Mercato prudente sul raggiungimento dell'accordo raggiunto di fase 1 confermato nel fine settimana da Stati Uniti e Cina. L'intesa, come previsto, comprende settori quali la proprietà intellettuale, il trasferimento di tecnologia, l'agricoltura, i servizi finanziari, la valuta. Inoltre, l'autorità per il commercio Usa (Ustr) ha anche detto che la Cina aumenterà gli acquisti di beni agricoli statunitensi di 32 miliardi di dollari in due anni, portandoli a 40 miliardi di dollari all'anno.
"Riteniamo che ciò sia per lo più in linea con le aspettative e che la Cina potrebbe raggiungere questo obiettivo attraverso la sostituzione delle importazioni", afferma un report di Citi, il gruppo bancario americano. Nel frattempo, l'Ustr ha dichiarato che la Cina si è impegnata ad acquistare un totale di beni supplementari di 200 miliardi di dollari in due anni.
"Questo stock di importazioni potrebbe essere più difficile da realizzare anche con la sostituzione di altri prodotti acquistati dall'estero. Abbiamo bisogno di avere maggiori dettagli su questo punto nell'accordo finale, per stimare l'impatto sulla bilancia commerciale sulla Cina", spiegano gli analisti di Citi.
La mancanza del testo finale dell'accordo, il fatto che la firma non sia stata posta ora, ma sia stata messa in agenda per gennaio, infatti, sono i due fattori che alimentano la cautela degli operatori in questa fase, come segnala anche l'andamento non particolarmente brillante dei listini asiatici oggi.
Secondo gli analisti della banca Usa, l'immediato taglio delle tariffe è inferiore alle attese, anche se la riduzione dell'incertezza è arrivata più rapidamente del previsto.
In dettaglio , spiega Citi, "la cancellazione della metà delle tariffe di settembre nella prima fase è limitata rispetto alle aspettative del mercato che sperava almeno nel totale annullamento dei dazi applicati lo scorso settembre. Tuttavia, l'accordo è arrivato prima del previsto, poiché sempre più operatori di mercato prevedevano una sorta di tregua tariffaria e un proseguimento delle trattative senza accordo prima della scadenza del 15 dicembre", data in cui sarebbero scattati ulteriori tariffe su beni cinesi diretti agli Usa.
Inoltre, secondo quanto riferito dall'Ustr la firma sull'accordo di fase uno è prevista nella prima settimana di gennaio, con un'efficacia sui dazi 30 giorni dopo e a siglare l'accordo saranno chiamate autorità ministeriali. "Ciò riduce le preoccupazioni sull'aspetto logistico della firma, dal momento che un incontro Xi-Trump ampiamente atteso è stato rinviato", rileva Citi.
La firma dell'accordo di fase 1 all'inizio di gennaio potrebbe quindi ridurre ulteriormente le incertezze del mercato. "Crediamo che accadrà questo poiché alcuni operatori di mercato rimangono dubbiosi sull'accordo finale, dal momento il testo potrebbe non essere stato finalizzato. La firma potrebbe comunque supportare l'appetito per il rischio nel primo trimestre 2020", spiega Citi.
"E questo evento, insieme ai segnali di stabilizzazione della crescita a breve termine in Cina, alla domanda stagionale di yuan da parte delle società cinesi, all'inclusione dei bond dell'indice obbligazionario e all'asset allocation da parte degli investitori globali all'inizio dell'anno, ci fa restare rialzisti nei confronti dello yuan off-shore nel breve termine. Riteniamo che anche il won della Corea del Sud potrebbe anche rafforzarsi con la firma dell'accordo di fase uno e un potenziale miglioramento della crescita", conclude Citi. (riproduzione riservata)