A meno di un mese dall’apertura della terza edizione della CIIE (China Import International Exibition) sono state emanate dalle Municipalità di Shanghai le linee guida per l’entrata in fiera sia di persone che di prodotti.
Nei dettagli la procedura segue quanto attualmente in vigore per le persone che provengono dall’estero con ulteriori rafforzamenti per garantire la salvaguardia della salute rispetto alla pandemia di Covid ancora vigorosa nel resto del mondo. In particolare viene confermato il periodo di quarantena al momento dell’arrivo in Cina per quattordici giorni, il test per l’analisi dell’acido nucleico con il tampone all’arrivo, al quinto e al dodicesimo giorno e una non ben specificata preventiva autoquarantena di altrettanti quattordici giorni nel paese d’origine denominata “self-observation”.
Anche per i visitatori residenti in Cina è stato predisposto un calendario che scrupolosamente disciplina i tempi e le modalità del test acido nucleico.
Inoltre in questa edizione sono vietati i food testing e la vendita di prodotti alimentari freschi e congelati per i quali l’ingresso è subordinato a test sanitari e alla disinfezioni del relativo packaging .
Certamente con queste disposizioni restrittive pochissimi esibitori e visitatori esteri si avventureranno nel complicato percorso per raggiungere la Cina, ma, da una prospettiva diversa, è necessario ammettere che il sistema adottato in questi mesi, soprattutto da giugno quando si sono aperte gradualmente le frontiere con l’autorizzazione a maggiori frequenze di voli passeggeri, l’organizzazione cinese ha retto molto bene rispetto alla casistica sanitaria del resto del mondo con eccezione soltanto della Nuova Zelanda e della Finlandia.
Durante il fermo nella prima settimana di ottobre, dovuto alla Festa della Repubblica, circa 640 milioni di persone si sono spostate per turismo entro i confini domestici e fra una decina di giorni si potrà valutare e comprendere se, in condizioni non certo di distanziamento sociale e delle misure protettive da adottarsi quali le mascherine, la popolazione ne sarà uscita indenne dall’epidemia.
Nell’ambito di questo quadro generale una battuta di arresto si sta verificando a Qingdao con una dozzina di casi manifestatisi in un’ospedale della città prontamente chiuso. Come era accaduto a giugno in un distretto di Pechino, immediatamente è scattata l’obbligatorietà dei test acido nucleici che nel giro di cinque giorni coinvolgeranno nove milioni di persone. La National Health Commission ha inviato un gruppo di diecimila medici e assistenti sanitari per supportare la locale attività di prevenzione e controllo.
Anche i 4.5 milioni di turisti che hanno soggiornato a Qingdao dovranno sottoporsi al test e al periodo standard di quarantena. "Quanto sta accadendo a Qingdao sarà risolto in breve tempo e non può far deragliare la ripresa dell’economia cinese” ha dichiarato Tang Janwei, economista senior della Bank of Communication, quinta banca cinese.
In Cina il percorso ad ostacoli per gli spostamenti del cittadino parte da un “codice verde” da scaricare obbligatoriamente da una app sul proprio smartphone che diventa un lasciapassare richiesto agli ingressi di edifici pubblici o anche di alcuni privati ed in alcune città per shopping mall e hotel. Se viene cambiata provincia dovrà essere attivato quello locale; in questo caso va riconosciuto che è un sistema di sicurezza attivo e preventivo, al di là delle eventuali riserve sulle informazioni personali correlate al social credit, per il quale vi è l’assoluta obbligatorietà dell’osservanza.
E proprio relativamente a quanto sta avvenendo a Qingdao la tracciabilità del codice verde permette anche una verifica da parte dell’autorità preposta con chiamate al titolare del codice al fine di attestare gli spostamenti e il suo stato di salute.
Se così fosse entro la fine di ottobre ci troveremmo di fronte ad una divisione epocale tra un Paese dove, nonostante la forte incidenza degli spostamenti interni non avrà avuto conseguenze sanitarie ed invece il resto del mondo alle prese con provvedimenti che variano ogni settimana alla ricerca faticosa di un equilibrio tra libertà individuale, responsabilità sociale e governance politica.
Il fatto che la Cina sia Covid free, quindi meta agognata pere le esportazioni di made in Italy, come indicano anche i positivi risultati della Fashion week milanese, e mercato domestico trainante per le aziende italiane presenti sul territorio in linea con la Dual circulation, è perchè la situazione o meglio l’outlook, fatto salvo soprese nei prossimi giorni, è praticamente “normale” come la vorremmo in altre parti del mondo.
Questa normalità non deriva dalla casualità e dall’alea per la la scomparsa del virus anche senza il vaccino, ma semplicemente da regole che erano state implementate durante il primo e imponente lockdonw di Wuhan nel gennaio scorso e che proporzionalmente e in dipendenza della evoluzione dell’epidemia sono state coattivamente mantenute.
Il Presidente Xi Jinping, nel discorso celebrativo dei quarant’anni di Shenzhen e della Greater Bay Area ha chiaramente espresso il postulato che “mentre il Covid-19 manterrà povere prospettive economiche nel prevedibile futuro nel Nord America e in Europa, la Cina appare più attrattiva come destinazione per gli investimenti e questo fatto orienterà qualcuno ad investire in Cina”.
D’altro canto, in Europa, dove nelle ultime due settimane vi è stato in maniera differenziata un incremento di contagi, si sta ricorrendo a misure drastiche, forse in alcuni Paesi ancora più restrittive di quelle disposte nella prima ondata pandemica, avendo “lascato” nei mesi estivi.
La domanda provocatoria che sorge spontanea è, pur considerando la libertà individuale, non sarebbe stato meglio mantenere regole rigide in questi mesi piuttosto di gestire un’altalenante situazione che comunque oggi porta a rinvigorire le misure di prevenzione e controllo?
In Cina, i due fattori di successo nel controllo dell’epidemia del Covid sono le taskforces sanitarie e le strutture immediatamente operative a disposizione immediata e la tecnologia.
A questo riguardo, Xiao Ming, Presidente ZTE per i mercati esteri, sostiene che la Cina “ha adottato da subito tutte le misure di contenimento del virus cercando di attenuare i rischi di propagazione di questa grandissima emergenza sanitaria...Senza la ricerca tecnologica non avremmo potuto consentire a centinaia di milioni di persone nel mondo di lavorare da remoto oppure formare i nostri ragazzi a distanza”, come riferiva il Corriere della sera del 12 ottobre 2020
Solo a completamento dell’informazione, ragionamenti analoghi vengono fatti in Cina per la distribuzione del vaccino antinfluenzale la cui diffusione è prevista per metà novembre.
Nella nostra attuale condizione umana emergenziale e precaria dobbiamo seguire il pensiero di Macchiavelli di desiderare “di non essere dominati ( con regole privative) e per conseguente maggior volontà, di vivere liberi” oppure, seguendo Hobbes, l’autorità di governo quale forza cogente deve armonizzare a proprio modo le libertà personali?
La riposta è ardua e irta di interrogativi. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni