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Politica

Made in Italy, l'export in Cina arriva solo al 3% del totale

La seconda economia al mondo raccoglie circa il 12% delle importazioni mondiali, ma per quelle italiane rappresenta appena il 3%, emerge dall'ultimo rapporto Ice. Il presidente Carlo Maria Ferro intende colmare il gap. Le direttrici per la diffusione l'export italiano sono digitalizzazione, sostenibilità e giovani


24/07/2019 09:41

di Andrea Pira - Class Editori

Cresce l'export italiano
Il patron di Suning, Zhang Jindong con il presidente dell'Ice Agenzia, Carlo Maria Ferro

C’è ancora poca Cina nell’export italiano. La seconda economia al mondo raccoglie circa il 12% delle importazioni mondiali, ma per quelle italiane rappresenta appena il 3%. Un gap che l’Ice presieduto da Carlo Maria Ferro intende colmare. La Penisola è infatti per la Repubblica Popolare soltanto il quarto partner commerciale europeo e appena il 24esimo a livello mondiale.

«Ci sono quindi ampi margini di miglioramento», si legge nell’ultimo rapporto Ice e nell’Annuario Istat-Ice, presentato ieri a Napoli alla presenza del vicepremier Luigi Di Maio, del sottosegretario allo Sviluppo Economico Michele Geraci, e del presidente dell’Istituto di Statistica Gian Carlo Blangiardo.

«Vediamo grandi spazi di collaborazione nei macchinari, nella moda, nell’agroalimentare e nell’e-commerce e, in collaborazione con la Cina, nei Paesi terzi dell’Africa e del Sudest asiatico», continua il documento. La presentazione è stata anticipata dalle polemiche tra il presidente Ferro e il comitato editoriale sulle posizioni in merito alla Commissione Europea.

La platea degli imprenditori ha comunque apprezzato il documento. Negli ultimi dieci anni l’export italiano è cresciuto complessivamente del 16,9%. Stati Uniti, Francia e Germania sono i principali sbocchi per il Made in Italy, mentre nel 2018 assieme agli Usa tra i Paesi più dinamici figurano Svizzera e Paesi Bassi. Nell’ultimo anno le esportazioni sono cresciute dell’1,9% (le importazioni invece hanno registrato un +2,3%). La tendenza al rialzo si è confermata anche nei primi mesi del 2019 con un +4% stimato. Diminuiscono invece le imprese esportatrici, scese a circa 125 mila, ma di contro cresce il valore medio dell’esportato e la quota di vendite prodotta dalle imprese di medie e grandi dimensioni.

Cresce anche l’e-commerce, benché il peso sul totale del business-to-consumer sia ancora al 7% per un valore di circa 10,3 miliardi. Mentre tra aziende è di 132 miliardi, in aumento del 1,5% sull’anno precedente, trainato dal settore automobilistico. Digitalizzazione, sostenibilità e giovani sono quindi le sfide fissate da Ferro per aumentare le quote di mercato. «Tre paradigmi che si incontrano nelle esigenze del moderno consumatore, soprattutto i cosiddetti millennial e la generazione Zeta; e nelle esigenze delle imprese, in particolare le start up e le pmi, soprattutto del Mezzogiorno, che devono compiere il salto da esportatori occasionali a esportatori sistematici», ha chiarito Ferro. (riproduzione riservata)


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