Il termine «de-risking» rappresenta un concetto fondamentale nelle discussioni dei cda di molte aziende, in particolare di quelle che conducono attività significative in Cina. Di fronte alla necessità di ridurre le dipendenze strategiche e diversificare gli investimenti al di fuori della seconda economia mondiale, le imprese europee si trovano ad affrontare una crescente pressione per adottare misure più appropriate. Tuttavia, rimane una significativa ambiguità riguardo al vero significato di de-risking.
Il concetto di de-risking si è affermato in Europa in seguito alla pandemia da Covid-19 e al conflitto tra Russia e Ucraina. La pandemia ha evidenziato le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento e della sicurezza alimentare europea, generando preoccupazioni per la sicurezza economica e sociale a lungo termine. Ciò ha posto la gestione del rischio e le misure di sicurezza al centro dell'agenda Ue-Cina. Il concetto ha guadagnato particolare rilevanza nel marzo 2023, quando la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha presentato la strategia dell'Ue volta a mitigare i rischi economici e a riequilibrare le relazioni con la Cina.
Il recente rapporto della Camera di Commercio dell'Unione Europea in Cina, intitolato Riskful Thinking: Navigating the Politics of Economic Security e realizzato in collaborazione con China Macro Group (Cmg), si prefigge di chiarire il concetto di de-risking, sia per le imprese che per gli stakeholder governativi. Il documento evidenzia che l'Ue non è l'unico attore a intensificare gli sforzi nella gestione dei rischi economici e nel rafforzamento delle misure di sicurezza.
Gli Stati Uniti infatti hanno modificato la loro strategia passando dal promuovere il decoupling al privilegiare il de-risking al fine di attenuare le interdipendenze economiche con la Cina e preservare la propria competitività globale. Anche la Cina ha sviluppato una strategia propria per la gestione del rischio globale, avviandosi in questa direzione prima dell'Ue e degli Stati Uniti. Mentre inizialmente l'attenzione era focalizzata sul potenziamento delle capacità industriali nazionali, negli ultimi tempi vi è stata una marcata enfasi sulla competitività e sulla sicurezza a livello globale. Le recenti priorità politiche cinesi evidenziano l'importanza di garantire catene di approvvigionamento indipendenti e sicure.
La strategia di de-risking dell'Ue è nata dalla necessità di fronteggiare le crescenti minacce e le vulnerabilità economiche, amplificatesi a seguito della crisi finanziaria globale del 2008 e dei conseguenti cambiamenti geopolitici. Tale strategia ha acquisito ulteriore rilevanza a seguito di eventi recenti come la pandemia da Covid-19 e il conflitto tra Russia e Ucraina, che hanno causato significative interruzioni nelle catene di fornitura. La percezione dell'Unione Europea nei confronti della Cina ha influenzato la sua strategia di de-risking, alimentata da preoccupazioni relative alle politiche interne repressive, al comportamento estero assertivo e alle sfide poste all'ordine internazionale.
All'interno dell'Ue, il dibattito sull'autonomia strategica europea ha guadagnato terreno, dando luogo a iniziative legislative come il Foreign Investment Screening Regulation, mirato alla protezione degli interessi strategici, e il Critical Raw Materials Act, finalizzato alla diversificazione delle catene di approvvigionamento. Nel complesso, l'approccio dell'Unione Europea al de-risking è volto a diminuire le dipendenze e le vulnerabilità critiche in modo generale, evitando il ricorso al decoupling, considerato pregiudizievole per gli interessi europei. Sebbene tale strategia contempli la Cina, l'attenzione dell'Ue non si limita esclusivamente a questo Paese. L'Unione mira piuttosto a instaurare un rapporto bilanciato, reciproco e vantaggioso con la Cina.
L'approccio degli Stati Uniti si focalizza principalmente sulla Cina, con l'obiettivo di limitarne le capacità in settori strategici e, contemporaneamente, ridurre la dipendenza statunitense dal mercato cinese. Le principali preoccupazioni che informano la strategia statunitense riguardano la salvaguardia delle tecnologie chiave, la lotta alle pratiche commerciali sleali e il contrasto all'espansione industriale e militare cinese.Le vulnerabilità della supply chain messe in luce dalla pandemia, negli Stati Uniti, hanno spinto a rafforzare la produzione nazionale e a diversificare le fonti di fornitura. Gli Stati Uniti, infatti, intendono far leva sulla loro influenza economica e sulle loro capacità informatiche per esercitare pressione sulla Cina, rafforzando al contempo la propria competitività industriale.
