La politica italiana verso la Cina è pienamente in linea con la strategia europea. Anzi rafforzerà il dialogo in atto sull’asse Bruxelles-Pechino. L’attenzione economico-commerciale italiana per la Via della Seta “è pienamente legittima”, ha spiegato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, difendendo la firma attesa per sabato 23 marzo del memorandum d’intesa con la Repubblica popolare per la collaborazione sino-italiana nell’ambito della Belt & Road Initiative, in occasione della visita a Roma del presidente cinese Xi Jinping.
Il premier è intervenuto alla Camera, per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e del 22 marzo. Riunione che precederà il vertice tra Unione europea e Cina del 9 aprile. “Agli omologhi europei potrò quindi ribadire la piena coincidenza tra la visione italiana del rapporto con la Cina e la strategia seguita dall'Unione Europea, che sarà persino rafforzata dall'approccio italiano", ha sottolineato il premier, rassicurando gli alleati comunitari e l’area leghista dell’esecutivo, cauta sull’adesione alla nuova Via della Seta, nonché rispondendo ai timori dell’opposizione.
"Il contenuto del memorandum, negoziato per lunghi mesi con Pechino, coinvolgendo tutte le amministrazioni interessate, non presenta alcun rischio per i nostri interessi nazionali ed è pienamente in linea con la strategia dell'Ue", ha aggiunto, confermando che i prossimi 26 e 27 aprile sarà nella capitale cinese per partecipare al secondo vertice internazionale sulla Belt & Road, convocato quando sono trascorsi due anni dal primo forum cui partecipò l'allora premier Paolo Gentiloni
Per il premier “i nostri porti e i nostri scali commerciali non saranno bypassati dai nuovi traffici, ma potranno anch'essi godere, a pieno titolo, dei vantaggi economici e valorizzare la loro posizione geografica di "terminali naturali" di questa nuova Via della Seta".
Nella convinzione del governo, l’approccio italiano alla Belt and Road Initiative, il progetto infrastrutturale e di cooperazione euroasiatica lanciato da Pechino nel 2013 “è tra i più efficaci e lungimiranti”. In qualche modo l’esecutivo si propone come modello altri Paesi.
“L'attenzione del governo non si è esaurita con il negoziato sul memorandum. Come nelle collaborazioni con altri Paesi, il governo italiano opererà, anche nell'ambito della Belt and Road Initiative, un attento monitoraggio delle singole iniziative di collaborazione che saranno avviate a valle dell'MoU, per garantire che anch'esse siano promosse con attenzione alla difesa degli interessi nazionali, alla protezione delle infrastrutture strategiche, anche nel digitale, e prevenendo il trasferimento di tecnologie in settori sensibili”
Il perimetro del documento “è squisitamente economico-commerciale, non mette minimamente in discussione la nostra collocazione euro-atlantica”, ha quindi ribadito il premier definendolo una “intesa programmatica” impostata secondo "i principi dell’Agenda 2030, dell’'Agenda 2020 di cooperazione Ue-Cina e la Strategia Ue per la connettività euroasiatica, capisaldi dell'approccio Ue verso la Cina”.
Stando al testo del Mou infatti sono promossi “con forza” i principi, condivisi in ambito europeo: mutuo vantaggio, reciprocità, trasparenza, sostenibilità', tutela della proprietà intellettuale,” la creazione di un vero level playing field”.