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Politica

Crescita record per la Cina nei tre mesi, dicono gli americani

Il consensus degli economisti raccolto dal Wall Street Journal è vicino al 20%, ma gli analisti avvertono che nel secondo trimestre potrebbe esserci un rallentamento. C'è stato un boom sia delle importazioni che delle esportazione, con un conseguente aumento del prezzo di molte materie prime, che si sta riflettendo sulle previsioni del tasso di inflazione


15/04/2021 10:52

di Alberto Chimenti - Class Editori

settimanale

Previsioni al rialzo dagli analisti di Wall Street per l'economia cinese. Il consensus raccolto dal Wall Street Journal concorda su una crescita che sfiora il 20%, 19,2% per l'esattezza, nel primo trimestre, avvertendo però che il trend potrebbe calare nel secondo trimestre.

Il dato dei primi tre mesi si confronta con una contrazione del 6,8% nello stesso periodo dello scorso anno. Diverse le spinte dietro alla percentuale da boom. Fra le prime, le vendite al dettaglio che dovrebbero essere cresciute del 28% su base annua a marzo, anche se più lentamente rispetto all'aumento del 33,8% nel periodo da gennaio a febbraio.

È probabile, valutano gli economisti, che gli investimenti in immobilizzazioni siano aumentati del 26,4% nel primo trimestre, rispetto a un aumento del 35,0% nei primi due mesi. La produzione industriale del primo trimestre, spesso considerata un indicatore della crescita, dovrebbe aumentare del 16,5%, rispetto a un aumento del 35,1% nel periodo gennaio-febbraio, dato che risentiva fortemente del blocco causa covid nel febbraio 2020.

«Se guardiamo ai dati sulle importazioni e sui prezzi al consumo in Cina possiamo osservare come a marzo l'attività interna sia stata dinamica, ma è probabile che la crescita dell'attivita' nel secondo trimestre rallenti», ha rilevato Gero Jung, chief economist di Mirabaud Asset Management, «le importazioni sono aumentate a marzo toccando i massimi storici e portando a un calo del surplus commerciale complessivo».

Questo aumento è stato guidato dalle importazioni di materie prime, il che potrebbe riflettere in parte un effetto prezzi ma anche un forte dinamismo degli investimenti e dell'attività produttiva. I prezzi al consumo si stanno normalizzando con l'eliminazione delle restrizioni che hanno portato a un aumento dell'attività dei servizi interni a marzo.

L'inflazione è tornata in territorio positivo, mentre la forte crescita dei prezzi della produzione, legata all'incremento dei costi dell'energia e delle materie prime, dovrebbe tradursi anche in pressioni al rialzo dei prezzi al consumo. «Il finanziamento aggregato si è chiaramente moderato a marzo se guardiamo alla sua crescita annuale (media mobile di 12 mesi). Si tratta di un calo generalizzato, poichè riguarda sia i prestiti bancari sia i componenti dello shadow banking. Questo elemento combinato con le misure del governo per limitare gli acquisti di case e con la possibile richiesta della Banca Centrale e alle banche commerciali di ridurre i prestiti per il resto dell'anno potrebbe portare a un allentamento della crescita dell'attività nel secondo trimestre», ha concluso l'analista.

Sul tema dell'inflazione, sotto la spinta di un forte aumento delle materie prime, ha aperto uno spaccato significativo Riccardo Calcagni, ceo di Besana, azienda che, dopo la partnership con il gruppo spagnolo Importaco, rappresenta uno dei maggiori player a livello mondiale nella frutta secca ed essiccata.

«Negli ultimi 5 mesi, con uno scatto non previsto, l'export cinese in prevalenza marittimo è aumentato del 21% con una punta del 46% verso il mercato americano. Questo ha provocato una differenza in termini di volumi tra spedizioni da Paesi terzi verso la Cina e dalla stessa verso il resto del mondo, con ripercussioni negli imbarchi che si trascinano per settimane prima della partenza della nave», ha spiegato.

«Gli scambi sono ancora rallentati e si sono create enormi liste d'attesa in tutti i principali porti. Secondo i nostri ultimi dati, nel giro di un solo anno, il costo d'affitto di un container da 40 piedi è quadruplicato: il nolo è passato dai 2.100 dollari di novembre ai 7.800 dollari dei giorni scorsi - afferma Pia Starace, Responsabile Procurement di Besana - e il problema è lontano dall'essere risolto. Basti pensare che, sempre a causa dei maggiori controlli, unitamente alla mancanza di personale e a nuovi adempimenti burocratici, gli stessi container tornano molto più lentamente al paese d'origine».

«Un altro effetto tutt'altro che secondario della pandemia da Covid-19 - rileva GianPaolo Gentile, Responsabile Acquisiti di Besana - riguarda l'aumento dei costi di molte materie prime. In particolare, si è assistito ad una radicale diminuzione della disponibilità delle plastiche con conseguente aumento di costi di molti polimeri, con picchi di crescita che in alcuni casi hanno toccato anche valori del 60%. Non va meglio per il cartone: secondo gli ultimi dati di Assocarta, da febbraio 2020 a oggi i costi del cartone da macero sono addirittura decuplicati, passando da 11 a 140 euro la tonnellata». (riproduzione riservata)


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