Degli esiti clinici del Coronavirus ancora poco si sa e soprattutto non si conoscono ancora bene i tempi per avere un vaccino. Ma nel frattempo c'è qualcuno che ha già fatto i calcoli su quanto la gelata sull'economia cinese varrà sul resto del mondo. Il Financial Times ha così calcolato che un punto in meno di Pil in Cina vale una variazione nel mondo del Prodotto interno lordo così composta:
1) - 0,35% in Corea Sud
2) - 0,3% Hong Kong
3) - 0,3% Thailandia
4) - 0,2% Giappone
5) - 0,15% Russia
6) - 0,13% Germania
7) - 0,07% Francia
8) -0,05% Italia
9) -0,03% Usa
10) - 0,02% Gran Bretagna
11) -0,01% India
Come si vede, per quanto riguarda l'Italia, l'impatto sul suo Pil può essere decisivo sulla ripresa economica o sulla recessione, a secondo se i calcoli del FT saranno sbagliati o meno. Il coronavirus avrà un impatto molto negativo sull'economia italiana, che nel 2020 andrà in
recessione. Lo sostiene anche Nomura, il gruppo finanziario giapponese, in uno studio sugli effetti del Covid-19 per l'economia mondiale.
Dato il basso tasso di crescita "con cui l'Italia sta cominciando il 2020, ora prevediamo che il paese entrerà in recessione
quest'anno, con una crescita di -0,1% (nello scenario di base) ben al di sotto delle aspettative del governo (+0,6%)". Nello scenario negativo il Pil segnerebbe -0,2%, mentre in quello peggiore precipiterebbe a -0,9%.
La Penisola subirà i contraccolpi sul turismo. Tra le principali economie dell'Eurozona è infatti quella più esposta all'arrivo di visitatori provenienti dalla Cina (il 5% del totale). Ma peserà anche la percentuale di beni importati dalla Cina, il 7,2%. I probabili cali nelle importazioni, sottolinea la banca giapponese, limiteranno gli investimenti e i consumi, con effetti negativi sulle supply chain e quindi sulla produzione di beni intermedi.
Ci sono infine stime che confrontano il possibile impatto sulle economie del virus cinese rispetto alle altre patologie globali recenti. Secondo una ricostruzione del Wall Street Journal l'epidemia di Sars (2003) è costata 40 miliardi di dollari, quella del 2009 del virus VH1N1 in Cina oltre 55, mentre in Africa l'ebola (2014-2016) ha fatto invece ripiegare i conti di 53 miliardi di dollari. (riproduzione riservata)