Nel contesto nel quale viviamo, ovvero quello di una societa liquida, quanto accade in una settimana può venire smentito o alterato nella settimana successiva. L’imprevedibilità di quanto sta accadendo obbliga a decisioni immanenti ma non durature.
È il caso dei recenti provvedimenti stabiliti dal governo cinese di concerto con la Civil Aviation Administration of China (CAAC) per limitare l’entrata degli stranieri nel proprio territorio, da 25 mila a 5 mila al giorno, oppure per concedere a ogni compagnia aerea un solo volo settimanale per singola destinazione estera.
Un altro esempio è relativo alla decisione della chiusura di sale cinematografiche e luoghi di attrattiva turistica che ha vanificato quanto stabilito la settimana prima per la riapertura.
Tutto ciò sta a significare che il pericolo del Covid è ancora dietro a una porta chiusa come il leit motiv di un film dell’orrore.
A chi è nato e abituato a società aperte, questo nuovo o meglio inveterato modello stride ma nella storia non si vedono che città cinte da mura o isolate da fossati e corsi d’acqua malgrado che il transito dei forestieri fosse permesso durante la giornata.
“Il Gran Khan abita per tre mesi (i più freddi ) a Cambaluk in un palazzo tutto circondato da muraglie e da fossati”. La città di Cambaluk è posta in una posizione felicissima ed è la capitale dell’immenso Impero Tartaro... Ogni giorno vi entrano più di mille carri di seta grezza...”, raccontava Marco Polo nel suo Il Milione.
Questo perchè ogni essere vivente, dalla cellula all’uomo, in un momento di paventato pericolo, si è sempre chiuso per proteggersi. La radice di proteggersi deriva dal verbo latino “ tegere” ovvero costruire un tetto per ripararsi.
L’economia mondiale, a ragione del coronavirus, si sta fermando anche perchè la protezione ovvero il protezionismo e, nella sua forma estrema, l’autarchia contrasta con la globalizzazione che è stata una formula sia per sviluppare l’economia ed il commercio internazionale sia per controllare direttamente o indirettamente territori terzi e popolazioni.
La Cina potrebbe assumere la governance o l’egida del mondo, ma ha necessità di essere immune. Per essere immune non ha bisogno di “corpi estranei”. Nelle misure previste nei confronti degli stranieri compare una disposizione che prevede il rifiuto del rinnovo del visto di lavoro a coloro che in questo momento sono all’estero e il visto è in fase di rinnovo.
Ciò significa che molti stranieri, pur avendo casa e lavoro in Cina, non possono rientrare. Anche l’Australia sta utilizzando provvedimenti analoghi con l’aggravante di una clausola introdotta dal Governo denominata “redundancy” nei confronti del personale non più necessario e quindi licenziabile. Purtroppo molti giovani italiani sono finiti nelle maglie di questo provvedimento con l’obbligo di rientro immediato in Italia.
Se i tempi di durata della pandemia dovessero portarci ad una fermata globale oltre l’estate con l’insorgere dell’epidemia in Africa ed in India, la Cina avrebbe comunque il vantaggio competitivo di produrre per il mercato domestico anche se lo sbilanciamento dovuto alle aziende che producono normalmente per l’esportazione potrebbe acuire fenomeni di disoccupazione che hanno già innalzato il livello del totale delle persone senza lavoro dal 5,2% al 6,2% di due settimane fa.
Una disamina più analitica porta a situazioni apparentemente in contraddizione: infatti, da un lato una recente survey organizzata da AmCham, la Camera di Commercio americana, mostra che metà dei rispondenti sta perdendo circa 70 mila euro al giorno, in difetto per questa situazione, e i loro fornitori da cui dipendono per il 75% non hanno ancora ripreso in pieno l’attività. Le pmi, prevalentemente a natura familiare, hanno denunciato che possono resistere per tre mesi calcolando i costi di gestione cui devono far fronte ogni giorno.
Dall’altro l’indice PMI, purchasing manufacturing index, mostra una crescita del sentiment al 52% rispetto a quella già evidenziata di febbraio del 35,7%. Infine i consumi domestici non hanno risposto come prevedevano le aspettative.
Per questa ragione, in Cina, moltissime aziende stanno riconvertendo le loro linee per la produzione di mascherine e dpi con un quantitativo giornaliero di cento milioni di pezzi. La maggior hanno certificazioni farlocche o artefatte ma comunque la domanda è elevata e la produzione corre soprattutto per soddisfare le richieste dall’estero.
Essendosi ridotto il numero dei voli commerciali, i voli charter con utilizzo anche di aerei passaggeri, vista la mancanza degli stessi, hanno incrementato il prezzo di vendita del 40%-50% e le limitazioni nelle concessioni delle autorizzazioni da parte di CAAC allo sbarco nei singoli areoporti sta creando difficoltà nel trasporto.
Oggi si può affermare per certo che il traffico aereo commerciale è basato solo su carichi di materiale sanitario. Nelle scorse settimane molti charters erano partiti alla volta degli Stati Uniti per rifornire unità produttive per creare scorte in magazzino. Oggi, l’America, con il più alto numero di contagiati, ha fermato tutte le attività e probabilmente non necessiterà nelle prossime settimane di beni semidurevoli o di consumo se non quelli relativi alla sanità.
A questo riguardo vale la pena di riprendere un pensiero di Robert Kennedy, qualche mese prima del suo assassinio: “Il pil non tiene conto della salute dei nostri figli, della qualità della loro istruzione nè dell’allegria dei loro giochi. Non misura la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri matrimoni..Non tiene conto del nostro coraggio, della nostra saggezza, della nostra cultura. Non dice nulla della nostra pietà o dell’attaccamento al nostro Paese. In breve il pil misura tutto tranne quello che rende la vita degna di essere vissuta”.
* managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni