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Politica

Demografia e disoccupazione giovanile abbattono i consumi in Cina

Nel 2023 Il totale della popolazione è diminuito di 2.08 milioni ed il dato aggiornato è di 1.409.700 milioni di cinesi. In calo anche il trend della natalità. Secondo l'ufficio di statistica è calata sensibilmente anche la disoccupazione giovanile, ma solo perché dal computo sono usciti gli studenti in cerca di lavoro part time. Il fenomeno delle aperture dei coffee shop


22/01/2024 15:45

di Marco Leporati*

settimanale
Kang Yi, direttore del National Bureau of Statistics cinese

 In Cina nell’arco di un giorno si è avuta notizia sia dell’indice di natalità relativo all’anno 2023 sia del tasso di disoccupazione giovanile (16-24 anni) a seguito della sua riattivazione da parte del National Bureau of Statistics (Nbs), con un nuovo criterio metodologico, dopo averlo tenuto in stand by dal luglio dell’anno scorso.

Per quanto riguarda il primo dato si è avuta un’ulteriore e rafforzata conferma del trend in negativo del 5,6% anno su anno della natalità; le nascite si sono fermate a 9.02 milioni rispetto a 9.56 milioni nel 2022. Il totale quindi della popolazione è diminuito di 2.08 milioni ed il dato aggiornato è di 1.409.700 milioni di cinesi.

Sul fronte occupazionale, dopo l’aggiustamento effettuato, il livello di giovani non occupati è sceso al 14,9% rispetto alle ultime statistiche pubblicate a luglio e riferite al giugno precedente che contavano un 21,3%. Il calo deriva dal fatto che nelle precedenti rilevazioni il datop era "spurio", secondo , Kang Yi, direttore di Nbs. perché «gli studenti appartenenti al gruppo tra i 16 e 25 anni alla ricerca di un lavoro part time durante la frequenza scolastica, erano accomunati a quelli che ormai diplomati sono alla ricerca di un lavoro come priorità».

Nell’anno appena trascorso la popolazione giovanile urbana, nella fascia di riferimento 16-24 anni, era di 62 milioni pari al 60% dei giovani e per i non studenti del 30% pari a 34 milioni. Tralasciando la metodologia di calcolo e la stratificazione dei gruppi risulta evidente che con la situazione corrente non esistono molte opportunità per uno sbocco occupazionale tant’è che proprio nelle città si stanno sviluppando professionalità diverse per instradare i giovani verso un futuro meno incerto del presente.

A questo riguardo alcuni dati interessanti sono stati presentati durante un seminario organizzato a Shanghai dalla Camera di Commercio italiana in Cina dal titolo Navigating Next wave (Understanding Gen z consumer behavior chain). Esiste infatti un’interconnessione tra i dati menzionati sopra e le aspirazioni dei giovani relativamente alle possibilità occupazionali stante questo quadro evolutivo.

La generazione nata dopo il 1995 aveva come aspettative quella di iniziare un’attività in proprio dal momento che in tutte le città cinesi di diversa fascia vi era un trend positivo prima della pandemia oppure quella di lavorare  in società di internet quali BAT, Bytedance, Alibaba e Tencent.

A partire dal 2021, dopo l’anno di fermo completo in Cina, le aspettative derivate dall’incertezza per un fosco futuro si sono riversate sulla pubblica amministrazione e sulle società statali (State owned companies), realtà che per la loro natura strutturale offrono stabilità ed anche più tempo da dedicare a se stessi.

In questo mutamento comportamentale condizionato dalla situazione economica e sociale in trasformazione rapida , nell’ultimo lustro si è comunque consolidata (come in Italia) la categoria professionale degli influencers: se nel 2015 se ne contavano 260 nel 2023 il numero era salito ad oltre 40.000.

Po ci sono tutti quelli che, arrivati nelle città di prima fascia come Shanghai, Pechino e Canton, dopo un certo periodo di ricerca e di crescente disillusione sul poter trovare la via per la ricchezza, sono tornati nelle città d'origine aprendo attività di coffee shop. Infatti, oggi, in ogni luogo si possono notare piccoli coffee shops dal nome sconosciuto che garantiscono attraverso il delivery il servizio negli uffici e a casa.

Questa situazione comporta anche per una parte di giovani non tanto un totale rifiuto del lavoro ma un’attesa di tempi e modalità migliori. Sono finiti i tempi dove la criticità delle aziende era il turnover del personale, soprattutto dopo il capodanno cinese quando, incassato il bonus, i dipendenti si spostavano in altre aziende con pacchetti retributivi più allettanti. Il test che comprova questa tesi avverrà tra qualche mese ma dalle circostanze economiche che si stanno presentando, derivanti da una economia debole, non vi dovrebbero essere sorprese.

Questo mutamento comportamentale condizionato dall’incerto presente e ancora di più dall’incognita di un futuro a medio termine ha come conseguenza diretta  un decremento dei consumi  ed una sua diversione che si estende trasversalmente a tutte le categorie sociali, in primo luogo la classe media specialmente quella urbana e a seguire le altre sino ad arrivare ai 297 milioni di lavoratori migranti che hanno contribuito alla realizzazione delle nuove infrastrutture e del real estate.

In particolare la classe media, costituita da 400 milioni di persone in 140 milioni di nuclei familiari  e pari al 30% della popolazione totale, è considerata quella  con una forbice di reddito tra 14.000 e 70.000 dollari. « Costoro devono avere le spalle ampie tali da sopportare l’educazione dei figli, l’assistenza sanitaria, la cura dei familiari anziani cercando di aumentare la fonte di reddito. Come risultato non hanno la volontà di spendere»,ha spiegato efficacemente in un'intervista televisiva il Vice Direttore del Development Research Center del Consiglio di Stato, il massimo organo esecutivo dell'amministrazione.

Con un salto nel recente passato (estate 2020 del dirompente COVID nel resto del mondo) veniva elaborata dal Governo cinese la teoria della Dual circulation che fondava le sue basi sull’alimentare i consumi interni come risposta ad una incipiente deglobalizzazione, allora ritenuta contingente in quanto correlata alla pandemia globale.

A distanza di quattro anni, questa teoria non ha trovato un suo riscontro pratico se non in particolari momenti. come il periodo del dopo Covid della revenge spending, come confermano i dati sulle vendite dello scorso dicembre con un incremento annuo del 7,4% inferiore al 10% di novembre. 

Non sono quindi esenti i giovani della Gen Z che, come evidenzia la curva degli scorsi anni, spendevano meno. Anche le voci di spesa si sono diversificate ed i produttori di beni di consumo hanno cercato nuovi modelli di acquisto in linea con i desiderata dei giovani. La mancanza di entusiasmo verso il futuro che taglia trasversalmente le categorie sociali è uno degli elementi ( non il solo certamente) della diminuzione della natalità emersa dai recenti dati pubblicati.

Qusta stagnazione mentale e comportamentale, di cui non si conosce il perdurare, penalizzerà il futuro di questo Paese e non sono gli influencer o i KOL (key opinion leader) che, come gli imbonitori di una volta, peregrinavano tra fiere e mercati per convincere gli abitanti del luogo a comprare “le maraviglie” che esibivano  a incrementare la domanda dei consumi. (Riproduzione riservata)

* presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni



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