recentemente inaugurato lo East-West High-speed Railway corridor, collegamento ferroviario di 3.400 chilometri tra Lianyungang, nella provincia del Jiangsu, porto marittimo tra i più trafficati, e Urumqi nella provincia dello Xinjiang, di cui ne beneficerà sia il traffico passaggeri che quello merci.
Urumqi con il suo Intermodal Inland port, area dislocato nei pressi di Alataw Pass, è anche uno dei terminali delle linee ferroviarie di collegamento con la Polonia, che diventà così uno dei principali snodi sulle nuove Vie della Seta, cioè dei flussi commerciali tra Europa e Asia.
Per avere un'idea delle dimensioni di questi scambi, basti pensare che sono stati 30 mila i treni che China Europe Railway Express ha gestito in questo ultimo periodo.
Come alcuni stati membri dell'Unione Europea, Grecia, Slovenia e Polonia, per esempio, concilieranno la nuova disciplina prevista da CAI, il Comprehensive Agreement on Investment (CAI), firmato il 30 dicembre scorso con la Cina dall'Unione Europea, dopo sette anni di gestazione, con i progetti avviati dell'alleanza China-Ceec, è tutto da vedere e sicuramente rappresentra un problema aperto che non facilita i rapportri tra Pechino e Bruxelles.
Ed è forse per questa ragione che nell’estate del 2019 Romano Prodi in una dichiarazione alla stampa affermava: “Sono preoccupato riguardo ai 16+1 (oggi 17+1) non perchè la Cina non debba avere speciali interessi per alcuni Paesi, ma perchè istituzionalizzare questo rapporto?”
Come per il lento movimento della faglie freatiche possono alterare la struttura di un continente, occorre prestare attenzione agli sviluppi di queste tendenze separatiste. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni