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Politica

Liu Kan, l'Italia faccia di più per favorire gli investimenti cinesi

Il console generale cinese a Milano auspica che il governo italiano crei delle condizioni migliori per l'operatività e produzione delle imprese cinesi nel Bel Paese. E sottolinea che l'interscambio commerciale tra i due Paesi è cresciuto del 42% a 36 miliardi nel primo semestre di quest'anno


28/09/2022 12:24

di Class Editori - Xinhua/Ceis

settimanale
Liu Kan, console generale cinese a Milano

Undicesimo console generale della Cina a Milano, con giurisdizione in quattro regioni chiave, Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, Liu Kan, 57 anni, nato a Songyang nella regione dello Zhejiang, una delle regioni più ricche della Cina orientale, è da poco più di un anno in Italia.

Ha alle spalle un curriculum diplomatico incominciato a Pechino, al Ministero degli affari esteri, nel 1990, e che dal 2006 in poi lo ha portato all'estero, prima in America Centrale, poi in Australia e in Africa, prima di sbarcare nella capitale lombarda. Con Class-Xinhua ha fatto il punto sulla sua esperienza in Italia.

Domanda: Più del 70% degli investimenti cinesi in Italia si trovano nella sua circoscrizione consolare, cioè nelle quattro regioni più ricche d’Italia. Potrebbe fornirci una panoramica di questi investimenti (consistenza, settori, obiettivi) e se, dal suo punto di vista, sono destinati a crescere nei prossimi anni?

Risposta: La Cina continua a sostenere una forte apertura economica e incoraggia le imprese a "diventare globali" basandosi sul principio di vantaggio reciproco, posizionandosi al secondo posto come secondo Paese al mondo per gli investimenti all’estero. Dal gennaio all’agosto 2022, gli investimenti diretti cinesi non finanziari verso l’estero arrivano quasi a 70 miliardi di dollari, con un aumento del 7,2% rispetto all’anno precedente. L’economia cinese e quella italiana sono estremamente complementari e le industrie di entrambi i Paesi hanno un alto livello di compatibilità.

D. Qual è il trend degli investimenti con l'Italia?

R. L'Italia è una delle quattro principali destinazioni per gli investimenti diretti delle imprese cinesi. Negli ultimi anni gli investimenti cinesi in Italia sono cresciuti costantemente e le aree di investimento si sono ampliate, coprendo i settori della finanza, delle comunicazioni, dell'energia, della produzione di macchinari, dell'industria della moda, dell’industria alimentare, della medicina, della cultura e dello sport. Oltre che nei settori tradizionali sopra menzionati, le imprese cinesi sono anche disposte a collaborare attivamente al piano nazionale di ripresa economica italiano, esplorando a fondo le opportunità di cooperazione nei settori del green, del digitale, della salute e del benessere, promuovendo così una collaborazione win-win tra i due Paesi. Per mia conoscenza, i giganti industriali cinesi come JD.com e Geely stanno accelerando i loro investimenti nell’e-commerce, nei veicoli a nuova energia e in altri settori. Credo che con la ripresa economica post-pandemia in Cina e in Italia, lo slancio degli investimenti reciproci delle aziende dei due Paesi sia promettente.

D. Nel settore della tecnologia, le aziende italiane soprattutto nel nord suscitano l’interesse delle imprese cinesi, che tuttavia non sono disponibili a fare investimenti greenfield, ma puntano soprattutto ad acquisire quote di maggioranza in attività già consolidate. Ritiene che il governo italiano potrebbe fare di più per attirare investimenti esteri diretti nel Bel Paese?

R. Le imprese sono potenti promotrici della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Italia, e il governo cinese ha sempre incoraggiato le imprese dei due Paesi a collaborare e investire su molti fronti basandosi sul principio dei reciproci vantaggi. Nel contesto dello sviluppo congiunto della "Belt and Road Initiative", spera di vedere le imprese dei due Paesi scoprire fino in fondo la potenzialità delle collaborazioni in vari settori come quello della nuova energia, della comunicazione, del digitale, del green, della medicina, dell’agricoltura, apportando più benefici tangibili ai due popoli.

D. Come vede gli sviluppi di questa collaborazione?

R. Purtroppo, negli ultimi anni, le aziende cinesi hanno affrontato difficoltà negli investimenti diretti in Italia; in particolare a causa della generalizzazione del concetto di sicurezza nazionale, negli ultimi due anni il governo italiano ha usato più volte il "golden power" per fermare i progetti cinesi di cooperazione in Italia, trasmettendo un segnale negativo e influendo in una certa misura sull'entusiasmo delle imprese cinesi a investire in Italia. Spero che l’Italia possa fornire un ambiente imprenditoriale più aperto, equo e giusto per le imprese cinesi, e che crei delle condizioni migliori per la loro operatività e produzione.

