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Politica

La banca centrale cinese pronta a ridurre i tassi di interesse

«La seconda metà dell'anno sarà ancora caratterizzata da una maggiore incertezza e instabilità e sono ancora necessari sforzi per stabilizzare l'economia», ha dichiarato Zou Lan, capo del dipartimento di politica monetaria della PBoC. Aumentano i ritardi nei pagamenti delle aziende cinesi


13/07/2022 17:24

di Alberto Chimenti - Class Editori

settimanale
Yi Gang, governatore della People Bank of China, la banca centrale

La Banca centrale cinese continuerà a ridurre i tassi di prestito reali e i costi di finanziamento per gli operatori di mercato nel tentativo di contrastare il rallentamento dell'economia.

«La situazione economica tende a migliorare da maggio, ma le fondamenta non sono ancora stabili», ha dichiarato Zou Lan, capo del dipartimento di politica monetaria della PBoC. «La seconda metà dell'anno sarà ancora caratterizzata da una maggiore incertezza e instabilità e sono ancora necessari sforzi per stabilizzare l'economia».

La crescita economica della Cina è crollata negli ultimi mesi a causa della politica zero-Covid implementata da Pechino, che ha portato a lockdown prolungati che hanno paralizzato la seconda economia mondiale.

Nonostante la raffica di misure di stimolo da parte dei governi nazionali e locali e della Banca centrale, gli economisti ritengono improbabile che Pechino riesca a raggiungere il suo obiettivo di crescita per il 2022, pari al 5,5% circa. Una possibile recessione globale rappresenta un ulteriore rischio per la ripresa economica cinese.

Zou ha puntualizzato che, mentre la PBoC tiene d'occhio il ritmo di inasprimento della politica monetaria attuato dalla Federal Reserve e dalle Banche centrali di altre grandi economie, «le condizioni monetarie e finanziarie interne della Cina sono determinate principalmente da fattori interni». Le prossime misure politiche della PBoC saranno prese con l'obiettivo di «creare un ambiente monetario e finanziario adeguato per consolidare la ripresa economica».

Nel frattempo, il rapporto debito/Pil della Cina dovrebbe aumentare a causa del rallentamento della crescita economica e delle politiche anticicliche, ha dichiarato Ruan Jianhong, capo del dipartimento statistico della PBoC.

Gli economisti intervistati dal Wall Street Journal prevedono che il Pil sia cresciuto dello 0,9% su base annua nel secondo trimestre. Questo dato si confronta con l'espansione del 4,8% registrata nel primo trimestre. Tra gli altri dati in arrivo, gli esperti stimano che le vendite al dettaglio siano scese dell'1% su base annua a giugno, rispetto al calo del 6,7% di maggio. La produzione industriale dovrebbe essere aumentata del 4,4% il mese scorso, in accelerazione rispetto all'incremento dello 0,7% di maggio.

«Un'ulteriore diffusione del coronavirus colpirebbe duramente l'economia cinese: crollo della produzione, disoccupazione di massa, calo dei consumi e aumento dei fallimenti aziendali sarebbero le conseguenze immediate. Ma viste le dimensioni di questo mercato e il forte legame con il commercio mondiale, le ripercussioni sarebbero considerevoli anche per l'economia mondiale», ha affermato Bert Flossbach, fondatore e amministratore di Flossbach von Storch AG.

Un segnale negativo arriva dalle periodiche rilevazioni di Coface, l'agenzia francese per il credito all'export, sui ritardi dei pagamenti nelle economie asiatiche, e in particolare in Cina.

«Le aziende della regione stanno affrontando crescenti rischi credito, con un numero in aumento delle segnalazioni di ritardi di pagamento. Inoltre, è probabile che si verifichino ritardi di pagamento prolungati, superiori al 10% del fatturato annuo, in particolare in Cina e, in misura molto minore, in Australia e India», ha dichiarato Bernard Aw, economista Coface per l'Asia-Pacifico.

«Le imprese cinesi preoccupano a causa dell'aumento dei ritardi sia per quantità che lunghezza dei termini di pagamento. Le criticità sono importanti considerando anche il miglioramento generalizzato della situazione dei pagamenti da parte delle imprese asiatiche malgrado l'aumento dell'inflazione. Per questa ragione, i ritardi ed il conseguente rischio di credito da parte delle imprese cinesi rappresentano un elemento di cui tenere conto nella valutazione dei rapporti economici esistenti tra Italia e Cina, Paese con cui intratteniamo rapporti commerciali cruciali per garantire lo sviluppo dell'economia nazionale e delle imprese italiane», ha sottolineato Ernesto De Martinis, ceo di Coface in Italia. (riproduzione riservata)


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