Gli alcuni economisti stanno tagliando le previsioni di crescita della Cina per il secondo semestre dell'anno, anche se comunque il dato finale potrebbe essere vicino all'8%, mentre la quotazione dello yuan dovrebbe rimanere sostenuta, nonostante i segnali di rallentamento del trend di crescita.
Sono questi gli aggiornamenti sul trend economico in Cina, influenzate dagli ultimi dati sugli indici Pmi, sia ufficiali che Caixin, un gruppo di analisi privato. La notizia di oggi è che il Pmi manifatturiero Caixin dell'economia, cioè l'indicatore mensile che misura il grado di intensità dell'attività, è sceso in giugno ai minimi da tre mesi a giugno, influenzato dal recente aumento dei casi di Covid-19 e dai problemi nella catena di approvvigionamento che hanno pesato sulla produzione, spingendo al rialzo i prezzi al consumo e dei semilavorati.
L'indice è calato a 51,3 punti a giugno rispetto ai 52 di maggio. Ieri anche il Pmi ufficiale di Pechino era sceso a 50,9 punti dai 51 del mese precedente. Sia il dato Caixin che quello ufficiale hanno rilevato problemi causati dal peggioramento della domanda estera e dalla recrudescenza del coronavirus nella provincia meridionale del Guangdong.
«Il sottoindice Caixin sui nuovi ordini destinati all'export è sceso a un ritmo più rapido rispetto a quello sulla produzione e a quello sui nuovi ordini totali, poiché l'aumento dei contagi nel Guangdong e all'estero hanno influenzato sia l'offerta che la domanda» ha puntualizzato Wang Zhe, economista senior di Caixin Insight Group.
Ciononostante le aziende manifatturiere hanno continuato ad assumere. Il sottoindice sull'occupazione ha raggiunto il livello più alto da sette mesi e il secondo livello più alto da gennaio 2013.
Un'altra nota positiva viene dall'allentamento della pressione sui prezzi. Sia quelli di input che quelli di output sono diminuiti a giugno, sebbene siano rimasti in territorio espansivo. Secondo i produttori, gli alti prezzi dei metalli e delle materie prime energetiche sono stati la causa principale che ha spinto al rialzo i prezzi industriali il mese scorso.
Wang avverte che la pressione inflazionistica, unita al rallentamento economico nella seconda metà dell'anno, potrebbe rappresentare "una seria sfida per la Cina".
I Pmi manifatturieri cinesi di giugno dimostrano che la domanda di esportazioni si sta stabilizzando, affermano da Capital Economics. «I sondaggi indicano un livellamento della domanda e un allentamento della pressione sui prezzi, anche se la carenza di offerta continua a limitare la produzione». Il recente boom delle esportazioni si potrebbe ridimensionare nei prossimi trimestri man mano che i modelli di consumo globali si normalizzeranno in scia ai progressi nelle campagne di vaccinazione.
Infine il Pmi non manifatturiero ufficiale cinese si è attestato a 53,5 punti a giugno. La lettura è in netta contrazione rispetto ai 55,2 punti del mese precedente.
Nelle ultime settimane, Morgan Stanley e Barclays, tra gli altri, hanno ridotto le loro previsioni di espansione del prodotto interno lordo di Pechino per l'intero anno a meno del 9%.