L'economia cinese è cresciuta del 7,9% rispetto all'anno precedente nel secondo trimestre, rallentando bruscamente rispetto alla crescita del 18,3% registrata nei primi tre mesi dell'anno. Ma il calo è semplicemente di un effetto ottico, determinato dagli effetti della pandemia sulla base di comparazione dei dati.
L'anno scorso, infatti, l'esplosione della pandemia determinò una storica contrazione del 6,8% nel primo trimestre, ampiamente recuperata dalla crescita nel periodo aprile-giugno, che è continuata anche nella seconda parte dell'anno.
Quindi il dato attuale di crescita, 7,9%, indica la velocità di crociera annua dell'economia, solo marginalmente inferiore all'8% previsto dagli economisti.
Anzi, su base congiunturale, il pil cinese è aumentato dell'1,3% nel secondo trimestre, accelerando rispetto all'aumento dello 0,6% del trimestre precedente, secondo i dati diffusi dall'Ufficio nazionale di statistica. Complessivamente, tra gennaio e giugno, il pil cinese è cresciuto del 12,7% rispetto all'anno precedente.
Questi dati, che seguono quelli sul forte trend dell'export, cresciuto in giugno del 32% su base annua, hanno aperto il dibattito tra gli economisti su quanto potrà succedere nel secondo semestre, tutti comunque concordi che il 2021 sarà un anno di forte crescita. E per alcuni di crescita record.
Tra questi vi è Betty Wang, analista della banca neozelandese ANZ, secondo la quale la crescita economica potrebbe posizionarsi in un intervallo compreso tra il 5% e il 6% nella seconda metà dell'anno. Se così fosse, il 2021 sarebbe un altro anno record per la Cina con una crescita annua tra l'8% e il 9%.
L'economia cinese però «ha bisogno di motori interni più potenti per alimentare la crescita nel resto dell'anno, mentre si prevede che le esportazioni, in particolare i prodotti ad alta tecnologia, rimarranno forti», ha aggiunto Wang, mettendo le mani avanti.
«Pechino deve affrontare ostacoli tra cui l'incertezza nel mercato del lavoro dopo l'ingresso di milioni di nuovi laureati, nonchè la carenza di chip che ostacolano la produzione di auto», ha continuato Wang, «inoltre, il settore immobiliare "si sta raffreddando a causa dell'inasprimento normativo del governo e gli investimenti in infrastrutture sono deboli».
Più cauti sono a JP Morgan. «La Cina è sulla buona strada per raggiungere il target di crescita annuale del 6%», ha dichiarato Chaoping Zhu, analista della banca regina a Wall Street, «i principali indicatori economici mensili mostrano che la domanda interna si sta normalizzando ma è stata ancora resistente a giugno, ma se la domanda vacilla, potrebbe portare a una lenta crescita del credito a lungo termine tra gli sforzi del governo per domare la leva finanziaria e controllare la bolla immobiliare».
L'incertezza riguardo all'applicazione da parte del governo della regolamentazione del mercato può anche pesare sul sentiment di consumatori e investitori a breve termine, è la conclusione di Zhu.
Secondo gli analisti di Hsbc, i dati sull'attività economica cinese di giugno mostrano un continuo riequilibrio della crescita con la domanda interna privata che guadagna vigore. la banca prevede che il motore di crescita cinese si sposti gradualmente verso gli investimenti manifatturieri e il consumo delle famiglie rispetto agli investimenti immobiliari.
«La forte crescita delle esportazioni, i profitti industriali e gli elevati tassi di utilizzo della capacità hanno contribuito a stimolare gli investimenti manifatturieri, mentre le vendite al dettaglio hanno ancora molto spazio per crescere», hanno scritto gli analisti di Hsbc.
«I dati complessivamente robusti sull'attività suggeriscono che l'ultimo taglio del coefficiente di riserva obbligatoria RRR per le banche non segnala un'inversione a U della posizione della politica monetaria cinese, ma è probabile che supporti la ripresa, in particolare le PMI, e soddisfi la domanda di liquidità dovuta al pagamento delle tasse e all'emissione di titoli di Stato», hanno aggiunto gli analisti della banca di Hong Kong. (riproduzione riservata)