D. E a livello europeo?

R. L’accordo sugli investimenti, concluso due anni fa tra Cina e UE rappresenta l’accordo economico e commerciale più aperto verso l'estero da parte della Cina e, una volta firmato, favorirà la Cina e l’Italia ad ampliare gli investimenti bilaterali. Spero che l’Italia insista sull’autonomia strategica europea, attivandosi affinché l'accordo sugli investimenti Cina-UE possa entrare presto in vigore e gettare le basi più solide per gli investimenti e la cooperazione tra le imprese dei due Paesi.

D. Negli scambi Italia-Cina, che hanno registrato un boom nel 2021, l'export è rallentato quest’anno verso la Cina. In Lombardia, in particolare, le esportazioni verso la Cina sono diminuite del 5% nei primi sei mesi e il trend probabilmente si sta ripetendo per il Veneto e l’Emilia-Romagna. A che cosa attribuisce questo rallentamento?

R. Secondo i dati dell’Istat, nel primo semestre del 2022 il commercio bilaterale tra Cina e Italia ha mantenuto un trend di crescita positivo, con un valore complessivo di oltre 36 miliardi di euro, e con un incremento del 42% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e con un aumento anche delle esportazioni dell'Italia verso la Cina. Bisogna notare che dallo scoppio della pandemia, il commercio Cina-Italia ha sempre mantenuto una crescita in controtendenza, stabilendo livelli record anno dopo anno, se ne prevede uno anche quest’anno. Tutto ciò dimostra una forte resilienza e un enorme potenziale di cooperazione economica e commerciale tra i due Paesi. Nelle regioni della mia circoscrizione consolare, il commercio con la Cina continua a crescere, nello specifico il Veneto raggiunge oltre 4,4 miliardi di euro nel primo semestre 2022, con un incremento del 43% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, e le sue esportazioni verso la Cina arrivano a 754 milioni di euro, con un aumento del 4% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

D. Può dare un dettaglio su quali prodotti sono apprezzati in Cina?

R. Molti prodotti di fascia alta del "Made in Italy" sono molto apprezzati dai consumatori cinesi, ma l'economia italiana sta affrontando l'impatto di un'elevata inflazione, e gli alti prezzi dell'energia e delle materie prime hanno indebolito in un certo modo il vantaggio comparativo di prodotti italiani. Credo che con il miglioramento del tenore di vita del popolo cinese, il numero della classe media cinese continuerà ad aumentare, e di conseguenza i prodotti italiani avranno ampie possibilità nel mercato cinese. Il governo cinese attribuisce grande importanza alle importazioni italiane perché l’Italia è il Paese dell'UE che ha firmato il maggior numero di accordi sull’esportazione di prodotti agricoli verso la Cina. Spero che le aziende italiane sfruttino appieno le piattaforme come China International Import Expo, China International Consumer Products Expo per aumentare la promozione dei loro prodotti in Cina, così da condividere al meglio i benefici dello sviluppo cinese.

D. I collegamenti con la Cina si sono fatti molto difficili in questi ultimi due anni, sia per le sospensioni dei voli diretti, che per la guerra in Ucraina, che ha destabilizzato anche le rotte ferroviarie. In che tempi ci potrà essere una ripresa di collegamenti regolari sia per quanto riguarda i collegamenti aerei che quelli via terra?

R. Dallo scoppio della pandemia, il governo cinese, basandosi sul principio secondo il quale “le persone e la vita vengono prima di tutto”, organizza in modo scientifico la prevenzione e il controllo dell'epidemia e lo sviluppo economico e sociale, e considerando la situazione del Paese, insiste ad adottare la politica di "Zero-COVID dinamico" e ad adeguare in modo scientifico le misure di prevenzione e di controllo, ottenendo risultati positivi sulla ripresa sociale ed economica. Non c’è dubbio che la pandemia abbia limitato l'interconnessione di imprenditori di tutti i Paesi su scala globale. Il governo cinese attribuisce grande importanza alla cooperazione bilaterale e agli scambi tra Cina e Italia. Mentre l'epidemia globale è ancora in corso, la Cina si è impegnata a costruire dei "canali verdi" e a fornire più volte il servizio di volo charter per garantire un fluente passaggio continuo di persone d’affari. A seguito dell’epidemia, che viene gradualmente tenuta sotto controllo, i voli diretti tra Cina e Italia riprendono a funzionare, tra cui Neos che ne ha 4 per settimana. Allo stesso tempo, anche la politica del rilascio dei visti cinesi per gli imprenditori italiani è tornata alla situazione pre-covid.

D. Come stanno andando i collegamenti via terra?

R. Sotto l'impatto della pandemia e della crisi ucraina, il trasporto terrestre ha svolto un ruolo fondamentale. I dati mostrano che, da gennaio a luglio di quest'anno, il volume medio giornaliero di traffico dei treni merci Cina-Europa nei passaggi ovest, centro ed est sia aumentato rispettivamente del 18,3%, 17,7% e 36,5% rispetto al 2020 prima che si attuasse l’espansione della capacità e la ricostruzione. Il 21 agosto, il numero totale dei treni merce transitati tra Cina e Europa è arrivato a 10.000, con dieci giorni di anticipo rispetto all'anno scorso, e con un totale di 972.000 TEU di merci trasportate e un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. La Cina continuerà ad impegnarsi a mantenere la stabilità del trasporto terrestre tra Cina e Europa e tra Cina e Italia, creando condizioni favorevoli per un vantaggioso passaggio dei supply chain Cina-UE e Cina-Italia.

D. L’Italia attira un gran numero di studenti cinesi nelle sue università. Quanti sono attualmente gli studenti cinesi nelle regioni della sua circoscrizione, quali sono i corsi di studio preferiti e, in genere, quali sono i loro obiettivi: specializzarsi e tornare in Cina, lavorare in Italia, spostarsi in altri Paesi occidentali?

R. La Cina e l'Italia sono due civiltà antiche con una lunga storia alle spalle e hanno una storia di amicizia che risale a migliaia di anni fa. La conoscenza reciproca tra le civiltà è una parte importante dello scambio e della cooperazione tra i due Paesi. Negli ultimi anni, l'Italia è diventata per gli studenti cinesi, che vogliono studiare all'estero, una delle destinazioni più importanti tra i Paesi europei. Secondo statistiche non ancora complete, ci sono più di 25.000 studenti cinesi in Italia, mentre gli studenti italiani in Cina sono circa 5/6.000. Gli studenti presenti nelle regioni della mia circoscrizione sono oltre 10.000, e frequentano principalmente la facoltà di cultura o arte. Una volta completati gli studi, molti sfruttano le proprie capacità professionali e linguistiche acquisite, dedicandosi alla promozione della cooperazione e degli scambi economici, commerciali e culturali sino-italiani su molti fronti, diventando così una nuova forza nella promozione degli scambi amichevoli sino-italiani della nuova era.

D. La mancanza di turisti cinesi in Italia è uno dei fenomeni più evidenti di quest’ultimo periodo, in cui per altro il flusso di visitatori esteri è tornato ai livelli pre-Covid. Secondo lei quando ci sarà una ripresa del turismo cinese in Italia o è da mettere in conto una drastica diminuzione dei viaggi dei cinesi all’estero?

R. L'Italia è una delle destinazioni più apprezzate dai turisti cinesi, in quanto è un’antica civiltà di fama mondiale che vanta numerosi e bellissimi paesaggi naturali, siti archeologici e monumenti. Sono convinto che con il miglioramento della situazione pandemica, si assisterà a una graduale ripresa degli scambi tra i due Paesi e che i turisti cinesi saranno felici di tornare a visitare il Bel Paese.

D. Nelle regioni della sua circoscrizione, in quali città sono maggiormente concentrati i cittadini cinesi, sono in numero stabile o in crescita, e a quali categorie professionali appartengono in maggioranza?

R. Sono molti i cittadini cinesi che vivono e lavorano nelle grandi città come Milano, Padova, Torino e Bologna e in altre grandi metropoli e province. La maggior parte di coloro che abitano nella circoscrizione consolare lavora nei settori della ristorazione, dell’industria e commercio e dei servizi; altri invece si occupano di produzione e di altre attività commerciali. Per lungo tempo si sono impegnati proficuamente, hanno rispettato la legge e si sono integrati con grande entusiasmo con le realtà locali, contribuendo notevolmente al loro sviluppo economico e sociale e al rapporto di amicizia tra Italia e Cina in vari contesti, ottenendo così l’approvazione e l’accoglienza delle persone e del governo italiano. (riproduzione riservata)


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