Gli Stati Uniti hanno adottato provvedimenti diretti nei confronti della Cina per contrastare i rischi percepiti per la propria sicurezza economica. Iniziative come l'indagine Section 301 hanno condotto all'applicazione di tariffe sulle importazioni provenienti dalla Cina, con conseguente riduzione della quota cinese nel totale delle importazioni statunitensi. L'estensione della competenza del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti (Cfius) e l'implementazione dell'Iniziativa Cina sono volte a limitare la perdita di tecnologia e a contrastare le potenziali minacce provenienti da questo Paese. Inoltre, i controlli sulle esportazioni sono stati intensificati per salvaguardare la leadership tecnologica degli Stati Uniti, con particolare attenzione ai semiconduttori.
L'amministrazione Biden ha ulteriormente affinato queste misure, estendendo la vigilanza del Cfius e introducendo nuovi controlli sugli investimenti diretti in tecnologie sensibili all'estero. Inoltre, significativi pacchetti di incentivi, come la legge bipartisan sulle infrastrutture e il Chips and Science Act, sono stati adottati con l'obiettivo di sostenere la produzione nazionale e di diminuire la dipendenza da semiconduttori di produzione estera. Esistono differenze sostanziali tra l'approccio alla gestione del rischio adottato dagli Stati Uniti e quello dell'Unione Europea, in particolare per quanto riguarda l’attenzione posta dagli Stati Uniti nel contrastare l'avanzamento tecnologico della Cina, motivato dalle minacce militari percepite.
L'approccio cinese al de-risking si distingue per la sua completezza, sia in termini di durata che di ampiezza, evidenziando un marcato impegno nella tutela della sicurezza economica. Tale approccio ha subito un'evoluzione nel corso dei decenni, acquisendo maggiore rilevanza a partire dalla metà degli anni 2000, in un contesto globale sempre più complesso. In questo periodo, la Cina ha accentuato lo sviluppo di capacità interne in settori tecnologici cruciali, al fine di ridurre la dipendenza dai mercati esteri.
A partire dal 2011 la consapevolezza dei rischi associati si è intensificata culminando nell'adozione di un approccio integrato alla sicurezza nazionale. Iniziative come la China Manufacturing 2025 sono state lanciate con l'obiettivo di potenziare la resilienza economica e di diminuire la dipendenza dalla tecnologia occidentale. Analogamente ad altri attori globali, le sfide geopolitiche, come la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e la pandemia da Covid-19, hanno fortemente influenzato la percezione della necessità di gestire i rischi in maniera efficace.
La politica di «coordinamento dello sviluppo e della sicurezza», introdotta nel 14° Piano quinquennale cinese, rappresenta un'evoluzione significativa verso un equilibrio tra le esigenze di sicurezza e le priorità di sviluppo economico. Inquadrata all'interno della strategia di «doppia circolazione», tale politica occupa una posizione di rilievo nella gerarchia politica cinese, elevando le considerazioni sulla sicurezza al medesimo livello delle preoccupazioni economiche.
L’ultima indagine sulla fiducia delle imprese condotta dalla Camera di Commercio Europea ha evidenziato che un crescente numero di aziende è costretto a riconsiderare le proprie operazioni in Cina: il 76% ha infatti rivisto le strategie di supply chain negli ultimi due anni. Le imprese europee si trovano ora nella necessità di prioritizzare la gestione del rischio e la costruzione della resilienza, piuttosto che focalizzarsi esclusivamente sul contenimento dei costi e sull’ottimizzazione dell’efficienza.
Nonostante l'Unione Europea, la Cina e gli Stati Uniti si stiano progressivamente discostando dalla tradizionale globalizzazione, orientandosi verso una maggiore autonomia e una gestione del rischio più attenta, è fondamentale che collaborino per elaborare un quadro comune in tema di gestione dello stesso. Questo quadro dovrà permettere di distinguere tra legittime preoccupazioni in tema di sicurezza e tendenze protezionistiche. Le imprese di fronte a un complesso panorama di incognite devono essere consapevoli delle delicate decisioni da prendersi riguardo all'interazione con il mercato cinese, data la complessità associata al concetto di de-risking. (riproduzione riservata)
*vicepresidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina